Nelle sale cinematografice italiane solo per un paio di serate, il guru di ‘Life 120’ presenta in anteprima il docufilm ‘L’uomo che volle vivere 120 anni’, per la regia di Dado Martino: un percorso innovativo, che ha generato molte polemiche in sede scientifica, alimentare e farmaceutica
Mezzo milione di copie vendute nelle librerie di tutta Italia; un ‘popolo’ di quasi 500 mila seguaci; eventi ‘live’ sempre ‘sold out’. Questo è Adriano Panzironi, un vero e proprio fenomeno editoriale capace di cambiare la vita di centinaia di migliaia di persone con il suo best seller: ‘Vivere fino a 120 anni’ (Welcome Time Elevator Edizioni). Finalmente, il 'fenomeno Panzironi' è diventato un docufilm, intitolato: ‘L’uomo che volle vivere 120 anni’. Si tratta di un ‘film-inchiesta’ protagonista di un eccezionale evento cinematografico, distribuito nelle sale italiane soltanto l’8 e il 9 ottobre 2019. Prodotto da Format e distribuito da Zenit Distribution, il documentario sul pensiero e sulla vita di Adriano Panzironi è firmato da Dado Martino, un regista che ha voluto raccontare da vicino cosa si celi dietro al ‘manifesto’ per una vita lunga, sana e dinamica, conquistando un pubblico vasto ed eterogeneo. Martino ha voluto sperimentare in prima persona il percorso ideato da Panzironi, documentando la sua esperienza e, al contempo, raccontando l’approccio originale del protagonista del film. Adriano Panzironi è un giornalista e divulgatore il quale, giunto alla soglia dei quarant’anni anni, ha cominciato ad avvertire alcuni cambiamenti del proprio corpo e le conseguenze che questi avvano nella sua vita quotidiana. Pertanto, insieme al fratello gemello Roberto, ha deciso di condurre una serie di ricerche approfondite sulle riviste scientifiche in ogni parte del mondo, sia nel campo della salute, sia nel campo dell’alimentazione, sia in quello dell’invecchiamento. Il risultato di tutto questo è stato il suo libro: ‘Vivere Fino a 120 anni’ (Wte Edizioni). Un successo clamoroso, nato soprattutto grazie al passaparola, con oltre 400 mila copie vendute. La tesi di fondo di questo lavoro è, da una parte, molto semplice, dall’altra dirompente: Panzironi punta il dito contro gli zuccheri, assunti anche da chi crede di mangiare in maniera sana. In questo modo, egli ha posto in discussione la cosiddetta ‘dieta mediterranea’. Osteggiato dalle case farmaceutiche, che gli hanno creato ogni tipo di difficoltà, Adriano Panzironi ha scelto di proseguire nella sua attività di ricerca e di divulgazione. Ed ecco perché è nato lo stile di vita ‘Life 120’, mirato a protrarre la vita delle persone ben oltre il secolo e basato su tre punti cardine: a) alimentazione, priva di zuccheri, carboidrati e latticini; b) integrazione, per sopperire alle carenze che gli alimenti moderni e trattati non hanno più; c) attività fisica, molto importante per avere un corpo sano. Del docufilm, invece, dobbiamo sottolineare come il regista, Dado Martino, abbia dimostrato un approccio curioso e scettico allo stesso tempo: partendo da posizioni ‘vegane’, egli si è avvicinato allo stile di vita e alimentare di Adriano Panzironi - fortemente favorevole alle proteine animali – e, via via, ha raccontato il suo percorso personale, diventato un percorso di salute e una scelta di vita. Ovviamente, le polemiche infuriano: sono in molti a dubitare dell’approccio scientifico di fondo, che sembra ispirarsi a quello delle diete ‘fai da te’, entrando in collisione con un aspetto ben preciso, che la scienza medica e anche quella alimentare hanno ormai da tempo ‘sposato’: quello della specificità del singolo individuo. Un aspetto che ormai indirizza una larga parte delle ricerche scientifiche verso la soggettività. Ma in realtà, Panzironi non ritiene di aver scoperto la ‘panacea’ di tutti i mali, né avanza pretese scientifiche di qualche genere o tipo: si tratta, più semplicemente, di un punto di vista posto all’attenzione dell’opinione pubblica. Non si tratta di aver scoperto una sorta di ‘elisir di lunga vita’, bensì di aver messo in evidenza alcune contraddizioni, per esempio la questione degli zuccheri e del loro abuso, nonché quella di una ‘dieta mediterranea’ probabilmente da rivedere e riequilibrare, al fine di ridurne il più possibile l’impatto sul nostro corpo. Non si tratta, insomma, di una rivoluzione, ma dell’apertura di un dibattito su basi nuove, maggiormente aperto ai singoli contributi delle esperienze soggettive, finalizzato a migliorare e “a completare” - come si dice anche nel Vangelo – la ‘dieta mediterranea’, non certo a distruggerla.
NELLA FOTO: ADRIANO PANZIRONI
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