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Una donna dai mille volti, Elena Bonelli, che non si accontenta di interpretare e cantare i brani del grande drammaturgo tedesco, ma fa molto di più, liberandolo dall'ideologia del suo tempo, ponendo altresì allo spettatore nuovi interrogativi sul presente attraverso il ricorso a notizie, immagini e citazioni web
Chi pensa che l'immaginario ‘brechtiano’ sia una faccenda per pochi ‘eletti’, non ha visto, dal 16 al 26 marzo scorso lo spettacolo 'Elena Bonelli interpreta Brecht', presso il Teatro dell'Angelo di Roma e, ancora prima, il fortunato debutto al Todi Festival del 2015. L'intento di questo spettacolo è quello di rivolgersi al pubblico dei più giovani, sfruttando il mezzo tecnologico per porre in evidenza l’attualità di temi e sentimenti come la follia, l'ironia e la malinconia, nella continua ciclicità della Storia. Perché alcuni fatti, accaduti tra la prima e la seconda guerra mondiale, dovrebbero interrogare le vicende di cronaca attuale? Nell’interpretare i brani: 'La ballata della schiavitù sessuale'; 'La ballata della vivificante potenza del denaro'; 'Barbara song'; 'La Filastrocca popolare'; 'Jacob Apfelböck'; 'Jenny dei pirati'; 'Marie Sanders'; 'Moon of Alabama'; 'Nana’s Lied' e 'Surabaja Johnny', la Bonelli dona loro nuova e inedita vita attraverso lo scorrere dei titoli di cronaca dei giornali, che sottolineano l'universalità delle azioni e dei sentimenti umani. Complice un allestimento scarno, ma assai funzionale, la semplice lettura di uno dei tanti giornali sparsi sulla scena diviene fonte di originalità. Seduta su una sedia, l'artista legge e canta le poesie di Brecht alla stregua delle ultime news di ‘Leggo’, ‘il Sole 24 ore’, ‘Avvenire’ e altri quotidiani, comunicando così l'idea che desacralizzare un intellettuale come il drammaturgo tedesco non significhi affatto sminuirlo, bensì sottolinearne il peso specifico attraverso alcuni temi che, ancora oggi, colpiscono l'opinione pubblica: la povertà, l'immigrazione, l'omosessualità e il razzismo. La scelta delle canzoni, delle poesie e dei monologhi di BertoltBrecht sembrano davvero cuciti sull'attrice, che accompagnata dal maestro Cinzia Gangarella e diretta da Marco Mattolini, sprigiona tutta la sua potente vocalità e femminilità, sensualità e ironia. I piccoli capolavori selezionati non fanno che esaltare l'alta professionalità e le mille sfaccettature della preparazione artistica della Bonelli, che convince pienamente per l'interpretazione su più registri di figure femminili molto complesse, talvolta contraddittorie. Il punto focale è la pluralità delle identità di una donna, che lotta ogni giorno per affermare la propria individualità con il genere maschile, ma che spesso rimane vittima essa stessa della propria passionalità ed è la principale e unica complice della schiavitù imposta dai propri carnefici. La Germania raccontata da Brecht assume, dunque, connotati atemporali. E la restituzione al pubblico si fa originale e contingente alle storie di ieri, oggi e domani, che convergono a esplorare la condizione femminile di sempre con culmine nell'omaggio a Malala. La giovane attivista pakistana, vincitrice del Nobel per la Pace, compare sullo schermo di sfondo e amplifica, così, il significato dell'affermazione dell'Io, nell'atavica lotta della donna per il raggiungimento dei più semplici obiettivi, non così scontati in società ancora fortemente maschiliste. La carta è stracciata, lanciata e vissuta in scena come uno strumento fine a se stesso: un passeggero che cambia il proprio luogo nel mondo, velocemente e costantemente, mentre il peso sociale, etico e culturale del drammaturgo tedesco si tramanda di testo in testo e, ancora oggi, sprigiona la propria forza profetica, quanto mai attuale.
'Elena Bonelli interpreta Brecht' Direzione musicale: Cinzia Gangarella Movimenti scenografici: Gloria Pomardi Disegno e luci: Jurai Saleri Regia: Marco Mattolini Elena Bonelli interpreta Brecht
NELLA FOTO: ELENA BONELLI LEGGE AL PUBBLICO UN FATTO DI CRONACA