Un ‘crime drama’ che ricorda ‘Big little lies’ la cui scarsa originalità è compensata dalla creazione di un’atmosfera ipnotica e pervasiva: una regia molto interessante, che valorizza la psicologia dei personaggi a discapito della risoluzione del mistero finale
Un’opera di grande valore registico e stilistico, questo nuovo titolo di Hbo, ‘The Undoing’, uscito su Now Tv e Sky Atlantic l'8 gennaio scorso, con il sottotitolo ‘Le verità non dette’. A innescare il meccanismo 'crime' del serial c’è l’omicidio di una giovane donna, Elena Sanchez (l'italiana Matilda de Angelis), in un thriller costituito da sei episodi e che porta la firma di David E. Kelley, produttore di ‘Big little lies’. I punti di contatto con la precedente produzione di Kelley sono notevoli. A partire dalla presenza di una attrice del calibro di Nicole Kidman, fino all’ambientazione sociale benestante composta da famiglie che sembrano perfette, ma che nascondono un nucleo inconfessato di segreti. Detto questo, sarebbe un grave errore di valutazione bollare ‘The undoing’ come un ‘clone minore’ di ‘Big little lies’. La serie, infatti, pur non essendo in alcun modo originale e non introducendo niente di sconvolgente all’interno del panorama internazionale, si lascia apprezzare per una cura alla psicologia dei personaggi notevole e per la brillante regia di Susanne Bier.
Grace Fraser, impersonata da una convincente Nicole Kidman, sembra vivere una vita perfetta: valida e stimata psicoterapeuta di New York, madre del piccolo Harry, ha come marito Jonathan (Hugh Grant), rinomato oncologo pediatra e padre premuroso. Questa patina di finta perfezione familiare andrà a sgretolarsi in seguito all'organizzazione di una raccolta fondi, attraverso cui Grace farà la conoscenza della seducente e affascinate Elena Sanchez (Matilda de Angelis). Dopo l’orribile omicidio di quest’ultima, verranno a galla alcuni segreti di Jonathan. E Grace si troverà costretta, suo malgrado, ad affrontare una situazione molto difficile e complicata. Il difetto principale della serie è che, dopo il quarto episodio, gli indizi e i segreti tornati alla luce sembrano essere fini a se stessi e l’epilogo risolutivo del giallo perde di mordente, rivelandosi frettoloso e poco approfondito rispetto a tutto il resto. Tuttavia, la mancanza di un finale all’altezza non incide troppo sul risultato: la bravura degli attori, tra cui spicca la sorprendente performance di Hugh Grant, nel ruolo di un padre e marito al contempo amorevole e narcisista e l’ottima realizzazione tecnica, riescono a creare un’atmosfera inquietante e suggestiva, così pervasiva da far passare in secondo piano la risoluzione del mistero dietro la morte di Elena Sanchez.