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23 Novembre 2024

E se viene male?

di Andrea Termini
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E se viene male?

Digitalizzazione, ciò che rende il mondo odierno incorruttibile semplicemente traslandolo nella non-dimensione dell'archiviazione elettronica

La rete è un immenso 'scatolone' di articoli, post, immagini, video, profili, storie non soggette al deterioramento. Non nel senso fisico del termine, cioè a invecchiamento. Elementi potenzialmente 'immortali', a meno che tutti i server del mondo non vengano distrutti in un'apocalittica disconnessione globale, come nel caso di una tempesta solare che metta ‘knock out’ gran parte delle nostre attuali tecnologie (eventualità non così remota come si potrebbe pensare). Eppure, per quanto questi sistemi presentino tali vantaggi, non è inusuale, anche per le generazioni più giovani, provare quell’insoddisfazione, quelle sensazioni, la terribile constatazione che, nonostante tutta la mole di 'codici binari', le nostre mani rimangano, alla fin fine, vuote. Ed ecco spiegata la rimonta del ‘vintage’, la ‘rivincita’ della ‘fisicità’, della quale, in un mondo a metà fra simulazione ed esperienza reale, si avverte più che mai il bisogno. Come, per esempio, il gesto di scattare una fotografia e di possederne materialmente una copia, invece che lasciarla cadere nel dimenticatoio della memoria magnetica di un computer. È lecito affermare che la pellicola sia tutt'altro che morta. Con questo non intendiamo certamente affermare che prevalga sulla fotografia digitale, che l'ha ampiamente sorpassata quindici anni fa, però non possiamo neanche affermare che sia sul punto di scomparire: costituisce, piuttosto, un 'universo a parte'. Basti pensare che l'ultimo film di Quentin Tarantino, ‘The hateful eight’, è stato interamente girato in un vecchio formato analogico, l'Ultra Panavision 70 mm, estremamente costoso, ma che offre un'ampiezza e una definizione notevolmente superiore rispetto a qualsiasi cinepresa digitale. Tornando ad apparecchi e formati più per 'comuni mortali', si può far riferimento all'enorme aumento di vendite che le fotocamere 'istantanee' (quelle che 'sputano' subito la foto dopo averla scattata) hanno avuto negli ultimi anni. Fujifilm, per esempio, con la sua serie Instax (analogica, ndr), nel periodo marzo 2015/marzo 2016, ha venduto qualcosa come 5 milioni di pezzi. Anche Polaroid continua a vendere le sue fotocamere digitali, dotate di stampante incorporata a tecnologia senza inchiostro. Ma l'operazione più sorprendente è stata certamente quella intrapresa una decina di anni fa da ‘Impossible Project’, un'azienda costituita in buona parte da ex staff della Polaroid e che, da quest’ultima, ha rilevato una fabbrica, con annessi macchinari, nei Paesi Bassi, diventando ‘de facto’ l'unica produttrice mondiale di pellicole per vecchie Polaroid della serie 600, SX-70 e Spectra. Azienda che ha presentato da pochi mesi il proprio modello di 'istantanea': la ‘I-Type’. Certo, il prezzo di tali pellicole non è propriamente economico: 20 euro per 8 scatti. Tuttavia, gli appassionati non mancano e l'indotto collegato al mercato delle vecchie fotocamere è più vivo che mai. Basti pensare al fatto che Kodak, la quale da diversi anni ormai non produceva più alcun apparecchio fotografico, ha deciso di rientrare in campo, questa primavera, con una nuova videocamera a ‘mezza strada’ tra digitale e analogico, che sfrutta il vecchio formato di pellicola 'Super 8' risalente agli anni sessanta. Anche altri marchi ‘storici’, come Leica, continuano a produrre i propri 'best-seller', sia in versione analogica, sia in versione digitale. Molte delle più recenti e super-tecnologiche ‘mirrorless’ (una tipologia di fotocamera) sono chiaramente ispirate, nelle forme, a modelli del passato. Non si tratta di operazioni-nostalgia, quanto di una convivenza fra ‘old’ e ‘new school’. Due approcci differenti, semplicemente. E per un pubblico giovane, il quale mai prima d'ora si era trovato a utilizzare tali tecnologie: anche il 'sorpassato' diventa novità. L'effetto complessivo, alla fine, conta più della nuda e cruda 'qualità' dell'immagine. A dimostrazione che un buon ‘scatto’ non è determinato solo dal numero di pixel.


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