Dall’autore di The Killing, Søren Sveistrup, ‘L’uomo delle castagne’, prodotto da Netflix: un classico thriller nordico ben confezionato, che poco aggiunge a quanto abbiamo visto negli ultimi anni
Tra le 10 serie televisive più seguite su Netflix, ‘L’uomo delle castagne’, disponibile agli abbonati dallo scorso 29 settembre, senza discostarsi troppo dai canoni del ‘crime drama’, propone agli spettatori un serial affascinante e dall’atmosfera inconfondibilmente nordica, a partire dall’omonimo romanzo di Søren Sveistrup, autore che si è fatto conoscere in campo televisivo con l’ottimo ‘The Killing’. Solo 6 episodi, in una Copenhagen oscura e bellissima: una scia di delitti e misteri, che ruotano attorno a degli strani ‘omini’ fatti di castagne e fiammiferi, rinvenuti accanto alle vittime. Il ritmo del serial è lento, soprattutto nelle primissime puntate, con pochissime concessioni all’azione pura e adrenalinica. Dopo una breve incursione nel passato (Isola di Møn, 1987), che sbatte in faccia allo spettatore le immagini terrificanti di una strage familiare, si passa al presente, a Copenhagen, dove facciamo la conoscenza della detective Naia Thulin, intenzionata a cambiare vita professionale, per poter dedicare più tempo a sua figlia. L’ultimo suo caso riguarda un brutale omicidio: la vittima è una donna a cui è stata amputata una mano. Accanto al suo corpo sono stati trovati degli strani omini di castagne. Sarà compito di Naia, insieme al collega Mark Hess, ex agente dell’Europol, indagare su questo e altri omicidi, accomunati dallo stesso modus operandi e dalla presenza inquietante e misteriosa di alcune bamboline, create con castagne e fiammiferi. La ricerca e la cattura dell’assassino viene a intrecciarsi con la storia di Rosa Hartung, ministra danese degli Affari sociali, la quale ha recentemente perso la figlia, Kristina. Il serial ha l’andamento tipico del thriller nordico, la cui risoluzione del caso è anticipata da una ‘falsa pista’, apparentemente risolutiva. Durante il corso delle puntate vengono affrontati temi importanti, come la misoginia, la difficoltà di essere dei buoni genitori e la violenza sui bambini: tuttavia, nessuno di questi viene approfondito e il lavoro di Sveistrup e degli altri autori sembra essersi concentrato maggiormente nel mantenere una tensione costante in tutto il serial.
Ciò che colpisce maggiormente, in questa miniserie, è soprattutto l’atmosfera misteriosa e sospesa che sa creare: merito di un convincente lavoro registico e fotografico. Quello che manca al thriller danese è, invece, una maggiore originalità, che lo faccia emergere dal sempre più vasto catalogo del canale di streaming ‘Netflix’: nessun difetto evidente, tutto sembra essere al posto giusto, eppure non c’è un solo elemento che riesca a brillare più di tanto nell’insieme, dando alla spettatore la sensazione di un certo ‘deja-vu’. In definitiva, possiamo definire ‘L’uomo delle castagne’ un buon thriller nordico. Non certo un capolavoro, ma con tutte le carte in regola per poter intrattenere chi è in cerca di una buona storia intrisa di misteri e omicidi.