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14 Marzo 2025

M - Il figlio del secolo

di Maria Chiara D'Apote
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M - Il figlio del secolo

Bando alle polemiche: la serie televisiva che narra l'ascesa al potere di Benito Mussolini è ben fatta, con un cast di giovani attori ben scelto e di primordine

Prodotta da Sky Studio e Lorenzo Mieli per The Apartament in coproduzione con Pathé, la serie M – Il figlio del secolo è tratta dal romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega. La serie, diretta da Joe Wright, regista di capolavori come 'Espiazione', 'L’ora più buia' e 'Orgoglio e pregiudizio', ripercorre la storia di un'Italia piegata dalla dittatura e quella di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri: dalla fondazione dei Fasci di combattimento, nel 1919, alla presa del potere. Una narrazione che intreccia la Storia, quella politica e privata, di Benito Mussolini: le sue relazioni con le sue 'figure-chiave', come la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e altri protagonisti dell’epoca. La trama culmina nel drammatico discorso di Mussolini in parlamento del 3 gennaio del 1925, dopo l’assassinio del deputato socialista, Giacomo Matteotti, che segnerà la definitiva svolta autoritaria del regime.

Cast, attori e personaggi
Luca Marinelli interpreta Benito Mussolini. All’inizio della serie, Mussolini è il direttore de 'Il Popolo d’Italia'. Ha una moglie, Rachele, quattro figli e un’amante. Ma la sua vera creatura è il fascismo. E il suo più grande amore è se stesso. Divenuto prima deputato e poi primo ministro, non esita a usare la violenza e a tradire chiunque, pur di emergere. Benedetta Cimatti interpreta Rachele Guidi Mussolini. Figlia di contadini romagnoli, cresciuta in miseria e semianalfabeta, Rachele è la compagna di Mussolini e la madre dei suoi figli. Nonostante mal sopporti i tradimenti del marito, rimarrà al suo fianco e sarà sempre, per lui, l’unico vero porto sicuro, dove far ritorno nei momenti più oscuri. Francesco Russo interpreta, invece, Cesare Rossi. Fascista della prima ora e braccio destro di Mussolini, il brillante Cesare Rossi è il giornalista di fiducia e il consigliere personale del Duce. La sua intelligenza e il suo aspetto insospettabile nascondono una grande crudeltà. Fedele al proprio leader, viene coinvolto in crimini violenti, giocando un ruolo determinante nella crescita del fascismo. Barbara Chicchiarelli veste i panni di Margherita Sarfatti: donna dell’élite culturale milanese ed ebrea, la Sarfatti è l’amante di Mussolini e in lui vede una radicalità irresistibile, diventando la sua confidente più intima. Se, in pubblico, lo supporta e lo loda, in privato gli fornisce consigli e lo guida. Il suo sogno è diventare la madrina dell’arte italiana al fianco del Duce. L'ottimo Lorenzo Zurzolo intepreta Italo Balbo. Figlio della piccola borghesia e veterano della Grande guerra, lo squadrista Balbo diventa uno dei capi delle squadre fasciste ferraresi. Con la sua spietatezza, emerge come una figura centrale del movimento, ideando metodi di tortura come l'olio di ricino e creando nuove forme di violenza da portare nelle strade. Gaetano Bruno interpreta Giacomo Matteotti. Deputato e leader contadino, Matteotti rappresenta il simbolo della lotta contro le ingiustizie sociali. Venerato dai contadini poveri e odiato dalla classe dirigente, diventa il principale ostacolo di Mussolini ("un primo della classe, figlio dei ricchi, che si è schierato dalla parte dei poveri") verso il potere assoluto. Il suo coraggio lo porterà a sfidare direttamente il Duce con tragiche conseguenze: verrà assassinato dai fascisti. Paolo Pierobon interpreta Gabriele D’Annunzio. Poeta, soldato, esteta e seduttore, D’Annunzio è una figura complessa e mitica. Celebre per le sue gesta eroiche durante la Grande Guerra e per le sue opere letterarie, è visto come una minaccia per Mussolini, mettendo in discussione la sua leadership.

