Dopo la lunga quarantena, è ripartito il campionato di calcio, anche se a ‘porte chiuse’: proviamo dunque a colorare questa strana estate 2020 con le maglie dei nostri beniamini sportivi
Anche senza le coreografie dei tifosi, il ‘pianeta calcio’ ha riaperto i battenti dopo la pandemia da coronavirus. Fa piacere rivedere le nostre squadre di calcio in campo con le loro divise sociali, le quali possiedono una storia non così distante dai canoni estetici dell'arte. I colori di una società sono infatti stabiliti nel loro atto costitutivo. E la scelta dei colori può discendere da diverse motivazioni: i colori della città di provenienza o le volontà dei suoi fondatori. Interessante citare il caso della Juventus, che deve i suoi colori, il bianco e il nero, all'errato invio di maglie rosse e bianche richieste a una fabbrica tessile di Nottingham. In ogni caso, nel nostro campionato sono catalogati varie tipologie di ‘maglie’: 6 a tinta unica, 21 bicolori, 1 a tre e 1 a quattro colori. I più presenti risultano essere il rosso, il bianco, il blu, il nero, l’azzurro e il giallo. A livelli decisamente inferiori completano la ‘tavolozza’: il verde, il granata, il celeste, l’amaranto, il grigio, il viola, il rosa e l’arancione. Il rosso e il bianco sono le tinte più utilizzate, dando vita anche alla combinazione più diffusa. Notevole anche la presenza dei colori rosso-blu e giallo-blu, che si richiamano ai colori complementari. Poi ci sono le squadre giallorosse, le formazioni in azzurro e quelle granata. Infine, le compagini in bianco-nero e quelle biancazzurre. Non moltissime le squadre in rosso-nero e quelle in bianco-blu. Interessante andare a scovare le squadre in nero-verde come Sassuolo e Chieti, quelle amaranto come il Livorno, quelle bianco-verdi come l’Avellino e quelle in totale completo bianco, come la Pro Vercelli. Infine, la Fiorentina mantiene il suo tradizionale viola come colore sociale, molto originale. Completano il quadro le squadre ‘cerchiate’: in blu, bianco, rosso e nero la Sampdoria; in rosa-nero il Palermo; in nero-blu il Latina; in rosso-verde la Ternana; in blucleste l’Albinoleffe; in azzurro-giallo la Carrarese; in grigio-rosso la Cremonese; in azzurroverde la squadra di Salò; in arancio-nero-verde il Venezia; in grigio l’Alessandria; in giallo-verde la rappresentativa di Melfi. Passiamo adesso in rassegna le particolari vicende dei colori sociali di alcune squadre del nostro campionato di calcio e delle principali rappresentative nazionali, al fine di fare un piccolo ‘viaggio’ attraverso gli splendidi colori di questo sport.
Atalanta
La squadra di Bergamo non sempre ha avuto il nero-zzurro come colori sociali: dal 1907 al 1919, l’Atalanta vestiva in bianco e nero, come la Juventus, ma nel 1920, dopo la fusione con la Bergamasca calcio i cui colori erano il bianco e l’azzurro, venne eliminao il bianco, comune ad ambedue le squadre e venne adottato il nero dell’Atalanta in abbinamento con l’azzurro della Bergamasca.
Bologna
Il rossoblù che caratterizza la maglia del Bologna nasce da molto lontano. Quando il club fu fondato, il suo capitano di allora, Arrigo Gradi, si presentò agli allenamenti con la divisa del collegio che stava frequentando: lo Schonberg. Dal 1910, il rosso e il blu restarono i colori sociali del Bologna, ma la maglia assunse le strisce verticali.
Cagliari
Il primo completo adottato dal Cagliari era in bianco. In seguito, si passò al nerazzurro per circa 6 anni e, nel 1927, vennero adottati i colori rosso e blu, che sono quelli presenti nella bandiera comunale del capoluogo sardo.
Fiorentina
Anticamennte, la Fiorentina vestiva in biancorosso, che sono i colori della città di Firenze. Nel 1929, in occasione di un’amichevole, fu indossata per la prima volta la maglia viola con il ‘giglio’ sul petto: la scelta ebbe un riscontro favorevole e non fu più abbandonata. La leggenda narra che il viola fu la conseguenza di un lavaggio errato delle maglie biancorosse. In realtà, fu Luigi Ridolfi, fondatore del club fiorentino, a sceglierlo come colore ufficiale della squadra.
Genoa
Bianco al debutto, a righe verticali biancoblu poco dopo: questi furono i primi colori delle maglie del Genoa, la compagine più antica d’Italia. Nel 1901, dopo la morte della regina Vittoria - il socio Rossi, con 5 voti a favore e 4 contrari - riuscì a far sì che venisse adottata una nuova divisa, che includesse anche il granata e il blu scuro in onore alla bandiera britannica. Questa combinazione divene definitiva e fu deciso di disegnare una maglia a quarti con i due colori. Al bianco vennero riservati unicamente i risvolti.
