Di provincialismo si può anche morire: ciò vale sia per la Lega, sia per certi calciatori di belle speranze che credono di essere arrivati, anziché dannarsi per ottenere dei risultati in grado di rilanciare la nostra immagine sportiva nel mondo
Quindi, alcuni nostri calciatori, che non sanno o ancora non hanno capito la fortuna che è loro capitata di guadagnare un’iradiddio di danaro, si permettono anche di giocare alle scommesse su inernet. Non gli bastano i soldi che prendono. E uno di loro è quasi arrivato a un milione di euro di debiti, non si sa bene se con gli strozzini o altri giocatori d’azzardo. Certamente, la ludopatia è una malattia vera e propria, che procura danni da dipendenza psicologica: fummo tra i primi a trattare l’argomento. Ma qui non si tratta di persone disperate, alla ricerca di una via d’uscita dai tanti guai che possono capitare, in tempi d'inflazione fuori controllo. In questo caso, stiamo parlando di gente che prende fior di milioni di euro l’anno, che non hanno problemi ad affrontare le vicissitudini della vita quotidiana e che svolgono il mestiere più bello e più pagato del mondo. Un altro dei coinvolti nelle ‘spiate’ di Fabrizio Corona (altro personaggio in cerca d’autore, ndr) scommetteva sulle sconfitte del Milan, cioè sulla sua squadra di provenienza, la quale, probabilmente, se n’era liberata mandandolo a Newcastle, la squadra della città di Sting. Di certo, non lo avevano parcheggiato in serie B, come capitava una volta. Poi, c’è Zaniolo, altro talento che si sente già arrivato e che, comunque, a quanto pare, ha scommesso solo nel circuito legale e nemmeno sul calcio: non dovrebbe creare problemi all’associazione sportiva Roma, per fortuna, che poi sembra sia sempre tutta colpa di Mourinho se la squadra non gioca bene, non di un ambiente societario che meriterebbe l’ostracismo sociale da parte della città di Roma. Comunque, anche Zaniolo ha dimostrato di essere un adolescente viziato. E forse, qualcuno se n'era anche accorto e ce lo aveva tolto dalle 'scatole'. Una sola regola dovevano rispettare: il divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che avessero a oggetto risultati relativi a incontri ufficiali, organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa. Neanche questo riescono a fare, dopo 12 anni fuori dai campionati del mondo e dopo aver preso 3 sberle dall’Inghilterra. E’ inutile che ci prendiamo in giro: siamo i soliti provinciali, che appena vedono 4 soldi impazziscono. Come i leghisti, che oggi non se lo ricordano più quando avevano, anche loro, le ‘toppe’ nel sedere e dovevano emigrare in Svizzera o in Belgio per trovare lavoro. In miniera, magari. Adesso chiedono e pretendono dimissioni in massa, quando sono loro i primi che dovrebbero dimettersi dalle posizioni di potere che, oggi, occupano immeritatamente, dopo aver accusato gli altri per ogni problema che ricade addosso. E senza essere minimamente in grado di risolverli o, per lo meno, di governarli. Di provincialismo si può anche morire. E ciò vale sia per la Lega, sia per certi calciatori di belle speranze, che credono di essere ormai arrivati, anziché dannarsi per ottenere dei risultati in grado di rilanciare la nostra immagine sportiva nel mondo. Ormai, nemmeno due calci al pallone sappiamo dare. Tanti saluti, Italia: te la sei cercata tu, questa volta.