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21 Novembre 2024

Meravigliosi!

di Michele Di Muro
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Meravigliosi!

A Rio de Janeiro si è conclusa la quindicesima edizione dei Giochi Paralimpici estivi: l’Italia si è piazzata al 9° posto del medagliere, con un totale di 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi, il miglior risultato degli ultimi 20 anni

Di fronte alla bellezza delle storie e delle imprese sportive che si sono susseguite nelle ultime due settimane alle Paralimpiadi di Rio 2016, passano decisamente in secondo piano il caso del doping di Stato che ha decimato la delegazione russa, le critiche alla portabandiera Federica Pellegrini per le mancate vittorie o la drammatica vicenda extra-sportiva che ha visto protagonista Oscar Pistorius, fino a pochi anni fa vero emblema dello sport paralimpico. A questi speciali atleti va tutto il nostro plauso, per aver scritto un’altra stupenda pagina di sport. Ancora una volta, essi hanno mostrato al mondo come il lavoro, il sacrificio e la forza di volontà possano portare al superamento delle difficoltà dovute a un handicap fisico. I volti sorridenti e la grande dignità mostrata dai partecipanti, oltre ad aver commosso pubblico e telespettatori, rivendicano legittimamente il diritto a poter condurre una vita normale. La vasta eco che i giochi hanno ricevuto sui media hanno poi riacceso il dibattito sulle condizioni e qualità di vita dei portatori di handicap. Si veda, per esempio, il persistere nelle città italiane dei problemi legati alle presenza di barriere architettoniche. In Italia, l’inizio delle competizioni è stato anticipato dalla messa in onda, su Rai2, del documentario ‘E poi vincemmo l’oro’, per la regia di Massimiliano Sbrolla su soggetto di Antonella Patete, rientrante nel progetto ‘Memoria paralimpiaca: nascita e sviluppo dello sport per disabili in Italia’, portato avanti dal Comitato italiano Paralimpico mediante la collaborazione di Fondazione italiana Paralimpica e Inail. Il film ripercorre la storia dello sport paralimpico a partire dai suoi ‘pionieri’: un gruppo di infortunati sul lavoro che si riunirono a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso presso il Centro paraplegici dell’Inail di Ostia, sotto la guida del professor Andrea Maglio, promotore della prima edizione dei Giochi Paralimpici estivi, tenutisi a Roma nel 1960. Attraverso testimonianze dirette, si evidenzia, tra le altre cose, il progressivo mutamento culturale registrato nella percezione dell’attività svolta dagli sportivi con handicap: si è passati da un atteggiamento ‘pietistico’ nei riguardi di una realtà di cui poco e male si parlava, al racconto giornalistico che focalizza l’obiettivo sull’elemento fondamentale: l’impresa sportiva.

