L’omnicomprensività dell’amore di un genitore per il proprio figlio, anche se cresciuto senza un partner, ci illumina intorno a un concetto più inclusivo di genitorialità
Di recente, in prima serata su Canale 5, è stato trasmesso un toccante film turco del 2018 intitolato 'Mio figlio', per la regia di Bora Egemen. Si tratta di una pellicola che narra la vicenda di un giovane padre, un pescatore poco più che trentenne, che si trova a crescere un bambino autistico, concepito con una turista sconosciuta, affetta da fragilità psichiche, con la quale il protagonista ha trascorso una sola notte d’amore. Nel suo arduo compito viene affiancato dall’anziano padre, anch’egli pescatore, che lo ha cresciuto da solo dopo la prematura scomparsa della moglie e che morirà nel corso del film per un tragico incidente in mare. Tra momenti di disperazione, sconforto e duri sacrifici, il destino offrirà un’opportunità di riscatto ai protagonisti, con la scoperta di un talento musicale straordinario nel bambino. Il quale, attraverso il pianoforte e con l’aiuto di un professore di musica, troverà un modo per comunicare con il mondo. Un film sulla speranza e sulla valorizzazione della disabilità, da non intendersi come un marchio o semplicemente come una condanna, bensì come una fonte di inaspettate e straordinarie potenzialità. Inoltre, è anche un’opera sull’amore di un genitore che non conosce limiti e, in particolare, sul ruolo dei padri, troppo spesso sottovalutati e penalizzati nella società odierna.
“Chi l’ha detto che un padre non possa bastare”? Con questa frase, il nonno del ragazzino incoraggia il figlio a prendersi cura di quel bambino inizialmente non desiderato, giunto per caso nella sua vita. Non c’è limite, dunque, all’amore che si può dare e che si può ricevere. Nella crescita di un figlio, tutti i contributi sono ugualmente importanti: quello della madre, del padre e dei nonni, nonché di tutti coloro che ricoprono un ruolo nella vita di un bambino. Ciò dovrebbe costituire un punto fermo, specialmente nei procedimenti di separazione giudiziale, troppo spesso attraversati da inutili rivalità e rancori personali, che si riverberano dolorosamente sulle sorti dei minori coinvolti. L’omnicomprensività dell’amore di un genitore per il proprio figlio, anche se cresciuto senza un partner, dovrebbe, quindi, far luce intorno a un concetto più inclusivo di genitorialità, fondato sul puro amore più che sui legami tradizionali o di sangue.