Una ricerca dell'università di Southampton potrebbe risolvere i problemi legati al deterioramento nel tempo di molti supporti di archiviazione attuali, consentendo di conservare dati, testi e immagini per oltre 13 miliardi di anni

Da quando la ricerca scientifica ha trasformato il mondo da analogico a digitale, l’impressione di poter accumulare infinite quantità di dati su dispositivi di memorizzazione di massa senza che questi potessero in qualche maniera deteriorare si è dovuta scontrare con la realtà, più precisamente con il fenomeno del 'disc rot', in altri termini il deterioramento dei dischi a causa dell’utilizzo prolungato.
Recentemente, però, è stata presentata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Southampton la scoperta di una nuova tecnologia di archiviazione, capace di conservare dati digitali per miliardi di anni. Questo nuovo formato utilizza dei piccoli dischi di vetro nano-strutturati, in grado di archiviare dati tramite scrittura laser e di contenere ben 360 terabyte ciascuno.
Secondo le stime degli scienziati, questi micro-dischi possono preservarsi dall’usura per 13,8 miliardi di anni.
I primi a beneficiare di questa nuova 'memoria' potrebbero essere i musei e le biblioteche, con lo scopo di preservare la memoria e lo scibile umano ben oltre la probabile fine della vitaa sulla terra.