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21 Dicembre 2024

Pranzo a casa dei miei

di Francesca Buffo
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Pranzo a casa dei miei

Una commedia comico-brillante andata in scena al teatro ‘Lo spazio’, nel quartiere capitolino di San Giovanni, che solo in apparenza sembra appartenere al genere teatrale leggero

E’ una commedia divertente, a tratti esilarante, quella andata in scena nei giorni scorsi presso il Teatro ‘Lo spazio’ di Roma e intitolata: ‘Pranzo a casa dei miei’. Si tratta, infatti, di un testo quasi surreale di Laura Girolami, ben interpretato da Eleonora Vanni, Roberta Aiolfi, Jacopo Fazzini e, soprattutto, da Fabio Galadini, che di questa messa in scena è stato anche il regista. Una situazione quasi banale: un figlio che vuol presentare la sua nuova fidanzatina ai genitori. I quali, per l’occasione, organizzano un classico pranzo domenicale. Ma di classico c’è solamente questo: tutto quel che avviene in seguito è un crescendo continuo di macabra follìa, in cui i due giovani scoprono di essere le due uniche persone ‘normali’, all’interno di un contesto solo apparentemente tradizionale, mentre i genitori di Fabrizio (Jacopo Fazzini), tra un equivoco e l’altro rivelano allegramente di essereFabio_Galadini_new.jpg una serial killer la madre e un sofisticato occultatore di cadaveri il padre. Una simpatica presa in giro delle ipocrisie borghesi, le quali, dietro a un apparente ‘velo’ di perbenismo, nascondono una realtà malsana e delirante, ponendo in luce la ‘doppiezza’ di fondo dei nostri rapporti sociali e, persino, familiari. I due genitori sono sostanzialmente complici: lei perde la testa per delle ‘fisime’ assolutamente astratte; lui si diverte a sotterrare in giardino le vittime della propria consorte, sino al punto di riprodurre il modulo ‘a zona’ di uno schieramento calcistico, con tanto di ‘panchina’ a disposizione dell’allenatore. Viviana (Roberta Aiolfi) è ovviamente destinata a finire anch’essa nel vortice delle assurde convinzioni della suocera, che sin dall’inizio rimane negativamente disturbata persino dal nome della ragazza, giudicato poco serio. Tutto il resto, viene da sè: la disfida tra le due donne a causa del sentimento oppressivo che entrambe nutrono nei confronti di Fabrizio, finisce col diventare un vero e proprio campo di battaglia. Una ‘disfida’ che le conduce a rivelare l’una all’altra i rispettivi difetti di madre psicopatica e di giovane mediocre e moralista. Una rappresentazione che diviene via via sempre più surreale, richiamandosi allo stile della commedia americana ‘Arsenico e vecchi merletti’, in cui una realtà insospettabile finisce con lo sconvolgere ogni categorizzazione sociologica prestabilita, divertendo il pubblico in sala sino al colpo di scena finale. La prova ha indubbiamente evidenziato il mestiere e la grande esperienza sia di Galadini, sia della Vanni. Ma anche i due giovani Fazzini e Aiolfi hanno funzionato, contribuendo a comporre un ‘quadretto di scena’ equilibrato e ben amalgamato. Una piccola ‘gemma’, che sembra appartenere, ma solo apparentemente, al teatro comico-brillante. In realtà, la critica di fondo si dimostra feroce nel constatare la tragedia di convenzioni sociali che finiscono con l’opprimere il singolo individuo e l’intera società da ogni lato. Molto bene.


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NELLA FOTO: FABIO GALADINI, JACOPO FAZZINI, ROBERTA AIOLFI ED ELEONORA VANNI


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