Le psicoterapie sono nate sviluppando il modello patologico freudiano: le cause psicogene delle malattie psichiatriche possono venire eliminate ottenendo la guarigione. Sono nate così centinaia di scuole ognuna con una teoria, una tecnica ed una malattia da guarire (il numero è poi cresciuto). Il modello è stato falsificato nella pratica clinica ma non dalle scuole che come specialistiche realizzano prestigio e guadagni. In questo contributo viene proposta una teoria generale valida per tutte le forme di Psicoterapia che intendono realizzare un approccio scientifico. Ne fanno parte una teoria esplicativa organicista ed evoluzioniste ed una teoria clinica fondata sulla Psicologia e su una visione del mondo evoluzionista. La teoria segue un modello che propone l’esistenza di molteplici fattori che aiutano i soggetti ad affrontare le difficoltà della vita, quelle dovute alla ominizzazione, a caratteristiche personali non patologiche ecc. Sulle malattie psichiatriche è possibile una azione sui sintomi o una azione indiretta (inversamente proporzionale alla gravità del disturbo) che si integrano con la terapia farmacologica. Le scuole di specializzazione si fondano sulle caratteristiche dei problemi affrontati: tossicodipendenze, coppie ecc.
Introduzione
“Esistono prove massicce che le tecniche psicoterapeutiche non hanno effetti specifici; eppure esistono tremende resistenze ad accettare questi dati come legittimi. Sono state date numerose interpretazioni dei dati per arrivare a mantenere l’idea che i fattori tecnici abbiano effetti validi, unici e specifici. Le ragioni per questo comportamento non sono difficili da evidenziare. Questi pronunciamenti appaiono essere razionalizzazioni per tentare di mantenere il ruolo di speciali teorie, lo stato di guida di tali approcci, il programma formativo degli psicoterapeuti, i vantaggi che derivano dal sostenere l’esistenza di fattori che avrebbero ipotetici poteri curativi” (Bergin e Garfield p.822).
Nelle pagine successive gli Autori ipotizzano per la Psicoterapia un futuro che in accordo con queste valutazioni vedrà nascere una Psicoterapia dotata di una teoria generale, che si occuperà di cose empiriche, e svilupperà una integrazione dei fattori terapeutici che è preferita all’ eclettismo.
Non mi sembra che in almeno 20 anni siano stati fatti dei passi significativi in questa direzione. Forse la spiegazione di questo ritardo sta nella affermazione degli Autori di preferire l’integrazione all’eclettismo senza tener conto che l’eclettismo è in contraddizione con una teoria generale. È la mancanza di chiarezza su cosa vuol dire una teoria generale della Psicoterapia che mi spinge a proporne una abbastanza chiara e completa come punto di partenza.
Ho utilizzato come introduzione di questo contributo quanto viene scritto sul tema Psicoterapia da anni in quello che è forse il libro più conosciuto sulla Psicoterapia per sottolineare allo stesso tempo la banalità (utilizza concetti scientificamente scontati) e la originalità della mia proposta. Gli Autori non citano la Psicoanalisi e si dimenticano di dire che tutti i difetti ai quali fanno riferimento sono nati con la Psicoanalisi e poi sono stati fatti propri da centinaia di scuole di Psicoterapia.
Nelle prossime pagine esporrò i problemi di una scuola evoluzionista affrontando i seguenti temi:
I) L’Evoluzionismo
II) La Psicologia
III) I problemi delle psicoterapie
IV) Una teoria generale
V) Le resistenze e la controprova
I) L’Evoluzionismo
Sulla validità scientifica dell’Evoluzionismo e dei suoi principi fondamentali non credo vi possano essere dubbi: ci sono voluti più di 4 mld. di anni di innumerevoli cambiamenti occasionali (ultime le mutazioni del DNA) per passare da qualche aminoacido in grado di riprodursi e poi da una cellula elementare per arrivare all’organo più complesso che esista sulla terra, il cervello umano. I processi di selezione naturale e selezione sessuale costituiscono un filtro attraverso il quale passano le persone con certe caratteristiche.La selezione naturale elimina non solo il creazionismo, ma anche il finalismo. Fra le tante differenze individuali sopravvivono solo quelle adattate all’ambiente in cui sono destinate a vivere. Altre volte la selezione naturale è regolata dai cambiamenti ambientali che avvantaggiano o consentono la sopravvivenza a soggetti con caratteristiche personali meglio adattate al nuovo ambiente. Mentre la selezione naturale premia l’adattamento all’ambiente, quella sessuale premia il cambiamento positivo dell’organo che fa vincere la competizione per avere un successo riproduttivo. Lungo la evoluzione della specie umana ad un certo momento ad assicurare la vittoria è stato il cervello che grazie ad una competizione che riguardava i figli più intelligenti dei genitori più intelligenti, è giunto al massimo sviluppo consentito. Andare oltre avrebbe messo a rischio la sopravvivenza della specie per colpa di un cranio troppo grande per il parto o un neonato troppo immaturo per sopravvivere. Da ricordare altre due caratteristiche: la prima è che ogni individuo è spinto a realizzare al massimo le proprie capacità di sopravvivere e di riprodursi (fitness) anche se il soggetto non vuole o non più realizzarle e per descrivere questo processo Dawkins (1986) utilizza la metafora del gene egoista che dopo aver costruito un essere vivente lo utilizza per sopravvivere e riprodursi. La seconda caratteristica riguarda il fatto che la spinta alla completa realizzazione del successo riproduttivo può venire bloccata dal gruppo. Ad esempio eliminare il perdente dalla selezione sessuale che sarebbe dannoso perche impoverirebbe la specie ma avvantaggerebbe il singolo eliminando quello che in futuro potrebbe ripresentarsi di nuovo come rivale, e quindi viene premiato il gruppo che blocca il fenomeno uccisione intraspecie.
