L’ipotesi di una seconda ondata del Covid 19 in autunno è plausibile e sarebbe di fondamentale importanza incentivare l’impegno nella ricerca di un vaccino senza rischi e adatto a tutti, ma le cose non stanno andando tutte per il verso giusto
Ancora si attendono posizioni chiare e non contraddittorie da parte dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr). E non è ancora possibile reperire risposte certe e rassicuranti, che riconducano la società a una situazione di quasi totale ristabilimento dei propri confini sociali, soprattutto nella vita quotidiana. Dalle testimonianze provenienti dai vari Paesi del mondo, proprio ora si riconoscono delle conclamate differenze nella lotta contro il coronavirus. Adesso, nelle attese di questa lunga estate, speriamo di riuscire ad avvicinarci a comprendere appieno questa pandemia planetaria e, soprattutto, di individuare un vaccino adatto a tutti. Ma le cose non sembrano andare come dovrebbero. L’attenzione di molti esperti in virologia sulla clorochina, per esempio, proviene da lontano, come affermato, sin dal 2003, dalla rivista britannica ‘Lancet’ (Lancet Infectious Diseases, ndr) dal dottor Andrea Savarino, che ne provò l’efficacia “per la natura altamente antinfiammatoria del farmaco”. Quest’ultimo, infatti, avrebbe un potere antivirale, ma soprattutto ‘immuno-modulante’, essendo stato adottato, in origine, per il trattamento dell’artrite reumatoide. Il potere antinfiammatorio della clorochina ha avuto uno speranzoso assenso, circa un mese fa, anche dai virologi francesi, confermato, in seguito, anche da alcuni studi di ricerca italiani. Si è poi aggiunta, sull’argomento, un’ulteriore conferma scientifica francese, sia dal punto di vista statistico, sia pratico, per cui risulterebbe assodato l’effetto immuno-modulante della clorochina, sottolineando l’importanza di tale farmaco ampiamente usato, in passato, anche contro la malaria. Ora, l’attenzione si concentra, però, sui ‘dosaggi’. Si sta cioè cercando una risposta rispetto alla questione di quale sia l’aspetto più adatto - e soprattutto più efficace - e quale la cura definitiva all’epidemia. Infatti, uno studio più recente, pubblicato anch’esso su ‘Lancet’, ha evidenziato alcuni aspetti fondamentali su cui si è cominciato a discutere e che si sono riversati sulle conseguenze di ciò che la cura potrebbe generare, per i suoi possibili gravi effetti sul cuore. La consapevolezza dell’insidiosità del Covid 19 ci ha fatto capire, innanzitutto, come proprio la Cina popolare abbia adottato, come accaduto del resto in altri tipi di pandemie, le misure di prevenzione più adatte, in questo tipo di problemi. Basti pensare alla semplice adozione della mascherina respiratoria anche solo per passeggiare, da anni utilizzata dai cinesi per evitare le alte concentrazioni di idrocarburi nei grandi centri urbani. Insomma, la lotta contro questo tipo di pandemie dovrebbe essere percepita con minori isterie e maggiori consapevolezze. Anche al fine di sostenere e rianciare gli studi sulla ricerca, questo periodo di pandemia si è rivelato, per certi versi, prezioso, poiché ha scompaginato la visione di tanti, i quali hanno sofferto il fatto che essa sia capitata nell’agone della battaglia politica. Lo stesso Donald Trump, che è stato uno dei principali sostenitori dell’idrossiclorochina, ha recentemente sospeso i finanziamenti americani all’Organizzazione mondiale della sanità per questo tipo di farmaco. E gli stessi confronti diplomatici sul tema della prevenzione, dell’emergenza e della sicurezza globale sono diventati di grande rilevanza per le numerose considerazioni preventive circa i rischi pandemici che, ovviamente, permangono, a prescindere dalle tentazioni demagogiche di questo o quel leader politico, o dai ridicoli tentativi dei ‘No Vax’ di impaurire l’opinione pubblica attraverso alcune sommarie superficialità, non sempre in buona fede. Eppure, nonostante tutti questi motivi, l’attenzione verso una cura vaccinale giusta ed efficace, che possa corrispondere alle esigenze di adeguamento di ogni singolo Paese, continua ad avvertirsi con forti punti di contrasto, soprattutto nella strana discussione sulla sospensione della sperimentazione, anche se, proprio sull’idrossiclorochina, la Francia si sia sicuramente esposta, definendola un ottimo farmaco. Eppure, sulla base dei trattamenti preventivi contro il Covid 19, l’utilizzo della clorochina