Spettacoli nati e pensati per il web come ‘L’importanza di essere Onesto’ della compagnia ‘Fatti d’Arte’: il ritratto di un pezzo del mondo dello spettacolo che non si ferma davanti alla minaccia del virus, per riflettere sul ‘qui e ora’ dell’arte teatrale
Tante e diverse le modalità con le quali la comunità dei teatranti avanza nella ‘Resistenza’ contro un nemico la cui portata distruttiva rimaneva, fino a ieri, confinata nelle pagine dei libri di Storia o nei racconti di fantascienza. Così, vicino al ‘male bianco’ del romanzo distopico ‘Cecità’ di Saramago, il Covid-19 ha messo in ginocchio l’umanità intera, paralizzando buona parte della produzione artistica. Prima fra tutte, l’industria dello spettacolo dal vivo, mettendo in ‘stand by’ progetti fino a data da destinarsi. A differenza di tanti luoghi di lavoro, infatti, non c’è spazio in platea, tra una poltroncina di velluto e l’altra, per le dure misure di contenimento del virus; misure che, se mai venissero contemplate in questi luoghi, dimezzerebbero la capienza delle sale provocando, disastrosi deficit di cassa. Ecco pertanto che molti appuntamenti delle stagioni di piccoli e grandi teatri si sono spostati sul web. Sui canali social, il ‘Piccolo Teatro’ di Milano propone brani di spettacoli, interviste agli artisti e approfondimenti intorno alle sue più importanti produzioni e ospitalità internazionali, mentre il Teatro di Roma pensa a un programma di letture, talk e maratone poetiche. C’è anche chi, tra le giovani compagnie, decide addirittura di optare per una produzione on line di spettacoli a puntate, realizzati in videoconferenza, da postare settimanalmente sulle pagine dei social, tentando di ricreare l’esperienza live. È questo il caso dell’opera teatrale a puntate: ‘L’importanza di essere Onesto’ della compagnia pugliese ‘Fatti d’Arte’, impegnata sin dal 2009 in un’attività che spazia dal repertorio contemporaneo ai grandi classici - Shakespeare in primis - a cui essa dedica ogni anno il festival ‘www.shakespeare’ nella città di Bitonto (Bari). Un gruppo di giovani teatranti che, a fianco delle tradizionali messe in scene nei palcoscenici veri e propri, sperimenta un format dal titolo ‘Ci scusiamo per il ritardo’, con il quale portare delle pillole di autori letterari sui vagoni dei treni a caccia di nuovi spettatori.
‘L’importanza di essere Onesto’ o ‘L’importanza di chiamarsi Ernesto’ - un titolo che, in inglese, è un gioco di parole intraducibile nella nostra lingua (‘Earnest’, oltre a essere il nome del protagonista dell’opera si riferisce anche all’aggettivo ‘serio’, ndr) - è il capolavoro di Oscar Wilde. Nei salotti dell’ipocrita nobiltà inglese prendono il via gli intrighi e i sotterfugi dei due ‘bugiardoni’, Jack Worthing (Nicola Napoli) e Algernon Moncrieff (Raffaele Romita), che si spacciano per un inesistente signor Earnest (da qui il ‘controsenso’ con il titolo). Ai due protagonisti si affiancano le rispettive amanti, Gwendolen (Mariantonia Capriglione) e Cecily (Liliana Tangorra). “Ci stava a cuore” spiega l’attrice della compagnia, Mariantonia Capriglione, “il tema dell’opera di Oscar Wilde, l’ironia delle apparenze, provare a far riflettere su un’onestà che si è persa, nella speranza che un periodo buio come questo possa aiutarci a recuperarla una volta tornati alla normalità”.
‘L’importanza di essere Onesto’ vede gli interpreti registrarsi nella modalità della ‘videoconferenza’ ognuno dal proprio nido di quarantena, tentando di ricreare la fluidità dell’interazione tra attori tipico della messa in scena dal vivo. La drammaturgia del testo rimane fedele all’originale di Wilde, mantenendo la brillantezza e l’ironia del ‘non sense’ dei dialoghi, ma rinunciando a scelte registiche particolarmente azzardate: “Ci interessava”, spiega la Capriglione, “un classico che fosse brillante e che tutti conoscessero. Ma soprattutto, una storia che potesse alleggerire gli animi. Abbiamo scelto il format della videoconferenza on line”, prosegue l’attrice, “che oltre a rispecchiare il mood del momento, permette maggiormente l’illusione della messa in scena dal vivo, mantenendo anche le piccole defezioni della recitazione in presenza. L’idea di farlo a puntate è nata per agevolare l’attenzione del pubblico”.