II) La Psicologia
La Psicologia dopo un periodo religioso e poi anche filosofico, nella seconda metà del 1800 inizia il suo percorso scientifico con Wundt che ricerca una misurazione obbiettiva delle varie funzioni psicologiche. Per questo motivo quando Darwin nel 1838 afferma che l’evoluzione avrebbe cambiato la Psicologia fa riferimento ad una visione del mondo. Si tratta di una sola frase, non destinata ad essere sviluppata perché per più di un secolo l’interesse esclusivo dell’ Evoluzionismo è stato quello di dimostrare la realtà del processo anche per la specie umana.Mentre la Psicologia scientifica continuava le sua indagini “parcellari” fra le quali assumeranno una particolare importanza quelle neurofisiologiche nasce una nuova tendenza di tipo “globalizzante” che esprimerà le tendenze filosofiche, religiose ed anche scientifiche e che è rappresentata dalle singole scuole di Psicologia.
La prima è stata la Psicoanalisi che sulla scia del Romanticismo tedesco ha focalizzato la sua attenzione sulla dimensione inconscia della motivazione; lo ha fatto in maniera pseudoscientifica ed è stata seguita dal polo psicodinamico. Dalla Psicologia animale si è sviluppato il polo comportamentale. Altre scuole hanno seguito un approccio filosofico (esistenziale, fenomenologico), religioso e psicologico (gestaltico, cognitivista, strutturalista, funzionalista, sociologico ecc.).
Dopo avere ricordato le tappe dello sviluppo della Psicologia, torniamo all’Evoluzionismo. In realtà l’Evoluzionismo non si propone di cambiare la Psicologia ma di aggiungere ad essa un nuovo campo di studio. Dopo aver contribuito in maniera determinante a riconoscere la natura organica di ogni attività mentale dimostra che la nostra motivazione ha una radice inconscia identificabile con la filogenesi (il programma biologico innato dettato dal gene egoista) e che la consapevolezza e la nostra visione della realtà non sono tanto obbiettive quanto piuttosto ce ne propongono una modalità di funzionamento che è stata utile per la nostra fitness (la capacità di sopravvivere e di riprodursi). Ad esempio non esiste una specie che vede meglio di un'altra ma ognuna sviluppa questa funzione nella maniera migliore per la propria fitness. Per quanto riguarda la futura specie umana è scontato che nei primi tempi nei quali fu costretta a lasciare la tranquilla foresta per vivere nella pericolosa savana, le nuove condizioni portarono solo a cambiamenti marginali. Fra quelli importanti in seguito devono essere stati la riduzione della aggressività intraspecie ad esempio nascondendo la ovulazione o con il favorire la formazione di coppie stabili. Il punto decisivo della ominizzazione è stato quello in cui la specie è stata in grado di farsi domande su se stessa e sul mondo, di fare previsioni, di proporre diverse soluzioni per ogni problema, di sviluppare fantasie, di vivere in mondi alternativi rispetto all’unico concreto, di sviluppare progetti irrealizzabili, di far nascere una teoria della mente (attribuire agli altri una mente come la propria, studiarla per farne vantaggi e poi sviluppare la introspezione). Il crescente polimorfismo della realtà ha reso obbligatorio lo sviluppo del ragionamento critico necessario per valutare le varie alternative e scegliere fra di loro. Una operazione centrale della Psicologia evoluzionista è quello di risalire al bisogno che è stato gratificato dalla comparsa di ogni condizione importante, a cominciare da quello di sopravvivere e riprodursi. Se ci spaventiamo udendo un rumore nuovo è perché è meglio avere 100 paure inutili che trascurare il segnale di un pericolo autentico. Perché questo avvenga è stato selezionato un sistema veloce che precede la elaborazione culturale. I violentatori cercano di discolparsi dicendo di essere stati provocati e questo è collegabile con il fatto che i maschi interpretano come inviti sessuali cose che non lo erano affatto perché in qualche raro caso può essere utile per non perdere nessuna occasione. Un aspetto fondamentale della Psicologia evoluzionista è quello di farcene individuare i precursori (di solito in maniera semplificata) nelle specie che ci hanno preceduti nella scala evolutiva.
