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21 Novembre 2024

Quegli insoliti ‘investitori’ del calcio-scommesse

di Gaetano Massimo Macrì
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Quegli insoliti ‘investitori’ del calcio-scommesse

Gli scandali e le indagini sul mondo del calcio continuano a scuotere gli animi delle tifoserie e tutto l’ambiente sportivo. Mentre si giocano gli ‘europei’ impossibile non fermarsi a fare una riflessione sull’argomento. Perché il problema non è solo italiano e lede i principi fondamentali dello sport basati sulla corretta competizione sportiva. Lo ‘scandalo del pallone’, secondo le indagini, ha il suo epicentro a Singapore. Risultati truccati, aggiustati ad hoc per riscuotere vincite milionarie, professionisti corrotti, vere e proprie bande organizzate sarebbero tutti elementi di un ‘sistema’ che trova i suoi investitori all’estero. Ce n’è per tutti: gli zingari, gli ungheresi, i croati e poi il capo dei capi, “l’indonesiano” che impartisce ordini dall’Oriente, dove i ‘Signori delle Scommesse’ gestiscono il traffico mondiale delle partite truccate.La procura di Cremona indaga. L’avviso di garanzia consegnato nelle mani di Domenico Criscito (in forza allo Zenit) direttamente a Coverciano, il cuore del ritiro azzurro prima degli Europei 2012, squarcia in due il mondo del calcio. Una ferita al petto che richiama alla mente quei febbrili mesi del 2006, quando, al termine del campionato, un’altra Italia, guidata da Marcello Lippi, partiva per il mondiale in Germania. Allora, come oggi, le decisioni della giustizia sportiva e ordinaria pendevano sulla testa di molti giocatori, ad essere coinvolta era soprattutto un’ intera squadra, la Juventus, ma in quel clima di veleni e tensioni, Buffon e compagni riuscirono ad alzare la coppa al cielo. Oggi, con tutte le similitudini del caso, l’Italia di Prandelli si accosta agli Europei con due differenze fondamentali. Innanzitutto la trasversalità delle indagini, che hanno colpito tesserati di varie squadre delle due massime serie del campionato di A e B. La pesante ondata di arresti, perquisizioni, interrogatori per combine e scommesse milionarie, rischia di trascinare nel pallone professionisti noti e meno noti dello sport nazional-popolare.Ed ecco l’altra differenza, il reato contestato: la Combine (dal francese, letteralmente ‘partita combinata’). E non da parte di qualche dirigente di una singola squadra, bensì da un ampio numero di calciatori che è indagato per aver “aggiustato” i risultati, lucrandoci sopra con scommesse milionarie. Quanto di peggio possa esserci per un calciatore professionista. La macchia più infamante per chi intraprende una carriera che dovrebbe basarsi su onestà, lealtà e sacrifici. Truccare una partita è l’antitesi del calcio. Platinì, in qualità di presidente della UEFA, durante la conferenza stampa che ha preceduto l’avvio dell’Europeo, ha dichiarato in proposito: «Per tutti coloro che si macchiano di combine ci deve essere 'tolleranza zero'. Non devono più giocare.»

 

