E’ disponibile su Netflix l’ultima e conclusiva stagione di ‘Love’, la serie ideata da Judd Apatow, Paul Rust, Lesley Arfin e David King: uno show lontano dai classici cliché della commedia americana, che fa commuovere, ridere e riflettere
Personaggi ben costruiti, verso i quali è immediata l’immedesimazione. E una sceneggiatura coinvolgente, mai banale. Questi sembrano essere gli ingredienti alla base del successo di ‘Love’, uno show trasmesso dall’emittente on line ‘Netflix’. Protagonisti della serie sono Gus Cruiskshank e Mickey Dobbs, ai quali si accompagnano tutta una serie di personaggi secondari, ma ugualmente importanti nello sviluppo del filone narrativo. Siamo nella Los Angeles dei nostri giorni. Gus (interpretato dal co-autore Paul Rust) è un insegnante sul set del telefilm fantasy ‘Witchita’, mentre Mickey (Gillian Jacobs) è una project manager presso l’emittente radiofonica satellitare ‘Gravity’. All’inizio della prima stagione, pubblicata nel 2016, assistiamo all’incontro tra i due personaggi nel momento peggiore delle rispettive esistenze: Gus ha appena chiuso la relazione con la sua fidanzata storica, che lo tradiva. Egli coltiva velleità da sceneggiatore ed è bloccato in un lavoro senza troppe prospettive, che tuttavia svolge con passione e disponibilità. E’ una figura gentile, che suscita un’empatia istantanea. Mickey, invece, ha un carattere totalmente opposto: sboccata e impertinente, soffre di dipendenza affettiva ed è un’alcolista. Svolge il suo lavoro in maniera annoiata e senza troppa convinzione. In teoria, nessuno dei due sarebbe ‘pronto’ per vivere un nuovo rapporto: lui è insicuro e goffo; lei, volubile e scapestrata. Appaiono troppo lontani, sia caratterialmente, sia dal punto di vista dello stile di vita. Gus è un ‘nerd’ un po’ naive che passa le serate con gli amici a inventare strambe colonne sonore per film che ne sono privi, mentre Mickey, quasi una ‘femme fatale’, è dedita a una vita totalmente sregolata. Tra i due, però, scatta una strana attrazione e iniziano a frequentarsi, nonostante le differenze e le questioni personali irrisolte. Anzi, il nuovo rapporto diviene, soprattutto per Mickey, occasione per affrontare le sue paure e i ‘mostri’ del passato. La grande disponibilità di Gus spronano la ragazza a migliorarsi. Ma è un percorso tutt’altro che semplice, che trova entrambi impreparati. Gli ostacoli lungo la strada sono molti e portano Mickey a ricadere negli stessi errori di sempre. Nel corso delle due prime stagioni vediamo, quindi, l’evolversi della storia dei due protagonisti, tra alti e bassi, momenti esilaranti al limite dell’assurdo e attimi più vicini al dramma. Le differenze costringeranno i ragazzi ad affrontare i propri problemi personali come mai avevano fatto nelle loro precedenti relazioni. Bisogna passare dall’inferno per arrivare in paradiso, che per Mickey significa frequentare gli alcolisti anonimi e per Gus confrontarsi con le sue tendenze ‘passivo-aggressive’. Ai protagonisti si accompagnano personaggi secondari, ma ottimamente tratteggiati (artefici anch’essi di una propria evoluzione durante lo svolgimento della trama) come la spassosa coinquilina di Mickey, Bertie, gli strambi amici di Gus, Randy e Chris. Infine, Arya, la giovane attrice protagonista di ‘Witchita’, interpretata dalla figlia minore di Judd Apatow. Nel corso dell’ultima stagione ritroviamo i due alle prese con il complicato consolidarsi della loro relazione e, spolier, si arriverà al fatidico: “Ti amo”. Scopriamo avvenimenti tragicomici, legati alla vita precedente di Gus, che rivelano aspetti della sua personalità inaspettati e che fanno di lui una figura lontana dallo stereotipo del bravo ragazzo. Entrambi faranno rilevanti passi avanti nelle rispettive carriere e affronteranno un ultimo momento di crisi prima del gran finale. Insomma, una storia costruita secondo uno stile immediatamente riconoscibile da i fan più accaniti del regista, sceneggiatore e produttore, Judd Apatow (40 anni vergine, Freaks and Geeks, This is 40, Molto incinta, Funny People) considerato il fondatore della ‘bromantic comedy’ (commedia romantica legata a personaggi maschili) e tra le menti più brillanti di Hollywood. Infatti, ‘Love’ è una commedia moderna, leggera e, al contempo, profonda, in cui non si cerca la battuta a effetto, ma nella quale si proietta una visione umoristica sul presente della società, ponendo in evidenza le idiosincrasie del vivere quotidiano. Sono evidenziate tutte le difficoltà che incontrano i trentenni impreparati ad affrontare le difficoltà della vita. In maniera sottile e intelligente, vengono messi alla berlina i comportamenti più ipocriti, vuoti e superficiali attuati dalla società americana. La sceneggiatura è inoltre ricca di citazioni legate al cinema e alla tv di serie ‘B’, puntando molto sulla forza dei dialoghi e sull’introspezione psicologica. La serie è diretta con garbo e sobrietà, indugiando anche sugli aspetti più quotidiani che favoriscono l’inclusione dello spettatore in ciò che accade sullo schermo. Siamo lontani dall’idillio hollywoodiano e più vicini a un linguaggio verosimile, legato alla realtà. Ed è proprio l’imperfezione della vita ad aver reso ‘Love’ una serie perfetta.