Altri attori e personaggi
Completano il ricco cast della serie: Federico Majorana ('Prisma'; 'Favolacce'; 'Padre Pio') interpreta Amerigo Dumini. Federico Mainardi ('Il ritorno di Casanova'; 'Il mammone') lo ritroviamo nel ruolo di Albino Volpi, mentre Maurizio Lombardi ('The Young Pope'; 'The New Pope'; '1992'; Ripley) veste i panni di Emilio De Bono. Il bravo Gianmarco Vettori ('La Belva'; 'Briganti'; 'Padrenostro') interpreta Dino Grandi ed Elena Lietti ('Il Miracolo'; 'Anna'; 'Il sol dell’avvenire'; 'Siccità') è Velia Titta, la moglie di Giacomo Matteotti. Infine, Gianluca Gobbi ('Fabrizio De Andrè – Principe Libero') veste i panni di Cesare Maria de Vecchi. Un fedele Roberto Farinacci viene interpretato da Gabriele Falsetta ('Io sono l’amore'), mentre Vincenzo Nemolato ('La chimera'; 'Tutto chiede salvezza'; 'Supersex') si presenta nei panni di Vittorio Emanuele III di Savoia.

Il repertorio e la fiction che si fondono in sincronicità
La serie tv si presenta con un'immagine di repertorio, ricordando la fisicità di Mussolini, i discorsi a piazza del Popolo, il mito della rivoluzione, la riforma agraria, le manifestazioni di propaganda e l'epilogo finale, a Milano, in piazzale Loreto. L’incipit è breve: si passa subito alla fiction. Dopo uno stacco perentorio, il primo piano dell’attore Marinelli svela la maschera del futuro duce, improvvisamente blu elettrico. Luca Marinelli incarna letteralmente il personaggio: lo fa rivivere, a tratti in modo inquietante: è il fantasma di Mussolini nei gesti, nelle intenzioni, nella luce dello sguardo. Marinelli/Mussolini si rivolge alla macchina da presa per coinvolgere lo spettatore con battute, emozioni, per irretirlo e trascinarlo in quel vortice di efferatezza animale e di magnetismo che fecero parte del bagaglio 'teatrale' dell’istrionico gerarca.

Il pilastro della serie: la fotografia
Nel teatrino di quartiere che accoglie i primi discorsi di Mussolini ai reduci di guerra e agli arditi del Regio esercito italiano, il clima noir non è abbastanza intenso. Le luci fioche fan capire che è ancora in gestazione la “meravigliosa creatura fascista”, come la chiama Mussolini. Il palco per il comizio del Duce somiglia più al palcoscenico degli artisti d’avanguardia che a un podio per un comizio politico. Le immagini velocizzate fanno il verso alle origini del cinema dei primi del novecento, alternandosi con gli spezzoni dei documentari dell’Istituto Luce. Il bianco e nero non è fumettistico, mosso o stralunato, ma una citazione di forme spiritate care al cinema espressionista (tedesco principalmente), tipico agli albori novecenMussolini_Marinelli.jpgteschi, che 'guazzavano' nel mito del superuomo e della velocità. Il 'teorema marinettiano' della "guerra igiene del mondo", proclamato a gran voce da Mussolini/Marinelli, viene incarnato dal movimento rotatorio delle teste spaccate dai trash/picchiatori arditi, dopo l’ennesima immagine delle rotaie di treno che scorrono all’impazzata. Le immagini diventano cinepresa d’epoca, con la pellicola, che 'salta', si 'strappa' e poi 'riprende', sono efficaci. Così come l’inquadratura capovolta degli astanti urlanti, piena citazione della nascita del cinema anni venti del secolo scorso e degli esperimenti in campo fotografico. Ottimo lo spunto da parte del regista, Joe Wright, che mescola il proprio gioco di inquadrature ottiche con la sperimentazione filmica dell’epoca. La luce noir dei quartieri popolari milanesi fotografa la fase dei momenti bui del fascismo, quando ancora veniva 'contenuto' dai movimenti socialisti e operai. Mussolini/Marinelli si aggira nelle strade dei quartieri poveri di Milano, che sembrano quelli della Londra di Jack London, dove la luce fioca  proviene dai lampioni. La macchina da presa segue il Mussolini/Marinelli che rientra in casa, dove vive Rachele, interpretata da un’intensa Benedetta Cimatti, svelando, attraverso il lungo piano sequenza a seguire, gli interni dei modesti appartamenti dell’epoca. Le strade brulicano di bandiere rosse dei socialisti: i primi vagiti della violenza squadrista sono velati da ombre cinesi: altra ottima idea.

