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1 Aprile 2025

Sandro Cappelletto: "Il potere della finanza è diventato minaccioso"

di Maria Chiara D'Apote
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Sandro Cappelletto: "Il potere della finanza è diventato minaccioso"

In prima assoluta al Palladium di Roma è andato in scena ‘La banca universale’: un testo liberamente tratto da ’L'Argent’ di Émile Zola, che spiega l'economia a teatro

Lo scorso sabato 22 febbraio 2025, il Teatro Palladium ha alzato il sipario su 'La banca universale': un'inedita creazione scenica che intreccia la prosa evocativa di Sandro Cappelletto  liberamente tratta da 'L’Argent' di Émile Zola – e le composizioni musicali originali firmate da Fabrizio De Rossi Re. Questa rappresentazione, frutto della fusione tra suoni e parole, esplora con il linguaggio del teatro i complessi intrecci della speculazione finanziaria, dell’avidità economica e dei crolli dei mercati, restituendo al pubblico un intenso affresco di potere e ambizione. Fulcro della narrazione è Aristide Saccard, carismatico fondatore della Banca universale di Parigi e figura emblematica del romanzo di Zola, apparso in Italia nel 1891, il quale incarna l’ebbrezza sfrenata della speculazione economica e il desiderio illimitato di ricchezza.
Abbiamo chiesto a Sandro Cappelletto, storico critico musicale e qui voce narrante d’eccezione, qualcosa in più sulle operazioni di 'traduzione' dal romanzo al melologo, sulle aspettative del pubblico, sul teatro come luogo più o meno efficace per affrontare discorsi di 'nicchia' come la speculazione finanziaria. E, in ultimo, se c’è un personaggio in particolare, nella storia della musica, che lo affascina a tal punto da approfondirne le vicende personali e non. Ecco cosa ci ha raccontato.
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Sandro Cappelletto, ne ‘La banca universale’ avete portato in scena la finanza e la speculazione attraverso un dialogo tra differenti medium espressivi: quali sono state le sfide principali nel tradurre un tema così complesso in linguaggio teatrale, mettendo insieme economia, letteratura e musica?
"Il lavoro più delicato ha riguardato la drammaturgia dello spettacolo, nel passaggio dalla forma perfetta del romanzo di Zola a un melologo. I tempi della narrazione sono evidentemente diversi e il nostro obiettivo è stato quello di mantenere intatto il geometrico procedere della vicenda descritta da Zola, nel diverso incalzare degli eventi. Aiutati, in questo, dalla limpidezza della prosa originale, sulla quale si innesta il potere allusivo della musica”.
 
Il progetto ha senza dubbio un forte 'taglio' divulgativo e critico sull’economia globale: cosa si aspetta che il pubblico porti con sé dopo aver assistito allo spettacolo? Qual è il messaggio che le piacerebbe trapelasse?
“Il 'messaggio' non è mai univoco: si sfrangia e differenzia nelle diverse sensibilità del pubblico. Il potere, spesso occulto, della finanza internazionale è diventato, oggi, minaccioso quanto e più che ai tempi di Zola. La verifica delle informazioni e delle transazioni è quanto mai complessa. Mi attendo una reazione prima di stupore, poi di maggior consapevolezza”.

L_Argent_by_Emile_Zola_book_cover.jpgIl Palladium è un luogo che negli anni ha ospitato sperimentazioni artistiche e culturali di grande rilievo: pensa che il teatro possa essere un mezzo e un luogo efficace per affrontare temi spinosi e di 'nicchia' come l’economia e la finanza?
“Dipende sempre dal linguaggio scelto, senza dimenticare che il teatro è una rappresentazione, non possiede la dimensione della realtà fattuale e cogente dell’economia e della finanza. Il Palladium è diventato uno spazio aperto e libero di proposta e di confronto. Una realtà centrale nell’offerta di spettacolo a Roma, grazie alla lungimiranza della gestione artistica”.

Nei suoi lavori ha affrontato molte figure storiche della musica e della cultura, da Verdi a Mozart, Schubert passando per George Sand: c’è un personaggio o un tema che sogna ancora di portare in scena o che vorrebbe approfondire per farlo arrivare al grande pubblico?
“Fryderyk Chopin, ovvero: la perfezione formale della sua scrittura e l'incanto emotivo che sa suscitare. Il giovane e 'barbaro' polacco che conquista i salotti parigini e l’incontro, così difficile, tra oriente e occidente europei. Le sue nevrosi e l’ingenuità sublime di tanti suoi lavori”.


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