‘Cirano deve morire’ è uno spettacolo–concerto tra poesia romantica e ‘rap’ feroce, in bilico tra musical e dj set, costumi d'epoca e luci stroboscopiche, per tornare a raccontare in modo nuovo una delle storie d'amore più famose della letteratura teatrale
Di recente, al Teatro Palladium dell'Università Roma Tre, è tornato nella capitale - dopo il successo registrato la scorsa stagione al Teatro Vascello - uno degli spettacoli più apprezzati degli ultimi anni: 'Cirano deve morire', di Leonardo Manzan e Rocco Placidi. Una riscrittura per tre voci del 'Cyrano di Bergerac' di Edmond Rostand, prodotto da 'La Biennale' di Venezia nell'ambito del progetto 'Biennale College Teatro - Registi Under 30', con la direzione artistica di Antonio Latella, il nuovo allestimento di 'La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello', Elledieffe, Fondazione Teatro della Toscana. Insomma, 'Cirano deve morire' è uno 'spettacolo–concerto' diverso dal solito, frutto di una felice contaminazione tra poesia romantica e 'rap' feroce, in bilico tra musical e dj set, costumi d'epoca e luci stroboscopiche, per tornare a raccontare la storia d'amore e d'inganno di 'Cyrano de Bergerac' dal punto di vista di Rossana. Per questo motivo, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Leonardo Manzan, che ha risposto a qualche nostra curiosità.
Leonardo Manzan, come nasce l’idea alla base di 'Cirano deve morire'?
“Nasce dal desiderio di raccontare il triangolo d’amore e di amicizia tra Cirano, Cristiano e Rossana dal punto di vista della protagonista femminile. Una voce marginale nell’originale di Rostand, che invece abbiamo voluto rendere protagonista. Rossana è stata la destinataria di un amore immenso da parte di Cirano e Cristiano, che però le è arrivato attraverso un inganno. Nel nostro spettacolo, a lei, due volte amata e due volta abbandonata, l’unica sopravvissuta quando il sipario cala sull’originale ‘Cyrano de Bergerac’, spetta il compito di rievocare i fantasmi di Cirano e Cristiano per svelare le menzogne della loro seduzione, divisa tra la nostalgia per quell’amore straordinario e la voglia di vendetta”.
Costumi d’epoca e luci da discoteca: da cosa deriva la volontà di mixare elementi così diversi e, al contempo, distanti tra loro?
“L’ibridazione dei linguaggi è un elemento che caratterizza tutti i miei spettacoli. Qui, l’esperimento era portare il rap in teatro. ‘Cirano deve morire’ è pensato, infatti, come un concerto dall’inizio alla fine, con un dj set, attori che ‘rappano/recitano’ sempre a favore di pubblico e un impianto luci proprio di un concerto. I costumi d’epoca sono, invece, uno di quegli elementi che riportano alla dimensione teatrale. Così le diverse estetiche si potenziano a vicenda per contrasto”.
Al di là dei temi universali trattati alla base del testo originale, possiamo far luce sulle ambiguità e le zone d’ombra che emergono dallo spettacolo?
“Vorrei che emergesse soprattutto la profondità dei personaggi, le loro ambiguità, per l’appunto. Nell’immaginario comune, Cirano è l’eroe integerrimo, Rossana è la ragazza frivola e Cristiano il bello ma stupido. Niente di più falso: Cirano è sì un eroe, ma un eroe che mente, che inganna e manipola gli altri. Cristiano è un personaggio tragico, che mostra grande dignità e coraggio nell’affrontare le conseguenze delle sue azioni. Mentre Rossana, che viene travolta dalla bellezza delle parole d’amore di Cirano, non è incolpevole della situazione in cui si trova: c’è sempre chi inganna e chi si lascia ingannare”.
Il Palladium si conferma un avamposto nel dialogo tra giovani e cultura: com’è nata la collaborazione con la Fondazione teatrale di ‘Roma Tre’ e quant’è importante trovare nuovi modi/luoghi per portare il pubblico più giovane a teatro?
“La collaborazione è nata con l’obiettivo di riportare ‘Cirano deve morire’ a Roma, per fargli incontrare un pubblico diverso, giovane e attento come può essere quello del Palladium e dell’Università di Roma Tre. In coincidenza con il debutto di un altro mio spettacolo, ‘Uno spettacolo di Leonardo Manzan’ al Teatro India, ha preso vita una sinergia interessante tra il Palladium, il Teatro di Roma e il Teatro Vascello. I luoghi, gli spazi e i circuiti sono fondamentali. Ed è altrettanto fondamentale portare il pubblico giovane a teatro, non fare spettacoli per giovani”.
QUI SOPRA: GIUSTO CUCCHIARINI E ALESSANDRO BAY ROSSI
AL CENTRO, DAL BASSO VERSO L'ALTO: I DUE INTERPRETI DURANTE LE LORO PERFOMANCES INDIVIDUALI
IN APERTURA: LEONARDO MANZAN, REGISTA DELLO SPETTACOLO
LE FOTO DI SCENA UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI FILIPPO MANZINI, CHE RINGRAZIAMO