L’uso delle tecnologie mobile e il multitasking cambiano le capacità della nostra mente influendo sul modo di comprendere e memorizzare le informazioni.
Proviamo a immaginare che da domani mattina, quando ci avviciniamo alla nostra scrivania, nonostante la nostra pressione sui tasti della tastiera del notebook, o di qualsiasi altro computer, non accada nulla. Tutto fermo. L'interno pianeta, per cause ancora ignote, non è più in grado di fornire energia elettrica per i computers. Per tutte le altre attività abbiamo quanta energia occorre, ma per far funzionare i computers non ne abbiamo più Bene. Cosa potrebbe accadere nel mondo? Quali reazioni potrebbero avere le miriadi di persone, aziende, strutture e gruppi sociali che utilizzano i computers di fronte a questo universale cataclisma? Sarebbe decisamente il panico, con un progressivo aumento di ansietà generale, senza contare i pericoli che potrebbero correre tutte le persone che si trovano negli ospedali la cui vita è legata al funzionamento di macchine computerizzate. Questa è la condizione nella quale viviamo tutti i giorni, senza peraltro esserne consapevoli e che, qualora comportasse lo scenario fantascientifico appena proposto, andrebbe a modificare in un batter di ciglia e completamente l’umanità intera, la nostra attuale esistenza e tutte le attività che ci caratterizzano. In effetti, oramai tutto quello che ci circonda ha a che fare con il computer, il quale rappresenta forse l'oggetto-soggetto più utilizzato nelle famiglie del mondo intero e senza del quale non saremmo in grado di svolgere azioni che, comunque in un tempo non lontano svolgevamo senza il suo ausilio. Dalla neurofisiologia noi sappiamo che ogni esperienza vissuta dal nostro cervello modifica la struttura dei collegamenti neuronali, andando praticamente a ri-configurare i circuiti dei filamenti (i dendriti e gli assoni) che tengono in contatto i singoli neuroni e disegnano la rete delle relazioni neuronali. Ecco perché è legittimo attendersi, in un'era in cui i nostri giovani e noi stessi utilizziamo il computer anche per una serie di azioni che prima facevano parte della cosiddetta "vita sociale esterna", un cambiamento evidente nel comportamento umano. Aver sostituito o quasi la vecchia piazza del paese, oppure del quartiere, con un social network significa aver introdotto nella mente, lentamente ma costantemente, la convinzione che le relazioni sociali possono verificarsi soprattutto in rete. In un secondo momento, e solo se lo desideriamo davvero, possiamo decidere di incontrare le persone fisicamente. Oggi, prima ci si scopre/ copre interiormente, con i nostri dialoghi e anche le fotografie contraffatte, poi, si decide se mostrarsi dal vivo per quello che siamo. Ecco allora che il gioco magico dell'illusione e della realtà, tanto amato nella storia antropologica della nostra umanità e relegato alle fiere oppure ai circhi di una volta, diventa oggi una delle modalità portanti con cui ogni persona si mostra all'altro, secondo priorità e atteggiamenti che decide consciamente a priori, ancora prima di stabilire una relazione concreta. E questo cambiamento risulta quasi insignificante rispetto a quello che suggerisce un mio caro amico e collega, Marco Saporiti. Secondo lui, il vero cambiamento che la mente internettiana realizza è legato alla disposizione delle idee nella mente di ogni persona, secondo un criterio di "finestre" che si aprono e si chiudono, e priorità di ricerca, come se fossimo noi stessi diventati dei "motori di ricerca". In effetti, mentre qualche tempo fa, entrati nel supermercato, si vagava tra gli scaffali e si finiva per comprare anche quello che a casa non avevamo pensato di acquistare, oggi, con una mente che ricerca le cose in internet per parole chiave e sintesi, andiamo dritti verso lo scaffale che contiene una certa possibilità di scelta per quello specifico prodotto. Solo quando siamo alla cassa, ed abbiamo terminato di comprare, ci permettiamo il lusso di prendere le ultime cose inutili. Non a caso le casse sono precedute da una ricca esposizione di oggetti spesso inutili e di cui non abbiamo bisogno, ma che nell’attesa catturano la nostra attenzione, finendo spesso nel carrello. Ma i cambiamenti più evidenti, nel nostro modo di mettere in atto alcune fondamentali capacità mentali, come la memoria, la concentrazione, l'attenzione, la lettura, la comprensione dei significati, si proiettano nell'assunzione di nuovi atteggiamenti mentali, che avranno certamente un influsso nelle nuove generazioni. Si predilige con internet una lettura meno complessa e semplice, rispetto alla ricca prosa che troviamo nei Promessi Sposi, e potremo perdere la capacità di interpretare creativamente testi complessi. Controllare contemporaneamente la mail, leggere un testo e guardare la televisione (il cosiddetto multitasking) sarebbe all'origine, nelle azioni della vita quotidiana, della nostra incapacità a discriminare le informazioni rilevanti da quelle meno rilevanti; utilizzare per i nostri appuntamenti e impegni la memoria di Google potrebbe alimentare la perdita della memoria a medio termine che invece si attiverebbe se la rete non venisse in nostro aiuto e così via. Potrebbero essere molte le considerazioni cognitive e altrettante le risposte dei ricercatori, specialmente quando gli si dovesse chiedere verso quali lidi la nostra mente approderà. Avremo sempre i nostalgici delle tradizionali capacità mentali, e coloro che invece, e fra questi mi ci metto anch'io, continueranno a fare appello a una evoluzione che troverà sempre il meglio nello sviluppo delle capacità mentali, ma secondo abilità che continueranno a mutare. La vita, nella sua misteriosa evoluzione biologica e culturale, è più riccamente fantasiosa rispetto alle nostre paure che, se fossero state assunte come qualcosa di certo, ci avrebbero impedito ogni forma evolutiva verificatasi nel passato.
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Questo articolo è tratto dal numero 1 di Periodico italiano magazine versione sfogliabile
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