Amore, famiglia, relazioni, lavoro, cibo e altri argomenti della nostra vita quotidiana in un monologo senza ‘peli’ sulla lingua
Spendiamo volentieri qualche parola di elogio per l’attore Daniele Fabbri, prodottosi di recente presso il teatro ‘Studio uno’ di Roma in un monologo intitolato ‘Contiene parolacce’, solo in apparenza trasgressivo e dissacrante e, in realtà, assai scorrevole e carico di contenuti. Le ‘parolacce’, in effetti, nel testo del giovane attore ci sono, ma risultano talmente ben ‘contestualizzate’ da non suonare mai, all’orecchio del pubblico, stucchevolmente ‘gratuite’. Anzi, esse stanno esattamente al loro ‘posto’, inserite coerentemente in un contesto pienamente accettabile di ironia e buon senso comune. Paradossalmente, è proprio il titolo di questo monologo l’unico elemento che risulta un poco ‘respingente’, per il suo assomigliare troppo a un mònito, a un avvertimento esplicito, benché giornalisticamente perfetto nel riassumere un testo in verità ‘leggero’ e interessante. Una titolazione che, purtroppo, finisce con l’urtare la stridente contraddizione dei nostri costumi collettivi, ancora troppo ‘contaminati’ da quelle ‘maschere’ di bigottismo dissimulatorio che ci portano a fingere di trovare la battuta lasciva o a ‘doppio senso’ quasi per caso, nonostante siano ormai superati i tempi del cabarettismo ‘folk’ di Lando Fiorini e si sia ormai approdati agli epiteti aggressivi e ‘urticanti’ di Beppe Grillo e dei suoi ‘Vaffa-day’. Non crediamo si tratti di un fenomeno di saturazione: la ‘parolaccia’ e lo stesso linguaggio vernacolare, allorquando inseriti in una corretta tempistica espressiva, caratterizzata da un buon ‘ritmo’ - come in questo caso - mantengono tutti i loro pregi chiarificatori: quel realismo ‘surreale’ che ne determina la grande capacità descrittiva nel porre in discussione luoghi comuni e assurdità quotidiane. Questo è il segnale più autentico del fatto che Daniele Fabbri sia un monologhista di accertato talento. Un attore il quale, oltre a non risultare mai ‘pesante’ o eccessivo, riesce a contenersi - anche quando affronta tematiche piuttosto delicate, come per esempio l’omosessualità e le convenzioni stesse del mondo gay - entro quei margini di ‘equilibrio’ che, alla fine, riportano alla mente la questione sollevata dal grande Lenny Bruce, il monologhista ebreo/americano che per primo contestò la carica repressiva di violenza, razzismo e malvagità del linguaggio cosiddetto ‘colorito’. L’argomento non è affatto di poco conto, soprattutto se analizzato nell’ambito più schiettamente evolutivo della nostra società. La carica trasgressiva del maresciallo Giraldi, detto ‘er Monnezza’, interpretato negli anni ’70 dal simpatico Thomas Milian, fu indicativo dei lunghi decenni di repressione degli italiani, i quali solo a ridosso della rivoluzione sessuale del ’68 scoprirono il proprio bisogno di liberazione da quella ‘cappa’ di conformismo di discendenza atavica o patriarcale, raggiungendo, quasi per ‘riflusso’, la rivalutazione di un linguaggio più composto - o addirittura ‘ricomposto’ - ed esteticamente più efficace. Ciò significa che l’evoluzione del nostro ‘parlato medio’, soprattutto quello più inerente agli ambienti del teatro ‘popolare’, segue di pari passo la nostra stessa maturazione sociale e, se vogliamo, persino democratica, permettendoci di abbandonare ogni ‘sbalzo’ eccessivo per riportarci verso quel giusto equilibrio di ‘novazione’ di una lingua ancora viva e di una realtà che si dimostra, pur con tutte le ‘barriere’ del caso, sempre più aperta, dinamica, in via di inesorabile modernizzazione. Esattamente questi sono i meriti di un monologo ben meditato, recitato con personalità e, persino, con una certa ‘discrezione’ da parte di Daniele Fabbri. Il quale, anche volendo, proprio non riesce, per cultura personale e fors’anche per motivi di ‘buona educazione’ familiare, ad appiattirsi verso una volgarità eccessiva, di ‘grana grossa’, segnalandoci invece, con grande intelligenza, tutti quei risvolti contenutistici di repressione, di bisogno e di ‘disarticolazione’ che la società italiana non è ancora riuscita a superare.
Contiene Parolacce
di e con Daniele Fabbri
sarà ospite il 25 marzo a Roma al Cocktail Comedy Club
diretto da Saverio Raimondo e Massimo Innocenti
Via Terme di Tito 72 (Metro Colosseo)
Aperitivo + Spettacolo, 12€. L’aperitivo inizia alle 19.00, lo spettacolo alle ore 21.00
Per prenotazioni: 06.4745.262
Attenzione: la prenotazione viene persa se non ci si presenta entro le 20.30