Dalla California a Stoccolma, i team di scienziati continuano a stupire il mondo. Il cervello, l’organo più complesso e misterioso del nostro corpo, regala alla ricerca nuove scoperte: dalla produzione di calmanti naturali all’autorigenerazione neurologica
Il Diazepam, meglio conosciuto con il popolare nome di ‘Valium’, è un farmaco prescritto dal medico al fine di curare malattie quali insonnia, disturbi d’ansia e talvolta epilessie. È risaputo che il principio attivo del farmaco se preso in dosi eccesive può creare dipendenza nel paziente fino a diventar una possibile ‘droga’. Quindi è un farmaco che va assunto in dosi controllate seguendo le indicazioni del medico curante. Ma, qualche settimana fa, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Neuron una notizia che potrebbe rivoluzionare l’opinione comune riguardo la terapia. Il professor di neurologia e scienze neurologiche, John Huguenard, insieme al suo team di esperti della Stanford University School of Medicine della California, ha scoperto come una parte del nostro cervello produce autonomamente la principale proteina contenuta nel Diazepam. La proteina o peptide (molecole costituite da amminoacidi) si chiama DBI – diazepam binding inhibitor -. Secondo la ricerca effettuata, calma i ritmi ‘nevrotici’ del cervello, contrasta l'insonnia e aiuta i malati cronici di epilessia. La stessa proteina è presente in ogni cellula del corpo e funziona da trasportatore metabolico intercellulare. Ma quella presente nel cervello si presenta con un composto chimico che funge da anti-epilettico naturale (che produce gli stessi effetti neurologici prodotti dall’assunzione del farmaco). Il professor Huguenard ha spiega to che la proteina DBI si lega a recettori nelle cellule nervose trasformandosi in un neurotrasmettitore (una sostanza che porta le informazioni tra le varie cellule del sistema nervoso). Gli esperti dell’Università americana suppongono che la proteina ‘della calma’ si trovi nel talamo, la struttura presente nel cervello che controlla le informazioni neurologiche dei sensi.
La conferma che il cervello umano, l’organo più complesso e misterioso del nostro corpo, regala alla ricerca nuove e interessanti scoperte arriva anche da Stoccolma: Jonas Frisen, professore-ricercatore della Karoliniska Institute, e il suo gruppo di ricerca ha fatto ‘sgranare gli occhi’ a tutta la comunità scientifica europea e a coloro che hanno potuto leggere la notizia sulla rivista Cell annunciando che il cervello umano è in grado di rigenerarsi. Grazie al Carbonio 14, elemento non radioattivo prodotto dai test nucleari degli anni ’60, si possono datare le cellule nervose così da rilevare quali sono sulla via di ‘morte’ e quali hanno appena ‘preso vita’. La scoperta ha dimostrato che circa 1.400 cellule si creano ogni giorno nel nostro organo pensante per poi continuare a rinnovarsi nell’ippocampo (parte del cervello localizzata nella zona centrale del lobo temporale). Secondo gli esperti svedesi questa è la dimostrazione che i neuroni si rigenerano costantemente nel corso della vita umana. La tecnica utilizzata durante la ricerca si basa sul rilevamento delle gradazioni di Carbonio 14 presenti nell’atmosfera (ancora rintracciabili sebbene i test nucleari siano stati vietati dal 1963). Il carbonio è comunque un elemento chimico che continuiamo ad assorbire naturalmente attraverso l'alimentazione (è contenuto in cibi di origine sia vegetale che animale). Ogni qualvolta si raggiunge il livello massimo di Carbonio 14 nel nostro organismo si forma un nuovo neurone. Tutto ciò è confermato dal DNA, che ‘si appunta’ ogni cambiamento che avviene nell'organismo. Analizzando il cervello (con una serie di autopsie), misurando la concentrazione di carbonio 14, Frisen ha scoperto che un terzo dei neuroni presenti dell’ippocampo continua a rigenerarsi.