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Area Riservata
5 Maggio 2024

L'Italia dei fantasmi

di Chiara Genovese
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L'Italia dei fantasmi

Case abbandonate, ospedali infestati dagli spettri, castelli maledetti: ecco il nostro tour estivo per svelare le tante leggende e misteri paranormali seminati lungo tutto lo ‘stivale’ del Paese
 
Gli appassionati del mistero e del paranormale saranno entusiasti di sapere che l'Italia offre un vastissimo catalogo di case, castelli e ospedali abbandonati, infestati (o presunti tali) da spettri e fantasmi. Questi luoghi dell'occulto sono così numerosi che è impossibile elencarli tutti. Ma abbiamo provato lo stesso a intraprendere un breve viaggio, da nord a sud, tra i luoghi stregati della nostra penisola.

Villa De Vecchi (Cortenova, LC)
A Cortenova, in provincia di Lecco, c’è una tenuta che si chiama Villa De Vecchi, la cui facciata che sembra macchiata di sangue. In realtà, si tratta solamente della vernice rossa che un tempo la ricopriva interamente. Per questo motivo, Villa De Vecchi è nota anche come: ‘La casa rossa’. La villa fu fatta costruire, nella seconda metà del XIX secolo, dal conte Felice De Vecchi, patriota e personaggio di spicco del Risorgimento italiano. Secondo la leggenda, un giorno il conte, tornando a casa, trovò la moglie brutalmente assassinata, mentre la figlia era svanita nel nulla; egli, allora, fuggì dalla magione e, secondo alcune versioni della storia, si uccise a sua volta per la disperazione. Sebbene questa cruenta storia sia solo una leggenda popolare, molti sostengono che la villa sia infestata dai fantasmi. Si dice anche che dalla fontana del parco, ogni tanto, sgorghi sangue. Diversi decenni dopo, negli anni '20 del Novecento, la 'casa rossa' attirò l'attenzione del celeberrimo esoterista, Aleister Crowley che, si racconta, usò la villa per i suoi sinistri rituali. In una di quelle occasioni, all'interno di Villa De Vecchi, si sarebbe manifestato addirittura il diavolo in persona, impossessandosi di uno dei membri della setta di Crowley.
 
Ca' DarCa_Dario.jpgio (Venezia)
Palazzo Dario, meglio conosciuta come ‘Ca' Dario’, deve il proprio nome a Giovanni Dario, personaggio di spicco della sua epoca, ricchissimo uomo d'affari, diplomatico e segretario ducale. Nel 1479, quest'uomo straordinario commissionò il palazzo all'architetto Pietro Lombardo, come dote per la figlia Marietta, che stava appunto per sposarsi con un ricco mercante di spezie, Vincenzo Barbaro. Alla morte di Giovanni Dario, diversi anni dopo, la coppia entrò in possesso del lussuoso palazzo. Poco dopo, il marito di Marietta subì un tracollo finanziario che lo portò al fallimento e, in seguito, venne assassinato; la moglie, sconvolta dal dolore, si suicidò. Anche un loro figlio, Giacomo Barbaro, rimase ucciso in un agguato sull'isola di Creta. Da allora, Ca' Dario si porta dietro la fama di palazzo maledetto. Pare, infatti, che tutti coloro che, nel corso dei secoli, ne sono entrati in possesso o vi hanno abitato, siano stati perseguitati dalla sventura, finiti sul lastrico o morti di morte di violenta. Una curiosa coincidenza non fa che alimentare la convizione di chi crede alla leggenda del palazzo portasfortuna: la scritta che Giovanni Dario fece incidere sulla facciata dell'edificio, 'Urbis Genio Ioannes Darius' (Giovanni Dario al genio della città, ndr) può essere anagrammata in 'Sub Ruina Insidiosa Genero' (Io genero sotto insidiosa rovina, ndr).
 
