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28 Aprile 2024

Ustica: un'altra verità lasciata fuori dalla porta

di Elisabetta Chiarelli
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Un aspetto emerge chiaramente da tutto questo susseguirsi di tesi, antitesi e complotti: poco o nulla importa che a farne le spese di una serata di esercitazioni militari finita male siano state ottantuno persone innocenti
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Sono passati 43 anni dalla strage di Ustica, avvenuta la sera del 27 giugno 1980, in cui hanno perso la vita ben 81 persone. Ed è sempre la solita storia, a quanto pare: mettendo insieme le parole dell’ex presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato e quelle rese nel 2007 dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, sembrerebbe che quanto avvenuto sia frutto di un tragico errore, di una orribile fatalità rappresentata da un missile sfuggito a un veivolo decollato da una portaerei francese e diretto a colpire un Mig di scorta al volo del leader libico, Muhammar Gheddafi. Oppure, secondo precedenti ricostruzioni, era in atto un conflitto aereo internazionale, nel corso del quale un missile francese avrebbe colpito il volo di linea italiano. Insomma, è sempre la solita storia: italiani brava gente, vittime incolpevoli dei giochi di potere e dei complotti della Storia. L’Italia, per sventura o per destino, è sempre l’anello debole sullo scacchiere delle strategie internazionali. Quando poi gli argomenti volti a smentire questa tragica realtà dei fatti sono esauriti, resta sempre la 'carta' dell’attentato terroristico interno, la cui matrice, guarda caso, è sempre oscura, salvo prestarsi ad attribuzioni strumentali. Come a dire che, in fondo, è sempre colpa di qualcun altro e i veri responsabili di ogni sventura che ci capita possono dormire sonni tranquilli. Un aspetto emerge chiaramente da tutto questo gran clamore, da tutto questAereo_precipitato.jpgo susseguirsi di tesi, antitesi e complotti: importa poco o nulla che a farne le spese di una serata di esercitazioni militari finita male siano state ottantuno persone innocenti. Madri, padri di famiglia, figli, fratelli, sorelle, determinati da necessità personali, lavorative, magari economiche a compiere quel fatale viaggio. Al terrore inimmaginabile che avranno provato al momento dell’esplosione, al dolore straziante di coloro che li attendevano all’aeroporto di Punta Raisi e che hanno visto sgretolarsi, poco a poco, ogni speranza di riabbracciarli, nessuno ha mai realmente pensato. L’assioma biblico che paghi il ‘giusto’ per il ‘peccatore’ sta diventando ormai una retorica sin troppo uggiosa, una distorsione atemporale insopportabile. E se fosse la volta buona che l’Italia non si lasci sfuggire l’ultima opportunità che la Storia le offre per far valere la propria dignità internazionale? Al limite, per riscattare, finalmente, le ragioni delle vittime o di tutti coloro che hanno perso la vita a causa di certi giochi di potere che avvengono al di sopra delle nostre teste. Dopo gli eccidi delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema che hanno visto una Germania impunita, a cui nessun risarcimento è stato mai in definitiva preteso, ci chiediamo se non sia forse il caso di citare anche la Nato innanzi alla Corte penale internazionale, per vederla condannata a rifonderci i danni tragicamente causati da almeno 50 anni di guerra fredda. E’ triste constatare che, da tempo immemore, la verità di questi fatti è conosciuta alle autorità nazionali e all’opinione pubblica. Nonostante ciò, il nostro Paese non ha mai reputato doveroso costituirsi parte civile davanti ai Tribunali internazionali e domandare un ristoro, se non altro sotto il profilo economico. Se allo Stato francese risulta più che sufficiente aver reso “tutte le spiegazioni del caso”, noi non crediamo che ciò sia abbastanza, anche se sappiamo che prove certe non sussistano. La verità è che su quell’aereo siamo morti tutti, 43 anni fa. E se oggi, la grandezza e l’orgoglio che proviamo nel percepire la nostra italianità non sia un vuoto esercizio retorico. Non possiamo che provare una gran pena, nell’osservare la nostra dignità nazionale spegnersi ogni volta che la 'ragion di Stato' lo richieda. E come dice una nota canzone di Giorgia: “Quando una stella muore fa male”.


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