Una condizione strettamente collegata con la Psicologia è il concetto di visione del mondo, cioè i principi generali che governano la nostra vita soggettiva e il nostro comportamento; un concetto simile è quello di cultura che possiamo intendere come la visione del mondo che si realizza in diverse condizioni sociali e ambientali. L'unico concetto che da migliaia di anni (da 40 a 50) ha unito tutte le Società o gruppi di esseri umani è stata una forma di religione, vale a dire il credere nell'esistenza di entità sovraordinate che hanno creato l’Universo e la vita sulla terra e che continuano a regolarle. Stregoni e poi una classe sacerdotale si sono autoproclamati conoscitori di questi eventi e intermediari fra il divino e la umanità conquistando un potere eccezionale. In realtà si tratta di costruzioni diverse fra loro che sono state difese incoraggiando la ignoranza ed il conservatorismo, ricorrendo a imbrogli, torture ed uccisioni. Tutte le visioni sono state smentite dalla scienza moderna ed ogni soggetto religioso è disponibile ad accettare questa realtà ma non per la propria religione. Tutto ciò chiama in causa l’imprinting e il difetto di ragionamento critico.Si intende per imprinting una forma di apprendimento dei primi momenti di vita in cui il soggetto (un’oca) segue il primo oggetto in movimento come se fosse sua madre. Nella specie umana si può parlare di imprinting culturale per un apprendimento che inizia precocemente e che qualunque siano le sue caratteristiche impianta certi valori che è molto difficile correggere. Si tratta di solito di una visione del mondo creazionista le cui caratteristiche vengono proposte come concrete e autentiche dalla madre o da un membro importante della famiglia e rinforzate in tante maniere dalle esperienze successive.
È possibile che nonostante l’imprinting qualcuno cambi la propria condizione di credente per diventare laico. Sappiamo che è possibile anche il passaggio opposto ma questo avviene solo per soggetti che non avevano avuto un vero imprinting religioso nell’infanzia. In altre parole nella conversione riemerge una situazione infantile affettiva dopo essere stata superata razionalmente. Qualcosa di simile avviene con le fobie quando riemerge l’ansia per condizioni (luoghi chiusi, insetti ecc.) che sono state pericolose in un passato ancestrale ma ora non lo sono più.Il difetto di ragionamento critico consiste nel rifiutare le regole della logica e della coerenza in uno o pochi settori della nostra vita psicologica ed è evidente che l’imprinting e la educazione successiva vi giochino un ruolo fondamentale. I protagonisti di questi eventi sono i geni egoisti incontrollati delle classi al potere. Nel futuro a controllarli saranno i progressi del pensiero scientifico e la diffusione delle informazioni con un percorso in costante accelerazione. L’adeguamento a questo principio non è una utopia ma una realtà inevitabile che non possiamo predire quanto sia lontana.
III) I problemi delle psicoterapie
I problemi della Psicoterapia son tali che anche persone competenti a livello scientifico ne hanno idee del tutto sbagliate; questo dipende dal fatto che costituisce la disciplina dei contrasti e delle contraddizioni: è una materia recente, ma anche la pratica più antica; oscilla fra un modello medico-patologico ed uno psicologico; utilizza metodi e teorie sofisticate ma non si è ancora sottratta all’abbraccio della pseudoscienza, della magia e della religione; richiede un lungo training formativo ma può essere praticata da terapeuti improvvisati; vanta risultati meravigliosi nella cura delle malattie mentali, ma molti psichiatri li negano; è diretta ed immediata nella attività pratica ma si fonda anche su astruse speculazioni teoriche. Una visione apologetica ce la propone come una attività che richiede capacità eccezionali (intuito, cultura, sensibilità, intelligenza, ricca affettività, spirito di sacrificio ecc.) che sarebbero necessarie per ottenere la guarigione delle malattie psichiatriche; la valutazione opposta quando è positiva parla di disonestà scientifica, quando è negativa parla di truffa.Le cose non vanno meglio per quanto riguarda la teoria esplicativa: alcune scuole si dichiarano fedeli ad un normale atteggiamento scientifico; altre rifiutano un approccio scientifico ritenuto limitante e dannoso; altre affermano di seguire una teoria scientifica innovativa; le accuse di essere pseudoscientifiche non riguardano solo la Psicoanalisi ed il polo psicodinamico ma riguarda anche altre scuole che non utilizzano il concetto di inconscio.
Queste valutazioni contrastanti riguardano anche le scuole di Psicoterapia che giustificano il loro numero con le eccezionali caratteristiche della mente umana che può venire studiata solo utilizzando prospettive diverse; in realtà sono le maggiori responsabili degli aspetti negativi di questo settore. È inutile continuare con questo elenco e dobbiamo chiederci fino a quando durerà questo inganno. Voglio precisare che queste critiche non riguardano il comportamentismo che costituisce un approccio “onesto” che ritengo si sia autolimitato per le caratteristiche appena illustrate della materia.
Per giungere a formulare una nuova teoria della Psicoterapia ritengo importante una sua analisi storica che sottolinea gli errori che ne hanno costellato il cammino. Anche se già nella storia dei Primati vi sono esempi di interventi consolatori per condizioni di sofferenza psicologico, solo dopo la metà dell’800 si parla di Psicoterapia per la cura di disturbi che venivano classificati come isterici. Alla “normale” infelicità umana veniva dedicata l’attenzione di filosofi, letterati e uomini di religione. Solo Reil nel 1803 si occupa del disagio psicologico dei degenti nel Manicomio, ma il suo interesse non ebbe seguito.
