Lo ‘squalo-Juventus’ sbrana una Lazio un po’ noiosa, mentre la Roma tiene il ‘passo’ con l’ennesima vittoria sofferta; in ‘coda’ alla classifica, tutto sembra già deciso a gennaio (e non è la prima volta...)
Al calcio d’inizio di Juventus-Lazio, le ‘cassandre’ erano già pronte a intonare, con malcelata goduria, il ‘de profundis’ per la ‘vecchia signora’, ultimamente in crisi di gioco e pure di risultati. Ma tali ‘uccelli del malaugurio’ non avevano tenuto conto di un dettaglio, che tanto dettaglio non é: la Juventus, quando sta ‘incacchiata’ come uno ‘squalo bianco’ a digiuno forzato, nei suoi 120 e passa anni di Storia in serie A non ha mai risparmiato nessuno. Nemmeno quel poveraccio del buffo e un po’ ridicolo ‘pesce-cofano’. La Lazio vale un filo di più del ‘pesce-cofano’, ma la banda di ‘Inzaghino’, finora sempre concentrata e determinata a non mollare mai sino al 97esimo minuto, stavolta deve aver fatto le ore ‘piccole’ in qualche ‘priveé’ del torinese, perché dopo lo sfolgorante goal del ritrovato ‘asso’ argentino Dybala al quarto minuto, si è placidamente addormentata sull’erba dello ‘Stadium’ per tutto il resto della partita, facendo una 'figura barbina'. Vero è, che il 'raddoppio juventino', siglato dieci minuti dopo grazie alla combinazione vincente fra 2 vincenti, come Mandzukic e Higuain, con velenoso tocco spiazzante ‘sotto porta’, deve aver convinto i ‘lazialotti’, ancora piuttosto immaturi per le grandi ‘vette’, che non vi fosse più nulla fare per risalire la ‘china’. Pertanto, tra 'sbadigli' e ‘ronfate’ invereconde, l’incontro è andato avanti noiosissimo come un allenamento infrasettimanale fra i titolari e un manipolo di ‘magazzinieri ubriachi’, tanto rispettabili quanto il mai dimenticato ‘supermegapippeiro’ Ivan de la Pena, sbertucciato a ogni tocco di pallone quando gli riusciva di toccare palla (più o meno, uno a partita, ma talmente geniale da lanciare il contropiede avversario per l’inevitabile goal...).
Comunque sia, se lo ‘squalo-Juve’ ha ripreso a divorare avversari per entrare nella leggenda con 6 scudetti, uno appresso all’altro, impresa mai riuscita a nessuno, bisogna anche segnalare la ‘zanzara-Roma’, più fastidiosa e perfida che mai. Infatti, pur senza dare spettacolo, la squadra capitolina è riuscita a battere con un ‘gollonzo’ di Dzeko, forse irregolare, un volitivo ma poco incisivo Cagliari. Riflessione a margine su questa ‘storia’ che il calcio debba essere per forza uno ‘show’: si vuole lo spettacolo? Bene, c’è un cinema vicino a ciascuno di noi. E se si vuole lo ‘show’, si può sempre andare al cinema e farsi una bella ‘dose’ di ‘Dolby surround’. Oppure, a un qualsiasi circo senza animali (il circo con gli animali è infatti una delle infinite e vergognose barbarie ‘made in human’...).
In ogni caso, anche i ‘nodi’, quando vengono al pettine, possono essere spettacolari. Difatti, è merito di un forte Napoli l’aver smascherato il reale valore (molto basso, più dei 7 nani, che non erano proprio dei giganti...) del troppo a sproposito celebrato Milan di Montella, capace non solo di perdere in casa col ‘ciuccio’ di Sarri, ma soprattutto di totalizzare la cifra ‘record’ di 5 punti in 5 gare. Non bastano più i ‘lampi di classe’ di Suso o Bonaventura, se poi il resto della squadra ‘rossonera’ non sa mai bene cosa fare. Dopo l’illusoria ‘Supercoppa natalizia’, il Milan ha dimostrato idee molto chiare sul come far male ogni cosa per non sbagliare, fedele al motto: “Niente fare niente/tutto sbagliare”.
A Bologna, ospite il Toro, segna una doppietta l’altalenante Dzemailli, che finalmente ‘imbrocca’ una giornata ‘giusta’ e fa ‘secco’ il fin troppo serbo Sinisa Mihailovic, mentre l’Inter, invece, scavalca ‘el diablo’ col promettente Joao Mario, in goal a venti minuti dalla fine in casa di un Palermo che sta rotolando mestamente verso la serie B, in quel “burone della maranella” tanto caro al mitico Alberto Sordi di ‘Un’americano a Roma’. E se una ‘piccola lode’ va tributata al coraggioso e sfacciato ‘Crotone-Giamburrasca’, capace di pareggiare due volte in casa del Genoa, dove la Juve aveva perso e pure male, l’esecrabile sconfitta interna del Pescara per mano del Sassuolo ci induce a una ‘fanta-amara’ riflessione sui criteri di retrocessione in serie B: c’era tanto, ma davvero tanto, più pathos e incertezza quando, ai bei tempi, la serie A era composta da 16 squadre in cui le ultime 3 retrocedevano. E anche quando tornò il girone a 18 e in ‘B’ ne scendevano 4, la lotta per non subire l’onta dello ‘sciacquone tirato’ a fine stagione era appassionante come un 'palio stracittadino'. Purtroppo, le solite ‘logiche di potere’ (e di incassi...) hanno portato a 20 il numero delle compagini iscritte nella ‘massima serie’, determinando, inevitabilmente, un terrificante abbassamento di qualità tra le squadre più deboli, che infatti perdono una volta sì e l’altra pure. Non è la prima volta, infatti, che già a gennaio si conoscono i nomi delle 3 formazioni destinate a retrocedere. E, ormai, non ci si fa più caso: regalasi 3 punti a tutti. Prendano, signori, prendano i 3 punti, che a voi fan comodo e a noi, già retrocessi, ci faranno rifare la squadra in B: dunque, perché battersi? ‘Mon dieu’, che tristezza! La quartultima in classifica, tanto per fare un esempio chiaro e ‘squallido’, cioè l’Empoli, vittorioso sull’Udinese, ha 11 punti in più della terzultima e della penultima (Crotone e Palermo) e 12 più del ‘ridicolo’ Pescara: come giocheranno queste 3 squadre da qui al termine del torneo, senza più l’obiettivo di potersi e doversi salvare? Tale grottesca situazione, ormai da anni è sotto agli occhi di tutti coloro che hanno occhi per vedere e menti oneste per pensare. Per fortuna, il nostro direttore ci consente queste critiche, anche perché in pieno ‘brodo di giuggiole’ per la vittoria dell’Atalanta sulla Samp, grazie a un calcio di rigore realizzato da Papu Gomez e una squadra imbottita di ‘ragazzini’ della fortissima ‘Primavera’ bergamasca. Un patrimonio, il ‘vivaio atalantino’, che si spera non venga ‘svenduto’ nel giro di poche stagioni per esigenze di bilancio societario. Anche al fine di mantenere la ‘dea orobica’ al proprio meritato titolo e livello: quello di ‘regina delle provinciali’.
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