Internazionale di Milano
Nero come la notte, blu come il cielo notturno: questa la scelta di Giorgio Muggiani, fondatore dell’Inter, che decise di immortalare i colori della notte che aveva visto nascere il club meneghino, scegliendoli come colori sociali, che la squadra ha sempre indossato. L’unica eccezione fu rappresentata dalla stagione 1928-29, dopo la fusione tra l’Internazionale e la Milanese, nacque l’Ambrosiana-Inter, che adottò una maglia bianca con al centro una croce rossa, ispirata allo stemma della città di Milano. Ma già nella stagione successiva ci fu il ritorno in nerazzurro.
Juventus
Maglia rosa e papillon nero: questa la prima storica divisa della Juventus fino al 1903. Tuttavia, il rosa scoloriva facilmente e fu così che John Savage, calciatore bianconero nato a Nottingham, pensò di commissionare a un’azienda tessile della sua città delle maglie che riprendessero i colori del Nottingham Forest: rosse con i bordi bianchi. Un errore di consegna fece recapitare a Torino le maglie dell’altra squadra della città inglese, il Notts County, a strisce bianconere.
Lazio
Luigi Bigiarelli, uno dei fondatori della Lazio, era affascinato dalla rinascita dell’ideale olimpico e decise di omaggiare la Grecia, patria della prima Olimpiade moderna, disputata ad Atene nel 1896, attribuendo al nuovo club romano, i colori della bandiera della Grecia.
Milan
“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero, come la paura che incuteremo agli avversari”. Queste le parole di Herbert Kilpin, un manager inglese fondatore del Milan, che ebbe le idee chiare fin da subito, sia sui colori sociali, sia sul simbolo della squadra appena fondata. Bianco e nero, invece, sono sempre stati i colori che hanno contraddistinto pantaloncini e calzettoni. In particolare, i pantaloncini neri vengono adottati nelle trasferte difficili, per motivazioni psicologiche.
Napoli
Azzurro e blu sono da sempre i colori del Napoli. Azzurro come il mare, blu come il suo cielo. La prima maglia era disegnata a strisce verticali azzurre e blu. Col passare del tempo, però, l’azzurro divenne il colore simbolo del club. La maglia diventò presto monocromatica e l’azzurro fu accompagnato, gradualmente, più dal bianco che dal blu.
Parma
Il giallo e il blu sono colori storici del Ducato di Parma adattati alla maglia del club sottoforma di grandi scacchi. Dopo pochi anni, però, la divisa assunse il colore bianco con una croce nera sul petto. Negli anni ’50 del secolo scorso, per ragioni scaramantiche, vi fu un ritorno al gialloblù, ma dopo appena 7 anni dopo venne ripristinata la maglia bianca con croce nera. Nel 1984, per ragioni commerciali, la croce nera viene abbandonata e la maglia diventò bianca con maniche gialloblù.
Roma
La storica squadra nata nel quartiere Testaccio assunse, sin da subito, i colori comunali della capitale d’Italia: il rosso porpora e il giallo oro, che sono quelli del gonfalone del Campidoglio. Sebbene i giocatori della Roma siano comunemente definiti ‘giallorossi’, salvo rarissime eccezioni la maglia indossata è stata sempre unicamente rossa, con qualche risvolto giallo (il colletto a V nella prima storica maglia e numeri in seguito).
Sampdoria
La maglia della squadra genovese, a differenza della maggior parte delle altre, presenta ben quattro colori. Il motivo va ricercato nella fusione avvenuta tra la Sampierdarense e la Andrea Doria, avvenuta nel 1946, che generò il nome steso della Sampdoria e la nuova maglia. Il biancoblu dell’Andera Doria e il bianco-rosso-nero della Sampierdarense diedero perciò vita a una maglia blu, cerchiata sul petto da una ‘fascia’ bianco-rosso-nera con al centro lo scudo di San Giorgio, santo protettore della città di Genova. Da qui il termine ‘blucerchiati’, che identifica in maniera inequivocabile i suoi giocatori.
Spal
La società ferrarese fu fondata dal sacerdote salesiano Pietro Acerbis, responsabile di un oratorio. Per questa ragione, i colori scelti per quella che inizialmente era una polisportiva, furono il bianco e l’azzurro, che contraddistinguono lo stemma dell’ordine dei salesiani di San Giovanni Bosco. L’unica eccezione ebbe luogo negli anni della seconda guerra mondiale, durante i quali la squadra indossò il bianco-nero presente nella bandiera della città.
Torino
Il Torino non è stato sempre granata: la prima divisa di gioco era composta da righe arancio e nere. Tuttavia, quei colori ricordavano quelli degli Asburgo, nemici storici dei Savoia, perciò fu deciso di modificarli. La scelta cadde sul granata in onore alla ‘Brigata Savoia’, che nel 1700 aveva liberato la città di Torino e il cui simbolo era un fazzoletto color sangue.
Udinese
Il bianco e il nero, colori della città di Udine, sono sempre stati i colori sociali del club friulano. Inizialmente, la maglia era nera decorata con una stella bianca, ma poi si passò al bianconero. In seguito, il bianco divenne dominante e al nero furono riservate le decorazioni.