La prima malattia Psichiatrica alla quale viene applicata la Psicoterapia viene curata come una condizione organica in quanto, grazie alla Neurologia introspettiva, le idee sono collocate dentro il cervello. Quando nella seconda metà dell’800 si parlerà di Psicoterapia, questa viene associata alle malattie psichiatriche e realizzata nell’ambito medico.
I disturbi isterici erano dovuti ad una idea traumatica (di solito di natura sessuale) inconscia che se riportata alla coscienza produceva la guarigione. Freud sviluppò questo approccio e l’idea incestuosa venne prodotta da tutta l’umanità fra i 3 ed i 5 anni; facendola ricordare o ricostruendola si otteneva la guarigione definitiva in meno di un anno. In seguito il processo morboso venne collocato in età più precoce. Per molti Psicoanalisti l’idea era neonatale e provocata dall’istinto di morte. La teoria esplicativa era basata sull’inconscio e anche questo era descritto utilizzando la neurologia introspettiva dell’800 che vi metteva anche le fantasie fra una formazione neurologica e l’altra (Freud, 1900). Alla Psicoanalisi va riconosciuto il merito di avere indagato sulla radice inconscia dei nostri motivi ma lo ha fatto come una pseudoscienza e come tale sta andando incontro ad una lenta agonia con la eccezione dell’Italia e del Sudamerica dove è ancora di moda. Per chiarire comunque la posizione della Psicoanalisi ricorderò alcuni particolari. Freud rispondeva alle critiche dicendo che la validità della Psicoanalisi era dimostrata dai risultati, ma ora sappiamo che se li inventava; scrive volumi sull’inconscio per poi affermare nel 1900 che equivaleva al cervello, per poi affermare nel 1915 che era tutt’altra cosa e concludere nel 1933 che aveva una complessità neppure immaginabile (e che quindi era inconoscibile). Nel 2002 uno Psicoanalista autorevole (Fonagy) condusse una indagine richiestagli dalla Società Internazionale di Psicoanalisi sui risultati terapeutici della Psicoanalisi concludendo che non esistevano prove che facesse meglio di un placebo anche se gli Psicoanalisti sembravano convinti del contrario. Il livello scientifico della Psicoanalisi non sarebbe superiore alle migliaia di religioni o alle altre pseudoscienze riconosciute. Fino dal 1934 la Epistemologia, con Popper, diceva lo stesso.
Nonostante questo la Psicoanalisi ha esercitato per un secolo una profonda influenza su tutte le scuole di Psicoterapia. Quando durante e dopo la seconda guerra mondiale dimostrò di non essere utile per superare le nevrosi post traumatiche, cosa che era possibile fare con interventi generici, tutte le scuole o indirizzi di psicologia e loro varianti, a centinaia, fecero nascere altrettante scuole di Psicoterapia. Ognuna di loro con una teoria e con una tecnica specifica otteneva risultati positivi utilizzando un modello medico: una causa-una malattia - un fattore terapeutico specifico - la guarigione di una malattia (e poi di diversi tipi di malattia).
Il fatto che dietro ad una malattia psichiatrica ci fosse una idea o un processo ideativo che una volta modificato portava alla guarigione venne esteso anche alle malattie somatiche. Nacque cosi la Medicina Psicosomatica stando alla quale il problema era riconducibile ad uno specifico conflitto psicologico, di solito inconscio. Attualmente la Medicina Psicosomatica ha abbandonato queste speculazioni.
Ben presto il modello entrò in crisi anche nel campo psicopatologico per diversi motivi: la dimostrazione che scuole con durate, tecniche e teorie diverse ottenevano gli stessi risultati che poi non erano diversi da quelli ottenuti da terapeuti improvvisati o da vari tipi di guaritori; Eysenck nel 1952 (prima che venissero usati gli psicofarmaci) affermò che la Psicoterapia non faceva migliorare la evoluzione spontanea del disturbo (la Psicoanalisi poteva peggiorarla); la introduzione di farmaci efficaci; una migliore classificazione dei disturbi (DSM); un cambiamento della clientela dei terapeuti che sempre più si allontanavano da un modello medico. Nonostante tutto questo e altro ancora le scuole mantenevano questo modello medico fondato su guarigioni inesistenti per i vantaggi economici e di prestigio che la scuola assicurava a tutti gli operatori. Nel 1981 per questa differenza fra insegnamenti delle scuole e attività clinica ho parlato di dicotomia teorico-osservativa. Teniamo infine presente che lo spostamento dell’enfasi da un modello medico ad uno psicologico, sia sul piano della causalità che sulla terapia delle malattie, doveva affrontare la contrastanti opinioni sulla natura della Psicologia e della Psicopatologia umane. L’approccio medico è stato mantenuto anche quando ad occuparsi di Psicoterapia sono stati gli Psicologi. Il vuoto che così si è creato è stato riempito dal Counceling. Il cosiddetto polo umanistico delle Psicoterapie ha mantenuto un atteggiamento ambiguo verso la guarigione delle malattie psichiatriche data la importanza che si attribuiva ai fattori psicologici nella cura delle malattie psichiatriche stesse.
