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6 Maggio 2024

Quei 3 ‘matti’ sull’altalena

di Vittorio Lussana
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Quei 3 ‘matti’ sull’altalena

Sul palco del ‘Trastevere’, un lavoro di Luigi Lunari assai valido nel farci comprendere come non sia obbligatorio ‘scavare’ tra i significati ‘secondi’ per riuscire a ‘inquadrare’ lucidamente la nostra realtà quotidiana

‘3 sull’altalena’ è un simpatico testo teatrale di Luigi Lunari, ambientato nei primi anni ’90 del secolo scorso. La giovane compagnia teatrale ischitana ‘Artù’ lo ha portato in scena nei giorni scorsi al Trastevere di Roma, riadattandolo per l’occasione e ottenendo un discreto successo di pubblico. Un industriale, un professore e un capitano dell’esercito si ritrovano costretti a condividere un’intera notte in una sala d’attesa, a causa di un’esercitazione antinquinamento: un luogo che si rivela non per quello che è, ma per ciò che i ‘disegni’ delle tre menti iniziano a proiettare in base all’indole e al carattere di ognuno di loro. Le emozioni soggettive e i 3 diversi modi di giudicare il mondo si scatenano: l’imprenditore, pessimisticamente e con un certo grado di angoscia, dipinge scenari sempre più foschi; l’ufficiale dell’esercito, al contrario, rende evidente l’annullamento di ogni autonomia personale prendendo alla lettera, come punto di riferimento comportamentale, il regolamento delle Forze armate; infine, il personaggio del professore universitario cerca di minimizzare ogni evento, esorcizzando le proprie paure attraverso il metro della freddezza raziocinante, che talvolta, però, porta alla sottovalutazione dei fatti stessi. Lo spettacolo ben rappresenta tre universi paralleli che proprio non riescono a incontrarsi. L’industriale presenta assai bene le proprie ossessioni personali; il capitano ha ormai raggiunto un grado di alienazione che lo porta a identificarsi totalmente con l’uniforme che ha indosso, denunciando in tal guisa la propria mediocrità; il professore non demorde dalle proprie certezze razionaliste, nel tentativo di riuscire a imporre una mediazione impossibile, senza comprendere che la vera cultura, invece, è quella del dubbio e del mistero da indagare giorno per giorno. Alla fine della nottata, giunge la donna delle pulizie, che trova i tre personaggi ormai in preda ai rispettivi deliri personali: sensi di colpa irrazionali; barzellette prolisse dal finale deludente; tentativi di razionalizzazione come esorcismo delle proprie paure, ma anche come forma di self-analysis, tesa a rimettere in discussione convinzioni ferree o certezze intellettualoidi. La donna mette al lavoro i tre uomini e, nel frattempo, racconta la propria vicenda di ragazza-madre, costretta a lavori umilianti per riuscire a sostenere gli studi universitari del proprio figliolo: un’ottica più sana e pragmatica, abituata a risolvere i problemi concreti, al punto di sorprendere i tre personaggi maschili, riuscendo a rappresentare una morale universale. Alla fine, la ragazza si veste per uscire, abbandonando anch’essa la propria uniforme da lavoro, dimostrando anche di essere un bel ‘tipino’, sino a materializzare metaforicamente la perfezione divina nella sua essenzialità filosofica. Il cessato allarme libera i tre uomini dalla condizione di costrizione e ognuno torna alla propria vita di sempre, con la consapevolezza, tuttavia, di aver affrontato un’esperienza di confronto con l’Altro tanto edificante, quanto preziosa. Il taglio sociologico dell’autore, dunque, risulta pienamente rispettato, anche se l’attualizzazione appare un po’ troppo ‘estratta di peso’ dall’originale: sarebbe stato interessante riuscire a inserire quegli elementi di modernità teconologica – i telefoni cellulari, gli smartphone, la connessione wi-fi con internet – al fine di dimostrare la necessità, se non l’urgenza, dell’incontro sociologico con il prossimo in quanto terapia umanista perfettamente valida, in un mondo sempre più tendente alla spersonalizzazione e all’omologazione soggettiva di schematismi e percorsi obbligati. Ciò avrebbe reso possibile una sintesi che poteva servire anche ad accorciare il primo atto, portando più celermente e senza troppi ‘fronzoli’ il pubblico verso la ‘catarsi’ finale. In tal modo, la leggerezza non superficiale di un testo assai valido nel farci comprendere come non sia obbligatorio ‘scavare’ tra i significati ‘secondi’ per riuscire a ‘inquadrare’ lucidamente la realtà, avrebbe fatto il resto, esaltando maggiormente un gruppo di giovani attori più che dignitoso.



3 sull’altalena
di Luigi Lunari
Libero adattamento e regia di Giuseppe Iacono
Interpreti: Giuseppe Iacono, Cenzino Di Meglio, Aaron Insegna, Rosa Inserra
Scenografia: Juan Manuel Martines
Audio e luci: Battista Di Meglio
Musiche: Blue Staff
Associazione culturale Artù


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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