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21 Novembre 2024

Il doppiaggio è un’eccellenza italiana

di Cinzia Salluzzo Rovituso
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Il doppiaggio è un’eccellenza italiana

Che cosa hanno in comune Tom Hanks, Hugh Grant e Mark Harmon? Molti potrebbero rispondere, a buona ragione, il sex appeal. Senza sapere che, qui in Italia, a 'prestargli' la voce è l'attore-doppiatore Angelo Maggi, una delle voci maschili più interessanti del cinema e della televisione.

Scherzosamente lo potremmo definire 'The voice', ma quello si sa è un soprannome già attribuito nel mondo dello spettacolo. Eppure è proprio la voce che ha delineato il suo percorso professionale. Angelo Maggi è, infatti, un attore-doppiatore fra i più amati nel nostro Paese. Ha iniziato la sua carriera nel segno di Vittorio Gassman, diplomandosi presso la sua scuola di teatro - la ‘Bottega teatrale’ di Firenze - e debuttando con lui a teatro nel famoso ‘Fa male il teatro’. La sua carriera continua in scena come protagonista di ‘Fitzgerald - Il sogno americano’ di Riccardo Cavallo e in ‘Forbici follia’ di Gianni Williams. Interprete nel cinema in ‘Sapore di mare 1 e 2’, ha partecipato alle fiction ‘Maresciallo Rocca’ e a ‘Distretto di polizia’. Negli anni scorsi, ha ricoperto il difficile ruolo nei panni di papa Pacelli nella fiction ‘Paolo VI’ per la regia di Brizio Costa. È uno dei doppiatori italiani più eclettici, voce di Tom Hanks, di Hugh Grant in ‘Notting Hill’, doppia dai grandi interpreti ai protagonisti delle grandi serie televisive. È stato anche la voce di Charlie Crews nella splendida serie televisiva ‘Life’, di Jethro Gibbs in ‘Ncis’ e del commissario ‘Winchester’ nei Simpson. Nel 2010 ha ricevuto il premio ‘Voci d’Imperia’ come miglior voce maschile. 

Angelo Maggi, come ci si sente a essere una delle voci più belle e riconoscibili tra quelle dei doppiatori italiani

“Benissimo: due anni fa ho ricevuto questo premio come miglior voce maschile per il serial televisivo ‘Ncis’, dove doppiavo Jethro Gibbs (Mark Harmon), il protagonista. Da allora, incontro gente sempre entusiasta, che finalmente ascolta dal vivo e vede ‘de visu’ una delle voci che accompagnano la loro vita, quotidianamente, al cinema e alla televisione”.

L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che usa doppiare i film, ma c’è chi li vorrebbe in originale, lei cosa ne pensa? 

“Penso che non sia vero: in realtà, il doppiaggio è diffuso in moltissimi Paesi europei e, negli ultimi anni, si è radicato ancor di più. In Francia, in Germania e in Spagna, per esempio, la professionalità degli attori-doppiatori ha raggiunto ottimi livelli, anche se c’è da dire che, in Italia, la qualità generale del doppiaggio è, a detta di tutti, soprattutto dai distributori americani, la più alta del mondo. Il grande Peppino Rinaldi era solito dire, celiando: “Mi ritengono il più grande doppiatore italiano, ma se gli italiani, come sostengono, sono i migliori doppiatori del mondo, ergo io sono il più grande doppiatore del mondo…”

Qual è il personaggio che ha doppiato al quale è più affezionato?

“L’attore che amo di più doppiare è senza dubbio Tom Hanks, con il quale mi sono confrontato parecchie volte (‘Cast away’, ‘Prova a prendermi’, ‘The terminal’, ‘Polar express’, ‘La guerra di Charlie Wilson’ e così via), ma anche a Bruce Willis e Hugh Grant sono molto legato. Più recentemente, mi sono trovato assai bene con Robert Downey jr. che ho doppiato in ‘Iron man’, ‘Tropic thunder’ e nel film ‘The soloist’. Ma il personaggio che amo di più, dopo quasi 20 anni che lo doppio, è il mitico e napoletanissimo commissario Winchester dei Simpson”.

Lei è un attore eclettico, che ha recitato anche al cinema e a teatro: è diverso in tali contesti professionali doppiare un personaggio? E cosa si prova?

“Faccio quel che amo di più: l’interprete. Cinema, teatro o doppiaggio per me pari sono. Mi diverto sempre e guai se non fosse così. Il doppiaggio, però, è la forma d’arte a cui, nel tempo, mi sono andato più affezionando e alla quale sicuramente dedico la maggior parte del mio tempo. Anche se, negli ultimissimi anni, grande spazio lo sta prendendo anche la poesia”.


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