In scena al Teatro Sala Uno di Roma dal 30 maggio al 4 giugno, Ivan Bellavista ha sorpreso il pubblico grazie a una pièce scandita e dinamica, mai stancante, in cui il passato viene rivisitato in chiave innovativa e riproposto secondo toni davvero rapidi e multicolor
Il percorso immaginifico della rappresentazione propone la messa in scena di un mondo fantastico, che aiuta a evadere dalla realtà. La struttura dello spettacolo è concepita secondo diverse scene, ben collegate tra loro e dal ritmo cadenzato. Queste non fanno mai perdere il filo della narrazione, anche perché, come ha tenuto a precisare il protagonista, lui e le sue colleghe non amano stare più di tre minuti sullo stesso ‘sketch’. La pièce è scritta e diretta da Ivan Bellavista e Sandra Conti, ai quali si affianca Francesca La Scala, che già abbiamo avuto modo di incontrare al Roma Fringe Festival 2015 con ‘S’ignora', un monologo sulle donne scritto da Fabio Massimo Franceschelli. Sul palco, i tre sfoggiano una versatilità recitativa che convoglia musical, canto, ballo e improvvisazione teatrale nel ‘contenitore Sala Uno’, dove si trascorre una piacevole serata senza alcun pensiero. La performance è densa di innesti, idee e contaminazioni, presi in prestito dal cinema, dal mondo della televisione, da quello circense e dalla magia, dalle pubblicità e da svariate altre situazioni della vita reale che vanno verso l’assurdo. Anche i luoghi comuni vengono contestualizzati, mentre le ispirazioni provenienti dal teatro classico, dall’uso della maschera a quello della rivista napoletana, fanno di ‘Un vero capolavoro’ un insieme di passato e presente che non annoia. Il giovane attore, all’interno della pièce, inserisce un po’ di se stesso. Ma soprattutto, ci mette di fronte a quello che significa il teatro per lui. In un luogo ‘non luogo’, egli descrive quello che è il suo mestiere. Capace di coinvolgere il pubblico, l’artista descrive sia la ‘spettacolarità’ del teatro in sé, sia il ‘dietro le quinte’ di tale ambiente. L’unione dei tre 'performers' è la risultante di uno spettacolo che possiamo definire colorato, sgargiante, irrefrenabile: una miscela di idee con le quali, durante tutto il corso della rappresentazione, si prende contatto. Una comicità sottile e alta, per una recitazione fluida e ben scandita, secondo giusti tempi scenici, che portano il pubblico a riflettere sull’importanza di fare teatro, in cui non conta solo la semplice interpretazione accademica, bensì preparazione e professionalità debbono essere la prerogativa. Interessante, inoltre, l’idea di non dare nomi ai personaggi, bensì di mantenere i propri (Ivan e Francesca), per interpretare ognuno le proprie personalità. Sandra Conti, al contrario, è ‘innominata’. Entrano in scena così le rispettive identità degli attori: persone normali, che fanno teatro, recitano, giocano con le parole e svolgono un lavoro difficile. Quasi un riscatto sia del mondo teatrale, sia di quello culturale, che vengono riconosciuti con rispetto attraverso tutto ciò che si è acquisito fino a ora. L’uso del corpo, le gestualità, le gamme vocali dai timbri modulati, sono gli ingredienti di un processo creativo impegnativo, che conduce verso un percorso intenzionale: quello di trovare un senso nel teatro. Consapevole di rincorrere un equilibrio primario ed essenziale, il protagonista viene inseguito per essere ricondotto nel mondo attuale. Lui però, rendendosi evanescente e camaleontico, crea il suo mondo grazie a continui travestimenti e innumerevoli esibizioni, attraversando diverse epoche e facendo suo ogni luogo e ogni dove, restituendoceli veri e tangibili. All'interno di una scenografia essenziale, si muovono i tre personaggi, i quali aprono la performance con un bel colpo di scena che sembra un misto della sigla iniziale di ‘Cath me if you can’ e del film ‘Dick Tracy’. Tutti vestiti di nero, i ragazzi alternano e indossano anche colori fluorescenti, che vanno a creare, insieme agli altri elementi scenografici, una componente essenziale nell’insieme. Sebbene alcune situazioni proposte sembrino già essere state rappresentate in tempi remoti, questa performance incide sul modo di comunicare odierno, subendo così un vero e proprio mutamento. Un invito a guardare indietro per rielaborare le buone idee, trasformarle e riproporle attraverso linguaggi e tecniche nuove.
Sala Uno Teatro di Roma
Ivan Bellavista e La Fabbrica Dell’Attore del Teatro Vascello
Un vero capolavoro
Scritto, diretto e interpretato da: Ivan Bellavista e Sandra Conti
con: Francesca La Scala
Coreografia scenica: Paola Maffioletti
Disegno luci: Daria Grispino
Luci, trucco e assistenza: Marianna Camillò
Comunicazione: Tamara Viola
Fotografia: Barbara Sanna Murgia
NELLA FOTO: SANDRA CONTI, IVAN BELLAVISTA E FRANCESCA LA SCALA
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