La Juve batte di misura la Roma grazie a un’invenzione di ‘ciccio-panza’ Higuain e s'invola a + 7 punti di vantaggio sui giallorossi: campionato finito? Ai posteri la non ardua sentenza
Il giuoco del calcio, lo sanno bene anche i bambini del più sperduto villaggio della Papua Nuova Guinea, è la più potente metafora della vita. Fare ‘goal’ a qualcuno è il sogno di scagliare un pallone in fondo a una rete difesa da un portiere, per esprimergli una supremazia giocosa, in apparenza, ma serissima nella sostanza del simbolismo gestuale. Il footbal, tuttavia, è anche la frustrazione atavica di chi quel goal lo subisce, per l’evidente e malinconica rappresentazione della sconfitta, che della vittoria è il più terribile e inevitabile contraltare. Come nel sottovalutato capolavoro di Flavio Mogherini, ‘Le braghe del padrone’, in cui il bravo attore Enrico Montesano, nel ruolo del ‘poveraccio’ in cerca di un lavoro purchessìa, prova l’affascinante e ambiziosa ‘scalata’ al successo guidato da un ‘diavolo’ - suo cinico ‘alter ego’ sul modello del dottor Jeckill e mister Hide - per poi cadere rovinosamente vittima di un destino già segnato, chi è abituato a vincere sa come farlo e, alla fine, vince sempre o quasi. Viceversa, chi vorrebbe trionfare o sogna di avere scudetti e coppe prestigiose, ma soffre di complessi di inferiorità, il più delle volte perde. Ecco spiegata la morale del ‘big match’ di sabato scorso, che avevamo presentato in ‘pompa magna’ come un possibile punto di svolta del campionato di calcio per la pur valida compagine giallorossa di Spalletti, la quale puntualmente ha invece confermato il secolare condizionamento del ‘povero’ rispetto al ‘ricco’, in una sorta di ‘lotta di classe’ del terzo millennio. Insomma, come al soltio ha vinto la Juventus. Ha vinto di poco (1 a 0), soffrendo il ‘ritorno’ orgoglioso di una dignitosa Roma, ma ha saputo capitalizzare al massimo la prodezza da vero fuoriclasse di Gonzalo Higuain, detto "o’ chiattone" dai suoi detrattori. ‘El pipita’ sarà anche un po’ sovrappeso, ma se escludiamo i due fenomeni Messi e Cristiano Ronaldo, che peraltro, a dispetto dei loro 9 ‘palloni d’oro’ ancora devono dimostrare veramente quanto valgono davvero (ed è per questo che li attendiamo fiduciosi qui in Italia, dove abbiamo le difese più arcigne dell’intero ‘globo pallonaro’, ndr), il più talentuoso attaccante al mondo è proprio il ‘ciccio-panza’ argentino. La Roma rimane una buona squadra, ma lo scudetto tricolore pare voglia restarsene ancora un po’ all’ombra della Mole Antonelliana. Per la seconda ‘piazza champions’, i 'lupetti di Trigoria' dovranno battagliare con sagacia per respingere gli attacchi del pirotecnico Napoli, che tra Cagliari e Torino ha soffiato palloni in rete a ‘forza 5+5’ di Sarri e Navarrone, con un Mertens goleador mai visto prima. I nostri dubbi sul Milan hanno trovato puntuale conferma nel disdicevole pareggio casalingo al cospetto della solita fastidiosa ‘Atalanta tse-tse’. E con la bella vittoria della Lazio a spese di una volenterosa, ma niente di più, Fiorentina, sono proprio gli ‘aquilotti’ di Inzaghi a dividersi la terza piazza col ‘ciuccio partenopeo’. Ma, esattamente, chi è terzo e chi è quarto? Di sicuro, ora il Milan è quinto e l’Atalanta sesta, mentre a minuscoli, impercettibili ‘passetti’ l’allegra banda di ‘svitati’ dell’Inter compie qualche progresso, battendo fuori casa un Sassuolo, ormai in piena crisi d’identità. I nerazzurri di Pioli hanno comunque gettato le 'basi' per un pronto ritorno al successo, pronosticabile non più tardi del 2099 con destinazione spazio, ben lontani dal pianeta Terra, che proprio non fa per loro: conveniamone. Sorridono, a spese rispettivamente di un’abulica Sampdoria e di un Crotone ‘sprecone’, il Chievo e l’Udinese, tranquille a metà classifica, mentre si tira fuori dal ‘pantano melmoso’ dei bassifondi il Bologna, che passeggia tra i resti del derelitto Pescara, ormai soprannominato: ‘Mai ‘na gioia, mai ‘na vittoria’. Se l’Empoli, battendo il Cagliari, può conservare fondate speranze di non finire nel ‘purgatorio’ della serie ‘B’, i sardi da domenica sera possono fregiarsi del clamoroso e non proprio edificante record di squadra più ‘impallinata’ d’Europa: 39 goal subìti in 17 partite giuocate, alla ignominiosa media di 2,29 reti al passivo per ogni singolo incontro sostenuto. Nemmeno l’Fc Ulysses, squadra di acclarati ‘pipponi’ armeni, ha fatto peggio. Ma il vero e più eclatante colpo di scena è la sconfitta casalinga del sinora ‘spietato’ Genoa (solo in casa, però, perché in trasferta vale poco meno di una surreale ‘banda del buco’, ndr) contro un Palermo ‘incazzatissimo’ (non si sa bene con chi...) col punteggio di 3 a 4, dopo una rimonta che vedeva i 'grifoni' in vantaggio per 3 a 1. Forse, se i ‘siculi in rosanero’ sono riusciti in cotanta impresa grazie a un goal nel finale di Trajkovski, è un po’ anche merito nostro, per aver saputo toccare le ‘corde giuste’ dell’orgoglio palermitano dileggiando, la settimana scorsa, il regista Tarkovski. Probabilmente, i due quasi omonimi nemmeno si conoscono, ma quando il gioco di fa duro, Trajkovski, per lo meno, comincia finalmente a giocare.
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