Adesso passiamo in rassegna le vicende di alcune rappresentative nazionali, quelle storicamente più importanti del panorama calcistico internazionale.
Italia
Nel 1910, alla sua prima partita ufficiale, la nazionale scelse il bianco, presente nella nostra bandiera. Dall’anno successivo, invece, si decise di assegnare alla nostra rappresentativa nazionale l’azzurro, colore dei Savoia regnanti all’epoca, mentre il bianco venne retrocesso come ‘maglia di cortesia’. Ai mondiali del 1938, in pieno regime fascista, l’Italia si presentò in campo contro la Francia, padona di casa, in completo nero. La cosa strana è che, dopo aver perso la guerra e istituito la Repubblica, l’azzurro sia rimasto come colore delle maglie della nostra nazionale. Probabilmente, l’associazione con la vittoria dei due mondiali del 1934 e 1938 e il desiderio di continuità hanno avuto la meglio e la maglia azzurra è diventata un’icona mondiale. Lo stemma sabaudo, però, venne sostituito dallo scudetto tricolore.
Olanda
La bandiera olandese è notoriamente rossa, bianca e blu. Ma ancor più notoriamente, la loro maglia è di uno splendido arancione: un colore rimasto impresso a tinte indelebili dopo i mondiali del 1974 e del 1978, in Cruijff e compagni hanno sbalordito gli appassionati di calcio di tutto il mondo per il suo ‘calcio totale’: si difende tutti insieme, si attacca tutti insieme. L’arancione, in realtò, è il colore di livrea della casata degli Orange, che da secoli è la famiglia reale dei Paesi Bassi.
Germania
La Germania di oggi sfoggia una riconoscibilissima bandiera nera-rosso-gialla, ma la sua nazionale ha la maglia bianca. Il motivo è storico e si rifà alla vecchia bandiera del 1906 – anno di esordio nella nazionale tedesca – derivata dalla fusione dei colori dell’impero prussiano e della lega anseatica. Dopo il regime nazista, il bianco della maglia e il nero dei pantaloncini sono stati mantenuti per tradizione e continuità, ma è stato tolto il colletto rosso usato durante il Terzo Reich. Negli anni ’90 sono stati aggiunti riferimenti all’attuale bandiera, come nella meravigliosa maglia proposta ai mondiali di Italia 90.
Brasile
Fino al mondiale brasiliano del 1950, il Brasile vestiva una limpida maglia bianca, alle volte con maniche bordate di blu o con i pantaloncini blu. Ma la disfatta del ‘Maracanazo’ sconvolse il Paese e anche la maglia ricevette numerose critiche: i colori non erano ritenuti nazionalistici e il bianco soffriva di un vuoto simbolico, psicologico e morale. Si decise, pertanto, di cambiare e fu indetto un concorso per disegnare la nuova nuova maglia, che doveva comprendere i 4 colori della bandiera brasiliana: il blu, il bianco, il verde e il giallo. Vinse un ragazzo di nome Aldyr Garcia Schlee dopo centinaia di bozze scartate, il quale era giunto alla conclusione che la maglietta dovesse essere, fondamentalmente, gialla, legata al verde e al blu dei pantaloncini o dei calzettoni.
Argentina
Maglia a strisce verticali bianco-celesti, la maglia della squadra argentina riprende i colori della bandiera, invertendone il senso ma rispettando il codice non scritto nato dopo la scissione fra la squadra di rugby e quella di calcio: fasciato per i primi, palato per i secondi.
Croazia
La Croazia è uno Stato giovane, quindi niente maglia ‘piena’, bensì un bellissimo e originale ‘scaccato’ bianco-rosso, come lo scudo posto al centro della bandiera.
Spagna
La nazionale di calcio spagnola sin dal 1920 utilizza come colore principale il rosso, da cui discende la definizione: ‘Furia Roja’ o più semplicemente: la Roja. Con gli anni, si sono aggiunti anche il giallo, presente nella bandiera spagnola e il blu per i pantaloncini. I calzettoni neri sono l’ultimo richiamo rimasto al regime ‘franchista’.
Regno Unito
Le 4 nazionali della Gran Bretagna, - Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda - storicamente si richiamano al colore della loro bandiera: il bianco come il campo attraversato dalla croce di San Giorgio per l’Inghilterra; il blu della croce di Sant’Andrea per la Scozia; il rosso come il colore del drago che sovrasta la base bianco-verde, simbolo del Galles; il verde, colore del trifoglio di San Pratizio, tanto caro agli irlandesi. Anche quelli dell’Irlanda del Nord, ovviamente.
Francia
La Francia debuttò contro il Belgio nel 1904, in una partita che si è conclusa con un pareggio per 3-3 a Bruxelles. Per l'occasione, i giocatori transalpini indossavano una maglietta bianca. Solo nel 1908 inizierà a indossare il caratteristico colore blu della secolare dinastia dei Capeti. I grandi valori repubblicani francesi fanno, dunque, eccezione nella divisa sportiva del Paese.