IV) Una teoria generale
Anche se non credo di essere riuscito a trasmettere la consapevolezza del caos che regna nel settore della Psicoterapia, penso che con quanto detto possiamo concludere che esiste nei suoi confronti la necessità di operare dei decisi cambiamenti. La eliminazione di questo caos è oggi possibile. In primo luogo la adozione di un modello psicologico invece di uno medico; in secondo luogo la adozione di una adeguata teoria esplicativa di tipo biologico-evoluzionista; infine la costruzione di una adeguata visione del mondo (di tipo evoluzionista). In questo caso la Psicoterapia deve confrontarsi con millenni di errori drammatici che nascono quando il Sapiens cominciò a farsi domande su se stesso e sul mondo che lo circondava facendo nascere il mondo delle favole. Naturalmente di queste conosciamo solo le più recenti: l’Arca di Noè, la Torre di Babele, l’uomo che sopravvive dentro una balena, Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, le stigmate della crocifissione nelle palme delle mani, la trilogia indiana, le divinità azteche avide di sangue, la esistenza dell’anima, la vita dopo la morte e così via. Il problema è che alcune di queste favole sono state utilizzate come strumenti di potere e sono diventate la fonte principale, in maniera diretta o indiretta, dei guai della umanità.
Solo la correzione di questi errori potrà condurre alla nascita di una teoria generale che a vari livelli di astrazione costituisce la premessa per qualsiasi teoria scientifica. Per la sua nascita prenderemo quindi in considerazione: cosa intendo per teoria generale, il campo di azione della Psicoterapia, la teoria esplicativa, i fattori terapeutici, la visone del mondo nei suoi aspetti cognitivi, affettivi e comportamentali, la integrazione, la tecnica, il processo terapeutico e i risultati, le specializzazioni.
A - Si intende come teoria generale o globale quell’insieme di spiegazioni scientifiche che sono valide per tutte la forme in cui un fenomeno (nel caso la Psicoterapia) si manifesta ma che lasciano spazio a variazioni che non sono in contraddizione con gli assunti della teoria generale stessa.L’assenza di una teoria generale delle psicoterapie le pone in una posizione analoga a quella delle religioni, apre cioè la strada ad un numero illimitato di soluzioni; se le religioni sono più numerose è solo perché hanno avuto più tempo a disposizione. Eppure una teoria generale della Psicoterapia esiste ed è rappresentata da un approccio evoluzionista che però ha suscitato resistenze e difese che continuano ad essere attive. Questa teoria generale è comunque molto vicina a quanto sempre più sta avvenendo nella pratica clinica.
B - La teoria generale delle psicoterapie si fonda sul fatto che di fronte a forme di sofferenza psicologica i membri della stessa specie possono cercare di lenirle o di eliminarle operando all’interno di principi teorici convalidati anche a livello evoluzionistico. Sembra infatti dimostrato (de Waals, 2005) che anche altri primati cerchino di farlo, in maniera diretta o indiretta. Nella specie umana gli interventi di aiuto psicologico appaiono molto più numerosi e complessi.
C - Il primo aspetto riguarda il campo di azione che come abbiamo visto non è costituito dalla guarigione delle malattie mentali ma dall’aiuto a superare le difficoltà psicologiche dovute al passato ancestrale (ominizzazione) agli eventi negativi della vita o alle caratteristiche personali non dovuti alle malattie mentali ecc., raggiungendo così un più soddisfacente equilibrio mentale. Nei riguardi delle malattie mentali sarà possibile un intervento sui sintomi e la utilizzazione di vantaggi indiretti la cui importanza è inversamente proporzionale alla gravità dei disturbi psichiatrici. Non si negano gli effetti positivi delle psicoterapie ma la loro capacità di farle guarire eliminando le cause.
D - Un approccio evoluzionista vuol dire in maniera inequivocabile l’accettazione di una posizione organicista; se questa ai tempi di Darwin (1838) era una ipotesi coerente, attualmente abbiamo tutte le dimostrazioni possibili che si tratta della attività di un organo composto da 100 mld. di cellule, un milione di mld. di connessioni fra le cellule, 150 neurotrasmettitori.
E - Il tema dei fattori terapeutici è molto più complesso rispetto alle versioni tradizionali secondo le quali in ogni processo agisce un solo fattore ed è a questo che vengono attribuiti i risultati positivi. In un approccio evoluzionista possiamo individuare tre tipi di fattori: uno comune a tutte le forme di Psicoterapia, uno specifico per l’approccio evoluzionista ed uno dovuto alla integrazione delle varie scuole.
