Commedia briosa e dinamica, andata in scena fino al 17 aprile al Teatro de’ Servi di Roma, in cui l’attualità è sviscerata con linearità e completezza: il desiderio della coppia omosessuale che vuole adottare si confronta con la normalità etero
Si apre il sipario: si balla su un cha-cha-cha; la scenografia meccanica si snoda davanti a noi. Un pannello definisce due finestre, due porte, una per la camera e l’altra per la cucina; un salottino in cui dei puff vengono spostati con dinamismo, una tv e un tavolo riempiono l’insieme.
Questa la graziosa e minimale scenografia, ideata da Luca Filaci, in cui inizialmente si stira perdendosi tra telefonate ad associazioni che si occupano di adozioni e giochi per i bimbi. La disinvoltura è la chiave dei movimenti, anche per le piccole coreografie, a cura di Alessandra Puglielli, studiate sui brani degli anni ’80, i quali hanno innescato in noi il desiderio dell’essere famosi. Una in particolare, 'Io ballerò', sigla di un vecchio Sanremo cantata da Lorella Cuccarini.
Senza intoppi il divertimento è assicurato, snodando una tematica alquanto delicata e ancora aperta, in attesa di una legge che identifichi le coppie di fatto di fronte ai propri diritti.
Un pittore, Sebastiano, un dentista, Daniele, un’insegnante, Marta, un impiegato, Aldo, e una mamma, Paila Pavese, bizzarra e colorita, sono gli ingredienti frizzanti del cast dilagante di energia. Dentro una modernità, gli astanti si incastrano nel quadro casalingo nel quale dinamiche caratteriali vengono esaltate e smorzate con forte sarcasmo e sintonia, in quanto la regia di 'Un bacio dai tuoi papà' a cura di Gianluca Ferrato (aiuto regia Gabriele Carbotti), compone tutto alla perfezione, con pulizia e linearità, fino al 17 aprile al Teatro de’ Servi di Roma.
Sebastiano, Mauro Conte, vuole adottare un bambino; il suo compagno Daniele, Giampiero Pumo, restìo, non ne vuole sapere, ma superando le sue paure alla fine accetterà l’idea. Marta, Valeria Monetti, sorella di Sebastiano, è sposata con Aldo, Carlo Zanotti. Dispotica al punto giusto, fa dipendere Aldo dalle sue labbra, ma l’evoluzione del loro rapporto porterà il pubblico a sorprendersi per i suoi risvolti verso una normalità auspicata da tempo. Tutto ciò che ruota intorno a Sebastiano e Daniele è rimando degli stereotipi sociali. La dissertazione sui bambini e la loro educazione; sull’oggi, su cosa discutono oltre che di cellulari, applicazioni, selfie e tanto altro. La normalità dell’essere etero e l’omosessualità entrano in contatto, mettendosi a confronto, trattano le tematiche dell’adozione e dell’utero in affitto con goliardia, delicatezza e leggerezza.
Paila Pavese si inserisce nei dialoghi con freddure e piccole battute, lasciando intendere stupore e comprensione nei confronti dei suoi figli Sebastiano e Marta, perché una madre sa tacitamente che l’amore perfetto non esiste, ma quello vero si.
Ma anche lei, tra figli attoniti e la platea divertita, dopo anni svela un suo antico esilarante segreto, facendolo rivivere a tutti e a se stessa con nostalgia. Di certo, le mancanze affettive creano a ognuno disagi nei rapporti umani, ma crescendo e con gli strumenti giusti si riesce a superare gli ostacoli per vivere i sogni. La realizzazione la si trova sempre, grazie a compromessi e dialoghi tutto può essere possibile.