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3 Maggio 2024

Post post post umano

di Rita Chessa
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Post post post umano

L’obsolescenza di corpi, identità e dell’intelligentia organica è un salto evolutivo: la realizzazione del sogno dell’uomo di 'ulissiana' memoria che arriva a superare se stesso
 
Siamo entrati davvero nell'era postumana di cui tanto si è fantasticato, tra cyberpunk e teorie sul corpo obsoleto. Ci si chiede se il microchip impiantato nei cervelli da Elon Musk potrà essere un primo passo per restituire la vista a un cieco o la mobilità a chi ha le abilità compromesse per problemi neurodegenerativi. Se così fosse, rientrerebbe nel campo dell’evoluzione umana. Tuttavia, il dilemma etico che incendia le recenti discussioni non riguarda direttamente l'esperimento, ma i suoi confini di applicabilità, a chi è rivolto e quanto ci si possa spingere oltre. Da circa 50 anni, l’arte contemporanea ricorre sempre più spesso alla tecnologia, divenendo tecnocultura, portando con sé la tendenza di alcuni artisti a usare e a modificare il proprio corpo come se fosse una forma di scultura sul vivente, anche in maniera estrema. DegnoAnthony_Loffredo.jpg di nota il caso di Anthony Loffredo, un uomo che si è sottoposto a centinaia di interventi per modificare il proprio aspetto e somigliare sempre di più a un alieno. Completamente tatuato (anche nella 'sclera' dell’occhio, ndr) e ricco di impianti in silicone, ha eliminato orecchie, naso, due dita e ha tagliato la lingua per renderla biforcuta (split-tongue).
Anche in Italia, la subcultura di ‘body mods’, ‘tattoo’ e ‘piercing’ è stata sdoganata da diversi decenni. Per questo motivo, le pratiche di chi propone, oggi, un’estetica alternativa, tendono ad alzare sempre più in alto l’asticella del superamento del limite. Se tutto questo a un’analisi superficiale può sembrare inaccettabile, non dimentichiamo che spesso le modificazioni corporee sono state indirettamente imposte ai corpi dalla nostra società per corrispondere a dei modelli (pensiamo alla chirurgia plastica: donne e uomini, spesso giovanissimi, vi ricorrono sempre più spesso per somigliare a un ideale estetico socialmente imposto o per adeguarsi a un modello dominante di bellezza, ndr).
Alcuni anni fa, abbiamo incontrato, in occasione dell’ultima edizione del 'National Review of Live Art', l’artista Stelarc, pseudonimo di Stelios Arkadiou: un performance artist, docente cipriota naturalizzato australiano. Conosciuto per le sue esibizioni di 'body art' e di 'performance art', in cui unisce al suo corpo componenti elettronici o robotizzati in collaborazione con scienziati di fama mondiale, la sua tendenza artistica si basa sul principio che il corpo umano sia obsoleto. Nel 1997 è stato nominato professore onorario all’Università 'Carnegie Mellon' (Pennsylvania, Stati Uniti). E nel 2007, Stelarc si fece impiantare sul braccio sinistro un orecchio creato in laboratorio dalle proprie cellule. Al momento dell’impianto, si fece immettere anche un microfono collegato via bluetooth, per consentire alla gente di ascoltare quanto percepito da quest'orecchio. Attualmente professore alla Scuola d'arte alla Brunel University (Regno Unito) e, nel 2010, ha vinto il premio ‘Ars Electronica’ nella categoria: ‘Arti ibride’.
“Il corpo postumano”, afferma Stelarc, “non è il regno del cyborg, non è appesantito da inutili tute virtuali, ma è il luogo dove intelligenze autonome si moltiplicano, dove corpi-macchina generano immagini alimentate da informazioni autonome che diventano nuove forme di vita”.
Una riflessione la merita, in tal senso, il corpo transessuale in transizione, esempio dell’incontro tra tecnologia e identità, dove la persona adegua, attraverso operazioni chirurgiche, l’immagine corporea al proprio 'Io'. Se, da una parte, c’è la tendenza a spingere l’acceleratore nel campo della modificazione corporea in ambito artistico e scientifico, la sfida dell'intelligenza artificiale è invece quella di realizzare sistemi informatici in grado di simulare il pensiero umano. Anche qui non mancano interrogativi etici. Addirittura, il fisico Stephen Hawking, già nel 2014, ne individuava seri pericoli, considerandola una minaccia per la sopravvivenza dell'umanità. Siamo dinanzi all’obsolescenza di corpi, identità e dell’intelligentia organica, ma senza alcuna visione apocalittica: si tratta, semplicemente, di un salto evolutivo e la molla propulsiva è la sete di conoscenza di Ulisse. Tutto già previsto dal 'Transumanesimo', che ipotizzava la trasformazione dell’uomo in una nuova condizione, oltre l’umano.
Il progetto 'Neuralink' di Elon Musk potrebbe diventare uno strumento in più dell’uomo per l’uomo, come il ‘pacemaker’ o gli apparecchi acustici. Ma lui non è il solo a portare avanti ricerche sugli impianti cerebrali: in Italia, anche lo svizzero Luca Berdondini dell’istituto italiano di tecnologia (Iit), avanzatissimo centro di ricerca scientifica, sta sviluppando un 'chip' per il cervello. E' il sogno dell’uomo che arriva a superare se stesso: un superuomo 'tech' che, coerentemente col modello divino e genitoriale, istruisce 'macchine' in grado di non aver più bisogno di lui.
Rita_con_Stelarc.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: RITA CHESSA CON L'ARTISTA CIPRIOTA, STELARC

AL CENTRO: ANTHONY LOFFREDO, L'UOMO-ALIENO

IN APERTURA: UNA SCENA DE 'L'UOMO BICENTENARIO' CON L'INDIMENTICABILE ROBIN WILLIAMS


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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