- Tutte le forme di Psicoterapia (anche quelle che seguono un modello medico) soddisfano dei bisogni fondamentali (di aiuto, fiducia, di rapporto e realizzano qualche suggestione) e quindi fanno nascere sentimenti terapeuticamente utili (efficaci anche nella lista di attesa quando il soggetto è sicuro che comincerà la terapia); altri effetti sono di tipo comportamentale come la verbalizzazione o il rispetto delle norme del setting.
- Dobbiamo premettere che l’Evoluzionismo non ci propone condizioni che non conoscevamo ma ci fa conoscere come e perché queste cose si sono determinate e questo aspetto ritengo sia importante per chi si propone di modificarle. Le nuove conoscenze riguardano le nostre caratteristiche personali, l’affettività ed il comportamento. Dobbiamo tenere presente che la distinzione fra le tre sfere non è netta e queste di solito interferiscono fra loro.
Non credo che una visione del mondo evoluzionista farebbe perdere qualcosa di valido a livello cognitivo, neppure alle religioni. Manterremo la nostra vita emotiva, tutte le nostre sensibilità artistiche e tutte le nostre fantasie anche se le studiamo scientificamente e al posto della mente o della pseudo-entità “Io” mettiamo il nostro cervello. Le religioni rinunciando alle migliaia di mitologie svilupperebbero meglio il loro approccio morale e sociale (e solo in questo riesco a vedere un programma divino) . In pratica le religioni lo hanno già fatto perché l’Ecumenismo toglie ogni valore alle mitologie religiose. La conoscenza di noi stessi da un punto di vista evoluzionista riguarda in primo luogo le nostre motivazioni, vale a dire tenendo conto che siamo il risultato di un gene egoista che ci usa per sopravvivere e riprodursi, ma che determina anche comportamenti positivi. Dobbiamo imparare ad amare noi stessi veramente, ricordare a noi stessi che abbiamo solo una vita e che dobbiamo esserne i protagonisti coltivando un sano egoismo e un sano narcisismo (vale a dire senza danneggiare gli altri e noi stessi), che dobbiamo accettare le nostre esigenze senza causare danni; è importante integrare questi processi con idee valore appropriate, conoscere noi stessi, senza aspettarci di ritrovare una immagine divina "dentro di noi", ma piuttosto quella di uno scimpanzé che siamo in grado di correggere. Dobbiamo anche tenere presente che ci sviluppiamo, cambiamo noi stessi e ci siamo evoluti in relazione agli altri. Dobbiamo considerare il nostro desiderio di potere legittimo e valutare positivamente la sessualità evitando gli aspetti negativi che possono accompagnarla. L'evoluzione ci mostra inoltre l'infondatezza dei pregiudizi come il razzismo e il maschilismo e che dobbiamo vivere nella società.
Per quanto riguarda la sfera affettiva credo che questa nella evoluzione nasca come segnale di pericolo che suscita risposte immediate specie specifiche risparmiando il tempo della elaborazione corticale. Un atteggiamento simile si sviluppa quando l’affetto è utile per far nascere un legame affettivo come quello materno, o l’innamoramento. Sul piano comportamentale dobbiamo tenere presente che le mitologie religiose sono state e sono tuttora una causa di guerre perché è assente il controllo del gene egoista, anzi ne sono il prodotto. Il terzo aspetto è quello delle integrazioni secondo le quali tutti i fattori che ogni scuola ritiene specifici ed operanti all’interno di un modello patologico, possono venire integrati all’interno di un modello psicologico con quelli evoluzionisti appena elencati. La individuazione di quali fattori operano in ogni terapia è molto difficile e credo richieda la collaborazione dei clienti.
F - La tecnica si basa sulla comunicazione verbale, con sedute almeno bisettimanali agli inizi per poi arrivare ad una ogni 15 giorni. Nella Psicoanalisi di lunga durata penso siano più utili le libere associazioni; nelle Psicoterapie brevi il colloquio vis a vis.
- Le interpretazioni riguardano in primo luogo la individuazione delle radici filogenetiche e poi la conoscenza, a livello conscio o preconscio delle condizioni che hanno partecipato a determinare lo stato attuale. Nelle valutazioni è opportuno focalizzare gli aspetti normali piuttosto che quelli patologici.
- I risultati non riguardano la patologia ma la maniera migliore di affrontare i problemi importanti, di trovare un più soddisfacente e realistico modo di affrontare i problemi
- Il transfert indica la tendenza a ripetere certi comportamenti nella neutra situazione analitica cosi da poter venire analizzati ed eventualmente corretti.
- Il setting indica le norme più adeguate per sviluppare il rapporto analitico le cui regole non possono essere rigide ma adattarsi alle caratteristiche ed ai bisogni del paziente all’interno di valide linee guida.
- Le visioni del mondo religiose ed ideologiche devono venire affrontate con molta cautela anche se il terapeuta è convinto della validità scientifica delle proprie valutazioni e spesso accontentarsi di un risultato parziale. Io ricordo una precoce interruzione perché la paziente, veterinaria, si era accorta che non accettavo una visione scientifica della omeopatia canina.
