Per la prima volta gli esperti, a conclusione della conferenza di Roma, dichiarano una cauta fiducia di porre fine all’epidemia. Ricerca scientifica e politiche di controllo e prevenzione della diffusione del virus le basi per vincere la battaglia contro l’HIV. Al mondo sono più di 34 milioni i pazienti affetti dal virus dell’HIV ma quasi la metà non ha accesso ai farmaci.
Si è conclusa da poco a Roma la conferenza mondiale dell’International Aids Society (IAS). Un’occasione, quella della capitale, per fare il punto della situazione sulla diffusione del virus dell’HIV e sulle possibili strategie per centrare l’obiettivo di eradicarlo per sempre. Dal meeting emerge chiaramente per la prima volta quello che in passato sembrava un sogno destinato a rimanere tale. Come dichiara Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases: “oggi per la prima volta potrei dire che abbiamo molti strumenti a disposizione per pensare di rendere reale la prospettiva di porre fine all'epidemia”. Un cauto ottimismo ma che non deve far dimenticare che la cura non è ancora dietro l’angolo, ma è un obiettivo possibile. A poco più di trent'anni dalla comparsa della malattia i progressi nel trattamento delle infezioni da HIV hanno fatto passi da gigante. Secondo quanto emerso dal congresso la strategia ottimale sembrerebbe essere quella della cura personalizzata e della prevenzione a livello globale. Ad oggi esistono infatti più di venti farmaci utilizzati correntemente per il trattamento delle persone sieropositive. Una varietà dettata dal fatto che la malattia, pur rimanendo tale, si manifesta in associazione ad altre patologie che devono essere tenute in conto al momento della cura. Dunque una cura che cambia a seconda dei contesti. Il congresso di Roma è stato anche l’occasione per fare il punto della situazione sull’accesso alle cure da parte delle popolazioni in via di sviluppo. Al mondo sono più di 34 milioni i pazienti affetti dal virus dell’ HIV ma quasi metà non ha accesso ai farmaci. Solo fino a dieci anni fa quasi nessuna di queste persone poteva accedere alle terapie antiretrovirali. Ad oggi invece sono quasi 7 milioni. Un dato importante ma che, secondo quanto dichiarano gli esperti e in base agli obiettivi fissati dall’ONU per i prossimi quattro anni, deve essere esteso ad altre 9 milioni di persone. Durante il meeting ha suscitato particolare interesse anche la sessione dedicata alle prospettive nello sviluppo di un nuovo vaccino. Nonostante al momento non ne esistano di provata efficacia vi sono diverse ipotesi di lavoro. Una su tutte è quella condotta in Thailandia che ha portato allo sviluppo di un vaccino che ha funzionato in maniera molto limitata. A partire però da questo dato, l’idea dei ricercatori è quella di isolare e studiare gli anticorpi che si sono mostrati più attivi. Una ricerca sicuramente ancora agli albori ma che cambia la strategia nello sviluppo del vaccino.