Intervista alla coreografa del gruppo 'E.sperimenti Dance Company', regista di ‘50 min 50 mq’, uno spettacolo di danze tra gioco e riflessione reduce da una lunga tournée internazionale, promossa dal progetto della Farnesina: #WeAreItalia
Tra le compagnie di danza italiane più attive in Estremo Oriente all'interno di #WeAreItaly, un progetto promosso dal ministero degli Affari Esteri con date a Budapest, Helsinki, Hong Kong, Singapore, Jakarta, Kuala Lumpur, il gruppo ‘E.sperimenti Dance Company’ adesso è pronto a danzare con lo spettacolo ‘50 min 50 mq’ in una tournée nazionale, che ha preso il via in questi giorni e che li vedrà il 5 agosto a Vicenza per ‘Visioni di danza’, presso la basilica Palladiana, l'8 agosto a Ciciliano (Roma), il 20 a Cascia (Pg) e il 28 a Corinaldo (An) per il festival ‘Danza Urbana Corinaldo’. Abbiamo incontrato la coreografa di questo 'e.sperimento' di successo, che ha portanto nel mondo la qualità della danza italiana, poco prima di partire per questa nuova avventura estiva.
Federica Galimberti, cosa può raccontare, oggi, la danza contemporanea? Qual è la chiave di lettura specifica di questo genere di danza, ancora oggi non sempre capito?
“Il contemporaneo si legge con l’occhio contemporaneo. Per noi, la chiave di lettura sono ironia e teatralità. Abbiamo, cioè, la necessità di entrare in contatto con il pubblico, per emozionarlo ma anche per sorprenderlo con l’ironia che ci permettere di essere ‘leggeri’, anche con messaggi ‘forti’...”.
Sul palco, i danzatori di ‘E.Sperimenti Dance Company’ giocano con lo spazio, con la musica, con lo spettatore, restituendo una danza dall’alta qualità e, al tempo stesso, ironica e autoironica: perché questa scelta poetica?
“E’ intrinseca alla nostra capacità di comunicare con il corpo e l’anima, pur mantenendo il contatto con la realtà tra noi e con gli altri”.
La compagnia come ha vissuto la quarantena? Come avete portato avanti le vostre ‘prove virtuali’?
“Non abbiamo mai lavorato così tanto. Nel confronto serrato di idee e movimento, ho corretto e guardato sequenze coreografiche, assoli, terzetti ed ensemble come non mai. Insomma, abbiamo praticamente vissuto una sorta di ‘smart working’ del danzatore. Nel lavoro ‘on line’ abbiamo cercato di utilizzare nuovi metodi per arrivare al pubblico. Per esempio, è stato utilizzato ‘tasc’ o ‘input’, per curare in modo più specifico il movimento e l’interpretazione”.
Dallo schermo del computer al palcoscenico: com’è stato lavorare su questo adattamento e qual è la genesi di questa nuova produzione della compagnia?
“Dallo schermo al palcoscenico, o semplicemente alle prove in sala è stato un ‘momento-shock’: il rivedersi in carne e ossa, il sentire con la vicinanza distanziata è un altro mondo. Quindi, diciamo che tutto il vissuto insieme nei mesi di schermo sembrava ormai un lungo viaggio passato insieme, ma già lontano da noi. Lo spettacolo è nato così, in modo naturale ed esplosivo. E’ stata un’esigenza emotiva e fisica: dare la nostra voce, attraverso il movimento, a tutto questo: impossibile trattenersi. Tutti noi abbiamo lavorato come mai prima. La voglia di rivedersi e di riscoprirsi ha dato vita a nuovi mondi da esplorare insieme e a nuovi obiettivi da raggiungere: è stato magico”!
Dalla scena internazionale a quella nostrana: come cambia la fruizione del pubblico italiano rispetto a quello estero? E qual è la vostra piazza preferita?
“L’estero ci dà la carica per andare avanti, quindi non abbiamo un posto preferito: noi raccogliamo e diamo indistintamente. Presenza e attenzione sono ciò che caratterizzano i pubblici esteri, assetati di conoscere, comprendere, condividere quell’incredibile momento del parto creativo. Abbiamo amato molto, per esempio, il pubblico asiatico nella lunga tournée 2019, che ci ha abbracciato e ancora non ci ha lasciato, interessato e coinvolto in attesa di rivederci”.
Quali sono gli altri progetti in cantiere?
“Una ‘produzione-video’, nata per restare tale, frutto del periodo del ‘lockdown’, che è in montaggio: si tratta di una ripresa dei nostri spettacoli di repertorio fatta anche per dare spazio all’energia creativa che sentiamo ancora. Poi, una nuova creazione che non posso ‘spoilerare’...”.