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24 Novembre 2024

Washington Square: storie americane

di Annalisa Civitelli
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Washington Square: storie americane

Al Teatro della Comunità di Roma, dal 30 marzo al 7 maggio, lo sguardo di Giancarlo Sepe ci ha guidati dentro una realtà storica importante: ispirandosi al romanzo di Henry James, scritto nel 1880, un ampio scorcio delle vicende americane dalla fine del XIX secolo agli inizi del XX, evidenziando la lotta delle donne per la parità dei diritti

Lo spazio teatrale ‘La Comunità’, esistente dal 1972, è da sempre legato alla figura del regista Giancarlo Sepe, che ne è anche il fondatore, il quale, nella stessa struttura, ha realizzato il suo percorso rivolto alla ricerca teatrale. Washington Square (Storie Americane), dopo 'Amletó' e le altre produzioni dello stesso teatro, è uno spettacolo a sfondo storico-sociale. La rappresentazione vede come protagonisti un padre, il dottor Austin Sloper (Pino Tufillaro) e sua figlia, Catherine (Federica Stefanelli), intorno ai quali si sviluppano sia le vicende all’interno della casa padronale, sia il concetto dell’impossibilità di poter scegliere da soli, come anche l’incapacità di donare amore. Il signor Sloper, dal carattere autoritario, ne è un esempio: sua figlia, già considerata poco attraente e dunque poco corteggiata, a una festa si innamora di Morris Townsend (Guido Targetti) e desidera sposarlo. Il padre la osteggia, facendo nascere dei conflitti e aumentando l’innato rifiuto verso di lei, nata dopo la morte del figlio Travis (Marco Imparato). Catherine vive in un mondo protetto, quale è la sua casa, ma non potrà mai perdonare il padre, come non dimentica i propri diritti: quelli che rispecchiano il proprio sentire e che la indurranno a scegliere per se stessa. Le è stato negato il sogno del matrimonio, dunque quello di essere una giovane sposa. Solo dopo la morte del padre, la protagonista si riscatterà vendendo la loro abitazione, liberandosi in tal modo del passato. Lo spettacolo corale è il risultato della minuziosa regia di Sepe, al quale nulla sfugge ma che, anziché far recitare il testo in italiano, preferisce l’inglese. La regia, benché complessa, è fluida e studiata in ogni suo minimo dettaglio: ogni movimento è infatti millimetrico e la concentrazione degli attori evidente. La narrazione è suddivisa in quadri scenici, all’interno dei quali le ballate, il dolore, l’amore negato, il ricordo dei morti, la guerra, l’emigrazione dall’Europa e la società americana sono lo sfondo in cui si plasma la descrizione delle vite dei protagonisti. Particolare è l’idea di rievocare le ‘foto d’epoca’: gli interpreti in scena assumono, infatti, delle pose che le ricordano. E’ altresì emblematico il linguaggio del corpo più che la parola, per esprimere agitazione, frenesia e sgomento. Stati d’animo che, contemporaneamente, fanno comprendere le situazioni circostanti. Ad accompagnare l’insieme il gioco di luci e la musica, elementi essenziali che completano la rappresentazione. La recitazione degli attoWashington_Square_3.jpgri è efficace; richiama il rigore dell’epoca. La portata di voce degli attori è tipicamente teatrale, ma versatile: si passa dall’interpretazione classica al canto con disinvoltura, come nel caso di Adele Tirante (Lavinia Penniman, zia di Catherine), che si esprime con tutta la sua gradevolezza tra il genere operetta e le tipiche melodie degli anni ’20 del secolo scorso. Quello che sorprende è la sintonia che dal palco arriva diretta e coinvolge il pubblico: il lavoro di gruppo porta, infatti, ad avere una visione d’insieme, confluendo in un dialogo costruttivo, frutto di sacrifici e di preparazione. L’ambientazione aristocratica si colloca tra fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, quindi al termine della guerra di secessione, quando ancora il Nord e il Sud degli Stati Uniti risentivano ideologicamente del loro conflitto. All’interno della ricca e lussuosa scenografia, che denota ambienti esterni e interni, si muove il cast al completo: Sonia Bertin; Marco Imparato; Silvia Maino; Pietro Pace; Emanuela Panatta; Federica Stefanelli; Guido Targetti; Adele Tirante e Pino Tufillaro. Una storia tormentata e dalla grande resa scenica, in cui anche la scelta dei costumi d’epoca dai toni cupi, a cura di Calro De Marino, rafforza il silenzio delle donne, le quali sono condannate a vivere secondo le scelte altrui. Ecco dunque che, alla fine, Catherine, fino a quel momento vissuta nell’ambiente domestico lavorando il punto croce, desidera emanciparsi: prende in mano le ‘redini’ della sua vita, rivendicando i diritti personali di essere donna che la conducono a giudicare la propria solitudine con ‘nuovi occhi’, alla luce di una raggiunta maturità individuale e personale.
 
Teatro La Comunità
Washington Square (Storie Americane)
regia di: Giancarlo Sepe
ispirato al romanzo di Henry James
con: Sonia Bertin – signora Montgomery, sorella di Morris Townsend
Marco Imparato – Travis Sloper, defunto figlio di Austin
Silvia Maino – Elisabeth Almond, zia di Catherine
Pietro Pace – John Ludlow, innamorato respinto da Catherine
Emanuela Panatta – Catherine Harrington, defunta moglie di Austin
Federica Stefanelli – Catherine Sloper, figlia di Austin
Guido Targetti – Morris Townsend, cacciatore di dote del quale Catherine è innamorata
Adele Tirante – Lavinia Penniman, zia di Catherine

e con: Pino Tufillaro – dottor Austin Sloper
Scene e costumi: Calro De Marino
Musiche: Davide Mastrogiovanni e Harm
onia Team
Disegno luci: Guido Pizzuti
Scenografo collaboratore: Flaviano Barbarisi
Aiuto scenografo: Anna Seno

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