G - Il processo terapeutico e le specializzazioni: il percorso terapeutico viene modellato sulle necessità del paziente e non sulle necessità della scuola e per quanto riguarda il terapeuta è importante seguire i principi deontologici espressi dalle linee guida.A decidere la conclusione sarà il paziente e sulla base non solo dei risultati ma anche dei bisogni che vengono soddisfatti dal processo tenendo conto che non si tratta di problemi patologici ma di maniere diverse di affrontare la vita e che spetta al cliente di scegliere la maniera per lui più conveniente. Nelle forme classiche il processo si concludeva con la guarigione dei soggetti; a determinare la conclusione ritengo debba essere la decisione del cliente che deve sapere che potrà riallacciare il rapporto quando sceglie di farlo. Se ne sentirà il bisogno potrà continuare, con sedute diradate, il rapporto nel quale lo Psicoterapeuta potrà diventare un punto di riferimento una fonte di sicurezza, l’occasione di un dialogo sincero , cose che non sono qualcosa di utile solo per le malattie mentali.
All’interno di una teoria generale che riguarda tutte le forme di Psicoterapia diventano opportune due distinzioni: la durata del processo e la esistenza di scuole di specializzazione. Per quanto riguarda la durata senza limiti netti possiamo distinguere forme di lunga durata (Psicoanalisi evoluzionista) e forme di breve durata (Psicoterapia evoluzionista). La durata del processo implica privilegiare certi aspetti piuttosto che altri.All’interno di un processo che mantiene le sue caratteristiche di base esistono forma di specializzazione motivate dai caratteri specifici dei clienti: tossicodipendenti, adolescenti, coppie ecc.
V) Le resistenze e la controprova
È evidente che la proposta riassunta nelle pagine precedenti debba trovare numerosi ostacoli che nascono dalla difesa ad oltranza sia delle vecchie posizioni sia dalle resistenze ad accettare una proposta innovativa. In questo processo dobbiamo collocare in primo piano le scuole di Psicoterapia che vedono minacciata la propria esistenza dalla adozione di un modello psicologico. Un altro aspetto riguarda la difesa corporativa che in Italia è più forte e conservatrice che altrove.La stessa resistenza è opera delle religioni che dove non riescono a mettere al bando l’Evoluzionismo sono state costrette ad accettare che questo riguarda anche l’uomo. Stanno comunque cercando, non senza incontrare crescenti difficoltà, di sottrarre l’anima al processo evolutivo in quanto il suo coinvolgimento affettivo è più immediato di quanto possa essere una ipotetica e lontana resurrezione dei corpi. A questo dobbiamo aggiungere l’eccezionale potere che da almeno 1500 anni la religione esercita in Italia così che ha molto più da perdere di quella Protestante. Una scuola di Psicoterapia o Psicoanalisi evoluzionista porta un attacco ad entrambe reso facile dalla incoerenze del settore e dal progresso scientifico.
La difesa corporativa delle scuole è affidata ad un commissione costituita da psicoterapeuti di varie scuole (vedi l’Ecumenismo) che opera all’interno del Ministero della Università e della Ricerca Scientifica. Trattandosi di scuole che pretendono di far guarire le malattie mentali la cosa sembra strana ma non lo è se teniamo conto che nella Sanità avrebbe incontrato degli esperti diffidenti verso la Psicoanalisi mentre l’atteggiamento del MIUR era di disinteresse dopo che l’Epistemologia nel 1934 aveva incluso con Popper l’unica forma di Psicoterapia conosciuta fra le pseudoscienze. Teniamo presente che venne approvato un regolamento che rendeva la Commissione onnipotente: non si poteva fare ricorso mentre era possibile fare innumerevoli domande che andavano incontro alle stesso destino fino a quando... Essendo in Italia mi sembra logico pensare ad una legge pro-corruzione.
Il Centro Fiorentino per lo Studio dell’Evoluzionismo (CEFISE) mi ha incaricato d i presentare al MIUR una domanda per il riconoscimento di una scuola di Psicoanalisi Evoluzionista che è stato rifiutato per 4 volte.
Ricordo che le domande successive alla prima contenevano si nuovo solo una risposta alle critiche immotivate della commissione, critiche che non venivano più ripetute. Mi sembra quindi ovvio che le uniche critiche ritenute valide erano quelle del IV rifiuto. A questo punto viene in mente una controprova: se le 4 domande rifiutate dal MIUR erano consone con il pensiero scientifico, i motivi dei rifiuti non potevano esserlo ed è proprio questo che ho sostenuto nel mio libro del 2012 (On. Ministro: Vergogna) con allegate tutte le dimostrazioni di quanto dirò. Il primo motivo era la assenza di vari curricula che lo stesso Ministero ha falsificato perché i curricula, per un equivoco che la Commissione ignorava, erano stati controllati e contati da un Funzionario Ministeriale alla presenza di un mio legale. Il secondo motivo riguardava due Istituti per i tirocini: al Don Gnocchi si negava di poterlo fare ma bastò la risposta seccata di un dirigente a farlo diventare idoneo. Il secondo rifiuta sembrava motivato dal fatto che non si conosceva l’Istituto ne il suo Direttore, “un certo” Dott. Pallanti. Per riabilitarlo bastò precisare che il Prof. Pallanti era un Cattedratico di Psichiatria della Università di Firenze del quale la commissione aveva in mano un curriculum di 22 pagine. Veniva poi menzionato un difetto teorico identificabile con l’accostamento fra Evoluzionismo e Psicoanalisi. Dazzi, il poco dotto insegnante di Psicologia Dinamica ignorava che Freud, deciso evoluzionista, nel 1939 aveva scritto che l’aver trascurato la integrazione con l’Evoluzionismo costituiva una occasione perduta dalla Psicoanalisi alla quale occorreva rimediare.