Le indagini - L’inchiesta Last Bet della procura di Cremona è giunta alla fase due. Il primo capitolo era stato scritto circa un anno fa (ricordate l’arresto di Beppe Signori e Cristiano Doni?). In questa nuova fase, gli obiettivi degli inquirenti sono soprattutto i giocatori della serie A. Due sono le partite importanti, tenute in considerazione dai magistrati: Lazio-Genoa e Lecce-Lazio In manette, in questi giorni, sono finiti tre giocatori: Massimo Mauri, capitano della Lazio, Omar Milanetto, ex genoano attualmente in forza al Padova e Marco Turati, ex del Grosseto.Mauri, che, va precisato, si è costituito spontaneamente, è indagato per Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio 2011. “Era al soldo degli Zingari”, come ipotizza il gip Salvini. Tra le prove, l’incontro a Formello, prima della partita, con lo zingaro Ilievsky. E proprio questo Ilievsky sarebbe il grande corruttore dei calciatori, anche se il vero e indiscusso capo, la mente che tirerebbe i fili della matassa che gli inquirenti stanno cercando di sbrogliare, si troverebbe a Singapore. Non sarebbe, dunque, un fenomeno tutto made in Italy. L’inchiesta sta facendo emergere uno scenario criminale internazionale con l’epicentro in Asia, dove il mercato delle scommesse illegali vale 90 mld di dollari. Il referente mondiale delle operazioni risponderebbe al nome di Tan Seet Eng, di Singapore, detto il “boss”. L’organizzazione avrebbe diverse basi, sia in america latina che nell’est europa e attraverso i vari capi locali, sarebbe riuscita a corrompere arbitri e giocatori in varie nazioni (in Europa, come capi, figurano Ilievsky e Gecic, ma oltre che il gruppo degli ‘zingari’, nelle inchieste si menzionano per esempio i croati e gli ungheresi). Si tratta di un complesso sistema di corruzione e insider trading che non è esente da intoppi. E l’intoppo si è verificato proprio in Italia. Si gioca Gubbio-Cesena, coppa italia. è la partita scelta dagli asiatici per incrementare i loro introiti illegali.Alessandro Zamperini, ex calciatore, “corrotto” da Ilievsky, si presenta da Simone Farina, difensore umbro, prima della partita, nel tentativo di corromperlo con 200 mila euro. Farina non ci sta e denuncia il fatto alla procura federale. «Zamperini», come dirà nella denuncia, «mi disse di aver conosciuto persone con un sacco di soldi, che facevano capo a un soggetto indonesiano».In sostanza, in base al quadro che gli inquirenti stanno delineando, esiste un “boss”, Tan Seet Eng, che dall’oriente impartisce gli ordini sulle scommesse e stanzia i soldi con cui Ilievsky, il regista delle operazioni, corrompe chi può. In questo caso Zamperini, il quale, a sua volta, trova i propri referenti fiduciari: Mauri e Milanetto. Il gioco è semplice, i guadagni facili, con un rischio apparentemente basso di essere scoperti. Mauri, ad esempio, secondo quanto dichiarato dal gip, «manifestava la sua costante disponibilità, a favore del gruppo degli zingari ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite della Lazio nell’ambito del campionato 2011/2012, favorendo la vittoria per una migliore posizione di classifica». Ma chi è davvero questo “gruppo degli zingari” cui spesso gli inquirenti fanno cenno? La domanda è lecita. Perché a sentire Ilievsky, intervistato da Repubblica (Foschini/Mensurati, Repubblica, 11 marzo 2012) «Ci hanno chiamato gli Zingari, Gipsy, come se fossimo una mafia. In realtà non siamo zingari e non siamo nemmeno un gruppo. Noi compriamo informazioni e scommettiamo. E basta. Mi chiamano i calciatori e mi dicono: "20mila su questo o su quel risultato". E io lo faccio facilmente, perché la gente si fida». Ilievsky parla come un novello Tony Montana in Scarface (conosce le battute a memoria). Si muove secondo un codice noto, forse desueto, ma efficace. Per questo la gente si fida. Magari la stazza, con un metro e novanta di altezza per 110 kili, quel viso segnato da una profonda cicatrice e il passato da agente speciale in Kosovo, inducono quel particolare timore, utile in un certo tipo di affari. Perché in fondo, sostiene Ilievsky, è solo questo che fa. Affari. Non ci sono gruppi o organizzazioni. In Italia «si mettono d'accordo, poi scommettono e vendono le informazioni. Quando le vendono a noi, o quando noi le scopriamo ci puntiamo sopra forte. Altrimenti le vendono a qualcun altro. Alla mafia siciliana, a quella albanese, agli ungheresi oppure a Beppe Signori che è uno dei capi del calcioscommesse in Italia. A tutti. Spesso sono gli stessi dirigenti dei club a mettersi d'accordo». E il capo di Singapore, allora? Per Ilievsky sarebbe solo “il mio amico Dan”, un altro scommettitore come lui, uno che fiuta l’affare e ci scommette sopra. Forte.

Il sistema Ilievsky - Il giorno di Lazio-Genoa, una delle partite nel mirino degli inquirenti, Ilievsky atterra a Fiumicino. Prima telefona al suo “amico Dan” e poi si incontra con Zamperini. Restano insieme diverse ore. In particolare, le celle telefoniche dimostrano che i due erano insieme a Formello, presso il centro sportivo della Lazio, tra le 12:42 e le 12:45. Qui incontrano Mauri, con cui prendono accordi. Poco più tardi risultano agganciati al Duke, l’hotel in cui alloggiavano i giocatori del Genoa. Al Duke si accordano con Milanetto. La combine, dunque, è stata organizzata. Non rimane che puntare. Così entrambi, Ilievsky e Zamperini, si spostano all’agenzia di scommesse Gold Bet. Siamo alle 14:50. Il calcio di inizio avverrà alle 18. 