Una creazione artistica originale, che si mantiene assai più vicina a una ‘web serie’ o a una ‘sitcom’: forme che negli ultimi anni hanno toccato un’ampia varietà di generi e complessità. Non c’è dubbio: ‘L’importanza di essere Onesto’ è un esperimento artistico nato dalla contingenza di un’emergenza, che costringe a inventare nuove forme di produzione di contenuti e buone pratiche lavorative, che dunque merita di essere riconosciuto. Ma è un esperimento che attira a sé alcune perplessità. La prima riguarda la reale funzione di un teatro ‘in differita’, che vede fallire il tentativo di ricreare l’unicità di un evento rituale e, al contempo, irripetibile, facendo sentire ancor di più la sua mancanza. Si fa strada la constatazione che, per quanto innumerevoli siano le vie del digitale, forse nessuna di esse potrà mai conciliarsi con l’arte teatrale. La costrizione della nuova ‘quarta parete’ viene percepita, tanto da chi osserva, quanto da chi agisce su quel palco virtuale: “Ovviamente, ci sentiamo castrati come attori”, confessa Mariantonia Capriglione, “essendo abituati alla recitazione in teatro. Recitare davanti a una telecamera, senza avere il contatto diretto tra noi e il pubblico ci fa percepire un vuoto di energia. Ma dal momento che siamo artisti costretti da questa contingenza, pensiamo di doverci reinventare, approfittando di questo periodo per mettere a frutto delle cose nuove e positive”. Eppure, in un momento in cui la lontananza dei corpi diviene il tratto distintivo della poetica di un tempo, l’elemento che regola i rapporti umani stabilendone la veridicità, dove può essere il senso di un teatro privato della magia del ‘qui e ora’, della dimensione rituale della sua esperienza e di quell’autentica ed esistenziale relazione tra le parti, attore e spettatore, rispettivamente corpo e sguardo, sul quale esso si fonda da sempre?
In uno dei suoi più importanti saggi, ‘La porta aperta’, il grande Peter Brook scriveva che nel fare teatro “è la verità del momento presente che conta, l’assoluto senso di convinzione, che può apparire solo quando un’unione lega interprete e pubblico. Appare quando le forme temporanee sono servite al loro scopo e ci hanno portato in quest’unico, irripetibile, istante in cui una porta si apre e la nostra visione si trasforma”. Imprescindibile, dunque, in questa forma d’arte così arcaica, la relazione in presenza e l’esclusività di qualcosa che accade, per rispondere al bisogno di chi ne accende la necessità. Per il drammaturgo Vincenzo Cerami, il teatro era la sola forma autentica e diretta presso cui rifugiarsi dal bombardamento mediatico della società contemporanea: “Ho sempre pensato che il teatro fosse l’arte più moderna che esiste: l’evento artistico si verifica davanti ai nostri occhi come un miracolo. È un’arte tridimensionale e oggi, massacrati dalla virtualità delle immagini del piccolo schermo, dà emozioni nuove e inedite rispetto al passato”.
C’è da chiedersi se uno spettacolo realizzato per il web sia la strada giusta da percorrere, per tenere vivo il desiderio di teatro e il senso di comunità che lo contraddistingue, oppure se sia meglio fermarsi per prendere un respiro, “stare nella domanda”, come dichiara Carmelo Rifici - direttore della scuola del ‘Piccolo’ di Milano - in una recente intervista su ‘La Stampa’, in cui lanciando un feroce attacco al teatro in streaming, invita i suoi studenti a “non cercare risposte affrettate, di sentire, senza negarla, la mancanza del contatto vero, perché questi giorni difficili chiedono a ognuno di noi di rispondere con autenticità: di tirare fuori il meglio e di sentire daccapo il bisogno della relazione fisica, esistenziale”.
QUI SOPRA: LA COMPAGNIA PUGLIESE 'FATTI D'ARTE'
AL CENTRO: L'ATTRICE MARIANTONIA CAPRIGLIONE
IN APERTURA: ALCUNI MOMENTI DEL LORO FORMAT TEATRALE IN VIDEOCONFERENZA