Lo stesso punto di vista era stato espresso da noti Psicoanalisti (Peterfreund, 1971; Holt, 1972; Rubinstein, 1975). In questa domanda che agli inizi coinvolgeva anche altre scuole psicodinamiche veniva spiegato che si trattava solo di miglioramenti proposti da analisti appartenenti a scuole riconosciute; la precisazione venne ritenuta valida e non incontrò nessuna opposizione. Nonostante questo i tre successivi motivi di rifiuto, a dimostrazione della malafede della Banda Dazzotti, sono stati i difetti della casistica; avendo fatto per circa 25 anni il didatta (critico) della SPI ed il cattedratico di Psicoterapia confutare le critiche della commissione non mi è stato difficile. Nella terza domanda ho fatto una mossa che ha messo in difficoltà la sfortunata commissione. Senza modificare la mia domanda teorica ho parlato di Psicoanalisi evoluzionista ed ho allegato una casistica che stava alla base di una ricerca empirica sulla individuazione dei fattori che all’interno di un modello psicologico erano attivi in Psicoterapia. Alla ricerca avevano partecipato tre psicoanalisti ed il Preside della Facoltà di Psicologia che credo sia stato membro della stessa commissione. La ricerca finanziata dal MIUR per tre anni è stata pubblicata nel 2003 da Franco Angeli Editore (vedi Bibliografia). A questo punto la capacità inventiva della commissione ha realizzato due prodigi: annullare la ricerca scientifica italiana e superare ogni forma di illogicità. In Italia un progetto scientifico originale per essere accettato deve dimostrare che è stato già sperimentato all’estero.
Come ciliegina sulla torta il record di illogicità: a una proposta che si fonda sulla negazione alle psicoterapie della possibilità di far guarire la malattie psichiatriche si chiede per essere accetta di dimostrare che la teoria sulla quale si basa è falsa! E non può trattarsi di qualche altro vantaggio perché tutti sanno che le psicoterapie ottengono altri risultati oltre a far “guarire” le malattie psichiatriche. A questo punto saputo da un legale che un ricorso al TAR ha bisogno di 10 anni per decidere qualcosa e dopo che la Procura della Repubblica non aveva ritenuto che in Italia rifiutare il riconoscimento di una scuola inventandosi i motivi costituisse un abuso di Ufficio, ho deciso di smettere di far domande alla commissione Dazzi senza rinunciare al mio progetto di far nascere una Psicoterapia con accettabili basi scientifiche.
Essendo stata nominata una nuova commissione, il Ce.Fi.S.E. ha deciso di presentare al MIUR una nuova domanda per il riconoscimento di una scuola di Psicoanalisi Evoluzionista.
È comunque in programma una scuola di Psicoanalisi evoluzionista non riconosciuta dal MIUR per Medici e Psicologi abilitati nei cui confronti non esistono procedimenti legali quando hanno lavorato come Psicoterapeuti o Psicoanalisti. La scuola si avvale della collaborazione di un studio penalista (andrea.capanni@tin.it) e oltre a quanto detto proporrà le esistenza di una scuola che sviluppa una teoria generale della Psicoterapia con scuole di specializzazione conformi al pensiero scientifico moderno confrontato con un caos in cui pullulano scuole pseudoscientifiche o con gravi difetti teorici oppure contrarie alla scienza e la cui reale funzione è ancora da definire. Mi auguro che possa venire iniziato un procedimento legale cosi che sia chiaro che da il confronto è fra un Ministero della Ricerca Scientifica che riconosce la validità scientifica alle Pseudoscienze (il prototipo e la Psicoanalisi che falsifica i risultati, si inventa una entità che dichiara di non conoscere, dichiara di non far meglio dei placebo) contro una seria proposta scientifica. Per rifiutare questa proposta il MIUR, non potendo rispolverare il patibolo falsifica i dati o va contro ogni logica impedendo qualsiasi confronto.Una terza possibilità è rappresentata dal Counseling che si definisce evoluzionista perche non esiste nessun intervento umano senza una base teorica.
Per far conoscere le mie proposte questo contributo sarà formulato anche in inglese (e ben presto anche in spagnolo) su di un sito web www.scuoladipsicoanalisievoluzionista.com e sulla rivista on line www.mondo evoluzionista.it. Un’agenzia pubblicitaria si occuperà di far conoscere queste iniziative.Voglio sottolineare che tutto il programma verrà realizzato senza scopo di lucro e che tutti gli allievi o chiunque partecipa a questa realizzazione parteciperà anche alla gestione economica.
Bibliografia
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