Il passato socialista e la granata
Molto evocativa la visione della pellicola in bianco e nero, con un Mussolini/Marinelli che, in abiti 'proletari', guida un comizio. Tipico del cinema grottesco, l’effetto delle tante bocche dentate di urlatori socialisti che lo accusano. Dopo quell’effetto, in primissimo piano c’è la mano di Mussolini/Marinelli che accarezza una bomba a mano: il rancore nei confronti dei 'rossi' viene placato dall’assalto alla sede dell’Avanti!: la violenza si fa più cruda e le ombre cinesi delle spranghe sono solo un ricordo. La visone degli incendi e dei pestaggi è naturalmente evocativa di altri scenari tragici della Storia a venire: con l’avanzamento degli accoltellamenti e delle torture, la luce degli interni si fa feroce, di taglio, come se fosse già incendiata, ma negli esterni comincia a prendere il sopravvento il grigio-verde, presagio di colpo di Stato militare.

La parodia dell’aviatore
Il Mussolini/Marinelli che vola verso Gabriele D’Annunzio (un eccellente Paolo Pierobon, ndr) è realmente una parodia di aviatore, dove l'attore Marinelli recupera se stesso per fuoriuscire dalla maschera 'mussoliniana' e farsi beffe del personaggio, che appare ben poco spavaldo.

L’impianto teatrale: l’occhio di bue
L'occhio di bue all'interno del carcere dove è temporaneamente rinchiuso Mussolini, ricorda 'L'ora più buia': il movimento circolare del Mussolini che legge verso la macchina da presa e le sue rimostranze, si contrappongono al movimento delle immagini – volutamente accelerate - del parlamento

L’amante
Il personaggio della Sarfatti è interpretato da una bravissima e impeccabile, Barbara Chichiarelli. Unica pecca è la cadenza del nord, con la quale la talentuosa attrice recita: un accento che, in alcuni momenti salienti, non è del tutto armonica. Sia come sia, Margherita riceve nella sua casa milanese il 'gotha' dell’avanguardia futurista (nei primi episodi si vede Marinetti, ma fu soprattutto Bontempelli a frequentare quel salotto letterario, ndr) e degli intellettuali dell’epoca. La Sarfatti è colta, intelligente, ammaliante. Insegna al suo amante il ‘bon ton’ e la strategia politica, tra una serata di sesso e l’altra.

La triade femminile
La donna come merce: preziosa come la Sarfatti, consigliera e seduttrice; dozzinale come la giovane stuprata che resta in cinta del figlio illegittimo del Duce; la donna sacra, utile a procreare e ad allevare, come la moglie Rachele; e la Patria, unica e inviolabile. E’ questa la triade femminile, croce e delizia del Duce che sta per avvicinarsi al potere, quello vero.

Il montaggio parallelo
La sequenza del parlamento in cui si sta per votare contro il governo Giolitti per farlo cadere, è molto efficace, perché le violenze alla Pulp Fiction scatenate dagli squadristi guidati dal tremendo Italo Balbo (il bravissimo Lorenzo Zurzolo) vengono ritmate con le inquadrature del Marinetti e le sue parole in libertà. L’allegoria degli incendi, presa in prestito dai futuristi, è un quadro all'interno dell'inquadratura stessa. Il soffitto dello studio di Mussolini diviene uno schermo con inquadratura dal basso: l'istrionico Mussolini lancia un fiammifero che incendia lo 'schermo' e fa prendere fuoco alle vecchie immagini: quelle del suo passato socialista.

Il nuovo studio: Terzo Congresso dei Fasci di combattimento dell'8 novembre 1921
Nella stanza del fascista/onorevole, la fotografia è caratterizzata da una luce calda e uniforme. La macchina da presa viene lievemente inclinata per inquadrare Cesare Rossi (l'eccellente Francesco Russo, ndr), fidatissimo collaboratore del Duce: forse un presagio di futuri capovolgimenti di fronte?

La colonna sonora
La colonna sonora di Tom Rowlands, appositamente composta per 'M – Il figlio del secolo', è un connubio di strumenti acustici 'vintage' e innovazione elettronica: Tom Rowlands, metà del leggendario duo 'The Chemical Brothers', proferisce al film una forza espressiva enorme, rendendo l’opera un riadattamento, in 'chiave moderna', di una tragedia italiana.
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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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