Mafia, camorra, ‘ndrangheta - Dalle indagini emerge ancora un’altra figura importante: Altic Safet, un albanese, pregiudicato, in stretti legami con la cosca siciliana dei Fiandaca. Le intercettazioni confermano numerose conversazioni telefoniche con Sculli e Kaladze. Con Sculli, in particolare, i contatti sono quasi quotidiani. Inoltre, Altic sembra bene inserito nel sottobosco del Genoa calcio. Ha legami che potrebbero essere pesanti con due appartenenti del gruppo ultras genoano. Si tratta dei fratelli Morso, entrambi pregiudicati di origine siciliana. Con l’aiuto di Sculli, che attraverso Zamperini, Milanetto e Mauri era al corrente della combine, Altic organizza una raccolta di denaro per scommettere su Lazio-Genoa. I due compagni di scommesse, Altic e Sculli, hanno un asso nella manica da poter sfruttare in futuro, nel caso ce ne fosse bisogno. Sculli, via telefono, confida ad Altic di avere alcune foto compromettenti di “Paperone” (Luca Toni, ex Genoa) che lo ritraggono in atteggiamenti intimi con diverse ragazze. Toni è sposato (proprio recentemente ha annunciato la perdita del primogenito durante il parto).Vale la pena precisare alcuni punti su Sculli. Genoano, in prestito alla Lazio per un anno e poi rientrato al Genoa. Fu squalificato già dal tribunale sportivo. 8 mesi per Crotone-Messina, campionato di B del 2001. Detto Peppe, calabrese, della locride, secondo gli inquirenti, non sono da sottovalutare i suoi legami di parentela, che lo collocano «in un contesto degno del massimo rispetto». è nipote, infatti, di Giuseppe Morabito, ‘U Tiradrittu’ «esponente di spicco della 'ndrangheta (…)un mondo potenzialmente interessato a trovare canali di investimento e di riproduzione delle somme di cui dispone».Negli atti della procura finisce anche la camorra. Angelo Senese, di Afragola, affiliato al clan dei Moccia e pluripregiudicato, dalle indagini della procura, risulta che viene spesso contattato da Zamperini. Già. Zamperini. Sempre lui. Una costante presenza la sua. Si tratta di un ex calciatore, con un passato di militanza in varie squadre (Cisco Roma, Ternana e da ultimo Ventspils, in Lettonia). Più che per le sue imprese sportive, fatte di poche presenze e ancor meno goals, Zamperini è noto alle cronache gossippare per l’amore verso il lusso, le auto sportive e le belle donne (avvistato in dolce compagnia con Nicole Minetti, si, proprio quella Nicole Minetti del Bunga Bunga). Il reclutatore dei “Signori delle scommesse” orientali e slavi, a cui comunque certo non mancavano denari, essendo proprietario di vari stabilimenti balneari di Fregene, è il collegamento tra mondo del calcio e scommettitori. Il pentito Gervasoni, ex Piacenza, sostiene che fu proprio Zamperini a mettere in contatto Ilievsky con Mauri. E dopo Mauri fu la volta di Milanetto che, mostratosi interessato, lo presentò ad altri giocatori.Intanto, vista l’avanzata fase a cui sono giunte le indagini, il gip Salvini ha revocato la misura degli arresti domiciliari per Mauri e Milanetto «non potendosi ravvisare alcun pericolo di fuga, né la reiterazione di analoghi reati». L’accusa, ricordiamolo, è associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva.

Non va dimenticato, poi, che c’è pure la giustizia sportiva, il cui corso è giunto ormai alla conclusione. La fase dibattimentale è terminata il 5 giugno e lunedì dovrebbero essere pronunciate le sentenze della Commissione Disciplinare. Il procuratore Stefano Palazzi ha avanzato le richieste di pena, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura di Cremona. Sono attesi 51 verdetti.

In tempi nemmeno troppo lontani - i più esperti lo ricorderanno - anche se qualche turbolenza poteva scuotere il mondo del calcio, esso sembrava mostrare comunque uno spirito diverso, un istinto volto a presidiare e salvaguardare il buono dal marcio. Un episodio su tutti: 1979. Luciano Moggi è appena passato dalla Juve alla Roma, dopo un insanabile diverbio con il presidente Boniperti. Si gioca Roma-Ascoli e Lucianone viene avvistato dai dirigenti ascolani, alcune ore prima della partita, in un ristorante assieme alla terna arbitrale. La Roma vince e il neo presidente giallorosso, Dino Viola, tronca le polemiche seguite dopo l’incontro, licenziando Moggi. Si tratta solo di un esempio, non si vuole elogiare o denigrare il comportamento di quei protagonisti. Oggi scelte così nette non se ne vedono nemmeno all’orizzonte. Forse ha ragione lo Scarface zigano (Ilievsky), quando osserva che «In Inghilterra non succede (…) in Italia si mettono d’accordo e vendono le informazioni» e se non le vendono a loro le «vendono a qualcun altro». Avanti il prossimo, allora.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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