Il mensile di informazione e approfondimento che
intende riunire culturalmente il nostro Paese nel pieno rispetto di tutte le sue tradizioni, vocazioni e ispirazioni ideologiche e politiche.
diretto da Vittorio Lussana
Area Riservata
23 Novembre 2024

I motivi della pratica dello yoga

di Carmen Posta
Condividi
I motivi della pratica dello yoga

Cosa porta le persone in occidente a sentirsi attratti da questa antica pratica orientale?
 
Sebbene le ragioni possano variare da persona a persona, per molti, instradarsi in questa disciplina, inizia dalla presa di coscienza del proprio corpo. Questo si traduce spesso nella ricerca del proprio benessere fisico, attraverso l’aspetto apparentemente più corporeo dello yoga. I più, difatti, cominciano ad andare a lezione perché presi dal desiderio di migliorare l’elasticità, la forza e la forma fisica attraverso le ‘asana’ (posture, ndr). Se volessimo indagare sull’entità delle ‘asana’ secondo la tradizione yogica, uno dei primi testi nel quale si fa riferimento ad esse è lo ‘Yoga Sutra’ di Patanjali. Per quanto possa sembrare strano, in questo libro non vi sono indicazioni specifiche, dato che lo yoga è una pratica che viene trasmessa oralmente, da maestro a praticante. Patanjali, nei suoi ‘sutra’ (aforismi, ndr), ci da una sola indicazione inerente alle asana: “Sthira-sukham-asanam”. Questa frase si traduce, secondo l’illustre Ravi Ravindra, ne: “Il giusto allineamento, ossia le ‘asana’, è accompagnato da fermezza e agio”. Per comprendere le asana e le motivazioni profonde di chi inizia a praticare, è vitale assimilare questi aspetti enunciati da Patanjali. Lo ‘Sthira’ è il primo dei due ‘concetti-chiave’ della pratica delle asana. Significa: essere fermi, attenti, stabili; sviluppare un senso di quiete nel nostro corpo e Ponte.jpgnella nostra mente, per coltivare uno stato di coscienza che ci renda capaci di osservare gli aspetti interni delle energie sottili nella nostra pratica.
‘Sukham’,
il secondo concetto, significa: piacevole, calmo, confortevole e gioioso. Quando pratichiamo, rinunciamo a ogni competizione, così come lasciamo andare lo stress fisico e quello mentale, per aprirci al benessere di ogni momento, portandoci a un alto livello di presenza e in uno stato di profonda connessione con il ‘Sé’. Quindi, se parliamo di asana, facciamo riferimento a una posizione comoda e stabile, che ci da struttura pur essendo morbida. Se proseguiamo nella linea temporale a esplorare il concetto di asana, scopriremo che solo dopo l'XI secolo d. C. il saggio Gorakhnath iniziò a scrivere sulle asana, creando il contesto per lo sviluppo di uno schema di posizioni che poi verrà facilmente seguito dai praticanti odierni. Secondo questa tradizione, esistono otto milioni e quattrocentomila posizioni di yoga ed esse sono lo specchio della vita. Si dice, infatti, che molte di queste siano emerse dall'osservazione dei ‘Rishi’ (esempi, ndr) dei movimenti utilizzati dagli animali, dalle piante e da tutte le forme di vita per curarsi. Ed ecco che arriviamo a un punto importante: l’intenzione delle posizioni yogiche è quello di raggiungere una connessione con il proprio più profondo e affrontare un processo di evoluzione e di cura interiore. Nella pratica, la loro esecuzione si traduce, fondamentalmente, nell’assumere delle posizioni fisiche mentre si respira. Qualcosa che tutti possiamo comprendere e cercare di riprodurre, rispettando i limiti del nostro corpo. Perciò, non c’è da stupirsi se molti si approccino allo yoga partendo da qui. Sembra evidente che le qualità tangibili delle asana le rendano facilmente accessibili. Specialmente, se comparate a concetti yogici più immateriali, come quello dell’energia e della forza vitale: il ‘prana’ (spirito, ndr). Ed è proprio in questa accessibilità che vi è la forza dello yoga. In questo movimento tangibile, associato al respiro, si lavora su diversi aspetti. Ma c’è qualcosa che va molto oltre la parte fisica: sebbene un primo approccio s'instauri con dei presupposti a tratti superficiale, nella maggior parte dei casi evolve verso una nuova direzione, che intende scavare molto più in profondità. Ben presto, respiro dopo respiro, ci si rende conto che dietro alle asana c’è molto di più di una semplice posizione fisica: attraverso la pratica, si può viaggiare verso meandri sconosciuti del proprio Sé, espandendo la nostra percezione, nonché attivando l’essenziale ricerca del nostro vero Io, che ha inizio con la domanda yogica per eccellenza: “Chi sono io”?

Candela.jpg

LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI BULAT ASYANOV, CHE RINGRAZIAMO


 



Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
EDITORE: Compact edizioni divisione di Phoenix associazione culturale