Per il secondo anno consecutivo, al teatro ‘Stanze Segrete’ di Roma, è andato in scena Naked, per la regia di Giorgia Giuntoli, con Patrizio Cossa e Fabrizio Lobello: s’improvvisa divertendosi e il successo è assicurato
L’improvvisazione teatrale ha molte sfaccettature. E le varie compagnie che si cimentano in questo genere artistico si differenziano e si caratterizzano ognuna per un proprio linguaggio. L’Ast company fa della suggestione la sua ‘parola-chiave’. E la loro capacità di intrattenere il pubblico sta anche in questo. Lo studio della regista, Giorgia Giuntoli, si concentra sulla struttura dello spettacolo, su come gli attori possano muoversi in circostanze diverse nell’area a disposizione. Come sempre, ogni spettacolo d’improvvisazione teatrale richiede l’intervento del pubblico. In ‘Naked’ si sistemano tre elementi scenici in ciò che rimane dell’ambiente vuoto: un tavolo e due sedie. Visto l'ottimo richiamo di spettatori, in questo caso viene sistemata solo una sedia. Immaginiamo, ora, un corridoio: uno spazio rettangolare, che dona poco margine di movimento. I due attori appaiono sul palco concedendosi un po’ di tempo prima di interpretare le rispettive parti, lasciandosi suggestionare dalla circostanza che trovano innanzi a loro. Fabrizio Lobello entra in scena: è Giulio; Patrizio Cossa segue a sua volta: è Riccardo. La situazione che viene a crearsi è di comica attesa. I due amici, che si conoscono da quando andavano alle elementari, sono alle prese con l’ansia del parto e la conseguente ‘crisi’ di Giulio. Quest’ultimo vuole mollare tutto e andarsene, poiché ha paura di diventare padre: vorrebbe 'fregarsene' delle responsabilità e desidera di essere libero come l’amico ‘single’, senza impegni verso un’altra persona. Tra sarcasmo, serietà e sostegno, la rappresentazione pone in evidenza il bene e l’affetto verso gli amici come elementi importanti. Soprattutto, se desiderano l’aiuto o la semplice presenza del pubblico, poiché già sanno che incoraggiamento e supporto sono messaggi importanti, che arrivano dritti al cuore e alla mente. Eccoci, dunque, a sorridere, ad ascoltare e a vivere la storia insieme ai due attori. Giulio (Lobello) si immedesima nella moglie Giulia ricorrendo a espedienti quali il mal di schiena, le ‘voglie’ e altre ‘chicche’, che rendono la vicenda esilarante. Si gioca con la scelta del nome da dare al bambino. Ci si domanda se fare il padre sia difficile. E si riflette su come pensare con la propria testa, per diventare autonomi e non dipendere dalle scelte altrui, trovando la propria 'strada' per lasciarsi alle ‘spalle’ tutte le insicurezze. C’è sempre una morale da scoprire. E questo spettacolo conduce anche alla riflessione, ponendoci di fronte alle tipiche questioni che, in determinati casi, dobbiamo porci: come entrare nel ruolo della figura paterna? Cosa si prova quando ci si cala nei ‘panni’ dell’altro? Come si vive la solitudine? Come si vede il mondo dal punto di vista degli altri? E in che modo si può essere presenti? Facendo ciò che si sente, con semplicità.
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