RIO 2016: L’EDIZIONE DEI RECORD
Nelle ultime Paralimpiadi sono stati raggiungi risultati di grande rilievo. Durante gli undici giorni di gara, infatti, sono stati abbattuti più di 200 record mondiali. Nella gara di corsa dei 1500 metri, alla quale hanno preso parte atleti con disabilità visive, i primi quattro classificati hanno fatto registrare un tempo inferiore a Matthew Centrowitz, oro nel 1500 metri maschili alle Olimpiadi. La cubana Omara Durand, che corre con una ‘guida’ poiché ‘ipovedente’, ha corso i 400 metri in 51,77 secondi: un tempo ‘buono’ per una finale olimpica. E’ stato inoltre evidenziato come i Giochi Paralimpici di Rio abbiano, altresì, rappresentato l’occasione di riscatto per un’intera nazione. E’ questo il caso dell’Ucraina, un Paese in recessione economica che, da anni ormai, vive una delicata e drammatica situazione politica a causa dell’occupazione dei suoi territori orientali da parte delle truppe filo-russe. Ebbene, quello che Hitler e Stalin consideravano semplicemente "il granaio d’Europa” ha chiuso trionfalmente al terzo posto del medagliere, con un totale di 117 medaglie conquistate. Ci sono poi le singole vicende umane, che raccontano di un superamento della condizione di disabilità. Anzi, l’apparente impedimento fisico diviene stimolo a compiere maggiori sforzi e, di conseguenza, a importanti traguardi. Basta citare le figure più rappresentative per comprendere l’enorme portata di tale evento: Beatrice Vio, portabandiera italiana durante la cerimonia di chiusura e, per tutti, Bebe. A 11 anni ha dovuto subire una quadrupla amputazione a seguito di una meningite fulminante. Otto anni dopo quell’intervento, si è aggiudicata l’oro nella prova di scherma individuale e il bronzo nella gara a squadre: è la prima donna ad aver vinto con quattro protesi artificiali. La Vio fa anche parte del gruppo di cinque atleti paralimpici che, in qualità di ‘testimonial’, hanno prestato la loro immagine per la campagna fotografica sulla promozione dei vaccini contro la meningite, a opera della celebre fotografa: Anna Geddes. Arcinota è la storia del pilota di Formula 1, Alex Zanardi: ha perso entrambi gli arti inferiori nel 2001 nel grave incidente avvenuto durante la gara del Lausitzring e, oggi, si è riconfermato campione paraolimpico di handbike. La foto dell’abbraccio a fine gara tra Martina Caironi e Monica Contraffatto, rispettivamente oro e bronzo nei 100 metri, ha fatto il giro del web ed è stata individuata dal presidente del Comitato italiano paralitico come 'immagine-simbolo' della spedizione italiana a Rio. Ha poi destato  vasto interesse la figura di Matt Stutzman, soprannominato ‘The armless archer’, il quale, nato senza braccia, tira con l’arco con il solo ausilio delle gambe e della bocca. Dopo l’argento di Londra nel 2012 ha ottenuto l’oro nell’edizione appena conclusasi. Nel 2015 aveva stabilito un record mondiale per essere riuscito a colpire il centro del bersaglio da una distanza pari a 238 ‘iarde’. Il campione statunitense è, inoltre, presente nel geniale spot di presentazione dei Giochi. Anche se non rientra tra i medagliati, l’egiziano Ibrahim Hamadtou merita di essere menzionato: dopo aver perso le braccia a 10 anni per un incedente avvenuto presso la stazione ferroviaria di Damyat, ha imparato a giocare a ping pong mediante l’uso della bocca. Sono stati necessari due tentativi, ma finalmente quest’anno è riuscito a qualificarsi alla prestigiosa competizione internazionale. Infine, il nuovo primato mondiale nei 100 metri dorso maschili è stato stabilito dal cinese Zheng Tao, privo di entrambi gli arti superiori.

L’UNIVERSO SPORTIVO DEI DISABILI
I personaggi appena citati altro non sono che la ‘punta dell’iceberg’ di un universo di storie: gli atleti in gara sono stati più di 4300 e hanno trovato nelle Paralimpiadi di Rio l’ideale ‘cassa di risonanza’, arrivando a fornire, citando Pancalli: “Una percezione della disabilità del tutto diversa”. Calato il sipario su Rio de Janeiro - durante la cerimonia il pensiero di tutti è andato al ciclista iraniano Bahman Golbarnezhad, deceduto dopo una caduta in gara - resta la speranza che la straordinarietà dell’evento sportivo possa avere un proseguo nella vita quotidiana di tutti noi. Auspichiamo, pertanto, che il sostegno alla causa della disabilità possa essere ancora maggiore da parte delle istituzioni italiane. Per questo motivo, senza voler entrare nel merito della questione, il rifiuto da parte della Giunta Raggi della candidatura di Roma per le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2024 può esser visto come un’occasione mancata per lo sport italiano e, quindi, anche per il movimento paralimpico.

 

matt_stuzman.jpg 

 

Lo spot dei giochi paralimpici di Rio:
https://youtu.be/IocLkk3aYlk

Link al documentario: 'E poi vincemmo l’oro'
https://youtu.be/PSRRvzLWnTU


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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