è stato all’improvviso ridimensionato, poiché considerato utile, ma non definitivo. E si sono manifestati continui contrasti e disappunti sulla questione della sospensione dei test, per cui la stessa Oms ha deciso di sospendere la sperimentazione. Esattamente come accaduto nel 2003, si ripresenta una situazione simile a quella già capitata al ricercatore del nostro Istituto superiore di sanità, Andrea Savarino, che propose l’idrossiclorochina già contro la Sars1, riconoscendone la netta efficacia insieme ad altri eccellenti ricercatori, come Roberto Cauda e Antonio Cassone, che in seguito hanno tuttavia dovuto sospendere i propri lavori di ricerca. Dopo quegli studi, infatti, l’Oms ha sospeso anche la ricerca ‘Solidarity’ sull’idrossiclorochina, ribadendo e citando più volte ciò che era nuovamente apparso sulla rivista scientifica ‘Lancet’. Dopo la pubblicazione di alcuni studi più recenti, infatti, non si è potuto dedurre, per la ricerca, alcun altro sviluppo, in quanto la fase di sperimentazione è rimasta coinvolta all’interno di una complessa battaglia politica. Oltretutto, data l’importanza della prosecuzione degli studi degli esperti, sappiamo che l’efficacia dell’idrossiclorochina si fonda su casi già riportati, combinati sui risultati sia della clorochina, sia dell’idrossiclorochina. Tra le conclusioni di queste nuove ricerche, infatti, si legge, per esempio, che “nei sei continenti è aumentato, in associazione agli antibiotici macrolidi, il numero eccessivo dei casi trattati per le patologie cardiache (aumento delle aritmie)…”. L’importanza di una riflessione su questi aspetti della cura, cioè le eventuali controindicazioni del vaccino e su come limitarle al massimo, ormai si concentrano sul versante della “potenziale tossicità dei farmaci” e di ogni fattore di rischio analizzato o pre-esistente. Ovviamente, molti pericoli sono stati associati a soggetti prevalentemente fumatori, oltre che ipertesi o con un elevato indice di massa corporea. Inoltre, i limiti riguardanti lo sviluppo della ricerca su tali aspetti, di visibile e assoluta importanza, non hanno fornito certezze assolute sul fatto che l’uso di alcuni antivirali, come il Lopinavir, in somministrazione a dosi complete "possa incidere nell’aumento dell’aritmia cardiaca". Si aggiunge, vieppiù, che il limite principale sin qui dimostrato dalla ricerca farmacologica e scientifica è proprio quello di non essere riuscita a dimostrare, come ampiamente documentato in letteratura, l’incidenza del fumo di sigaretta e, soprattutto, i reali rischi "sull’uso dei farmaci connessi contenuti in tali studi”. L’interruzione dei progressi è stato, perciò, sostituito da un modello matematico sviluppato dal ricercatore Eduardo Goncalves, dal quale si evince che la clorochina potrebbe avere un impatto tutto sommato limitato sulla soppressione completa del virus. Ciò significa che “le concentrazioni del farmaco nei tessuti sono immediatamente al di sotto di quelle che causano la tossicità” e che potrebbero avere piena rilevanza per la ricerca di una cura definitiva. Si può concludere, pertanto, che anche le stesse affermazioni di Donald Trump, il quale pare abbia assunto, per due intere settimane, l’idrossiclorochina in qualità di farmaco preventivo dell’infezione, siano ora fondamentali per l’attesa di un vaccino. E la consulenza di David Boulware, principale investigatore della ‘sperimentazione clinica randomizzata’ mostra una semplicistica spiegazione, precocemente teorica, sugli effetti positivi e definitivi del farmaco. Alle stesse conclusioni è giunta anche la ‘Trial Recovery’, braccio destro della ‘Discovery’, che dopo essersi resa indipendente nel Regno Unito, ha proseguito con i suoi esperti la sperimentazione sull’idrossiclorochina, ignorando lo studio pubblicato su ‘Lancet’, dove è stata comprovata ed evidenziata la possibile pericolosità del farmaco. Insomma, pur considerando alcuni effetti collaterali inaccettabili, diviene opportuno e necessario affermare, in ogni caso, che una corretta e completa sperimentazione a favore della ricerca sia stata interrotta, ignorando quelli che sono i veri parametri della speculazione. Si attende, ora, una risposta che sia innanzitutto etica e, al contempo, corrispondente al ruolo rivestito, dunque meno contraddittoria e definitiva, da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità, mai così importante come in questo momento.