I veri artisti sono davvero efficaci quando sono lontani da un certo tipo di espressione consolatoria o decorativa, non semplicemente funzionali a rivendicazioni 'altre'
Hanno recentemente ottenuto notevole attenzione mediatica gli attacchi degli attivisti di ‘Last Generation’, che mediante i’imbrattamento di opere d’arte con vernici e zuppe (in realtà tutte coperte da vetri di protezione, quindi si tratta di gesti puramente simbolici, ndr), cercano di far parlare della crisi climatica. Uno degli scopi dell’artivismo, spesso correlato con azioni di protesta, è infatti quello di porre al primo posto il dovere sociale dell’artista attraverso contenuti di 'rottura', che possano stimolare le persone al pensiero critico. Ma Arte e attivismo hanno una storia, che parte da lontano. Per esempio, il quadro 'Guernica' di Pablo Picasso, fu dipinto nel 1937 per rappresentare gli orrori della guerra, mentre la performance art è una forma artistica che si esplica in azioni dal forte contenuto politico ed è fortemente critica verso i meccanismi del sistema.
Joseph Beyeus, un attivista tedesco, piantò 7 mila querce, nel 1982, durante la mostra ‘Kassel’, in Germania, come messaggio ecologico il quale, espresso in questo modo, non fu un atto fine a se stesso, ma si traduceva in un azione concreta. Nan Goldin, una fotografa statunitense, insieme al collettivo 'Pain' è riuscita a vincere una dura battaglia attraverso denunce e azioni performative nei musei, contro un colosso farmaceutico da miliardi di dollari. Gonzalo Rabanal, artista cileno, durante gli anni del regime di Pinochet portò suo padre in scena come simbolo della dittatura patriarcale decadente. Una forma di denuncia che rimandava al ‘Teatro dell'Oppresso’ di Augusto Boal, che oltre a essere fulcro della tragedia brasiliana, ha trasformato lo spettatore in soggetto attivo, in cui gli attori interpretavano con il pubblico le dinamiche tra vittima e carnefice. Negli anni '90 del secolo scorso, Ron Athey, omosessuale e sieropositivo, attraverso le sue performance estreme con il sangue rappresentava lo stigma che, per lungo tempo, ha colpito i malati di Aids. A Cuba, nel 2015, è nato l'Instituto de Artivismo ‘Hannah Arendt’, in seguito alla lettura collettiva, durata 100 ore, del testo sui regimi totalitari organizzato dall’artista, Tania Bruguera. E nei primi anni 2000, a Valencia, si potevano respirare pratiche di libertà in cui i movimenti cercavano di fermare la speculazione edilizia delle spiagge, abitate da comunità di pescatori e gitani, per preservare un pezzo di vita autentica, lontane dalle logiche capitalistiche. Il vero attivismo, pertanto, si manifesta quando si ha il coraggio di portare i contenuti 'fuori' dalla 'zona-confort', lontano dai 'luoghi protetti', quando si veicolano messaggi capaci di andare ben oltre le misere ambizioni dell'ego dell'artista. E, nel caso di 'Last Generation', la rivendicazione è di tipo ecologico, mentre le opere d’arte sono semplicemente un mezzo funzionale.