Villa Magnoni (Ferrara)

Nel piccolo borgo di Cona, in provincia di Ferrara, sorge una villa abbandonata da molti anni, teatro di una storia terrificante, ancora più spaventosa in quanto piuttosto recente. Sembra infatti che, negli anni '80, un gruppo di quattro giovani curiosi avesse deciso di esplorare la casa abbandonata. Una volta al suo interno, però, i ragazzi sarebbero stati spaventati dal pianto di un bambino, evidentemente la voce di un fantasma; i ragazzi sarebbero, quindi, corsi fuori e, mentre si precipitavano verso la loro automobile, avrebbero visto una vecchia donna che, affacciata a una finestra, inveiva contro di loro. La storia dice che, nella fuga, i quattro ragazzi ebbero un terribile incidente stradale: tre di loro morirono, mentre il quarto, unico sopravvissuto, potè raccontare quanto era accaduto. Le autorità locali proibirono l'accesso alla villa e il comune ne fece murare tutti gli ingressi, finestre comprese. Solo una finestra rimase inspiegabilmente aperta: quella da cui la misteriosa vecchietta si era affacciata per maledire i ragazzi. Molti credono che l'anziana donna fosse, in realtà, una strega, custode della villa. Il solo sopravvissuto a quel tragico incidente, forse, avrebbe qualcos'altro da raccontare, ma le sue tracce si sono smarrite nel tempo e non si conosce neppure il suo nome. La storia di Villa Magnoni sembra destinata a rimanere avvolta nel mistero.
 
Ex maEx_manicomio_Aguscello.jpgnicomio di Aguscello (Ferrara)
Molti si ricorderanno dell'ex manicomio di Aguscello grazie al servizio che il programma 'Mistero' vi dedicò diversi anni fa. Si tratta di un ex ospedale psichiatrico infantile, in attività dal 1940 fino al 1970, quando venne improvvisamente e misteriosamente abbandonato. Si narra che i piccoli pazienti, affidati alle suore che lavoravano nella struttura, venissero sottoposti a maltrattamenti, abusi e vere e proprie torture, spesso fino alla morte. I 'corpicini' venivano poi seppelliti in fosse comuni. La storia più inquietate è quella del piccolo Filippo Erni, un bambino di dodici anni che, condotto alla pazzia dai continui abusi, avrebbe ucciso alcuni compagni di sventura e sarebbe, quindi, stato rinchiuso in una stanza al piano più alto dell'edificio. Il ragazzino avrebbe poi tentato la fuga gettandosi dalla finestra e sarebbe morto nella caduta. Altre versioni della storia raccontano che il bambino fosse stato semplicemente imprigionato, perché affetto da disturbi psichici che lo rendevano difficile da controllare e che si fosse suicidato volontariamente gettandosi dalla finestra o dalla tromba delle scale. Nel corso degli anni, l'ex manicomio abbandonato è stato meta di improvvisati cacciatori di fantasmi e appassionati del paranormale. Sembra, infatti, che gli spiriti dei piccoli pazienti si aggirino ancora per l'ospedale, specialmente intorno a una certa giostrina che in molti sostengono di aver visto girare da sola. Oggi, le autorità del posto hanno deciso di vietare l'accesso alla struttura: l'edificio è molto vecchio e pericolante. E avventurarsi al suo interno può essere molto rischioso.
 
Ca' delle anime (Genova)
Nel quartiere di Voltri, a Genova, sorge la 'Casa delle anime': un'antica locanda abbandonata con alle spalle una storia alquanto sinistra. Il quartiere, nel Medioevo, era zona di passaggio per i forestieri che volessero recarsi a Genova, nonché un luogo assai frequentato dai briganti. E tutti, briganti o semplici viaggiatori, si fermavano per riposare nella locanda, unico luogo di ristoro nelle vicinanze. I padroni del posto, però, avevano escogitato un metodo per ripulire i viandanti d'ogni loro avere: assegnavano al malcapitato una certa camera e, durante la notte, tramite un marchingegno da loro costruito, facevano calare il soffitto sullo sventurato dormiente, fino a schiacchiarlo. In seguito, derubavano l'ospite di tutto ciò che aveva con sé e seppellivano il cadavere nei dintorni. Tutto questo andò avanti finché l'elevato numero di sparizioni allertò le autorità: i proprietari furono scoperti e arrestati. E la locanda venne chiusa. Ma gli spiriti dei viandanti uccisi non hanno mai lasciato la zona, o almeno così si racconta. Sembra anche che una giovane donna si aggiri intorno alla locanda, in cerca del suo innamorato che lì venne ucciso e che fermi i passanti chiedendo notizie di lui. Quando questi le rispondono di non saperne niente, la ragazza scompare, lasciandosi dietro un profumo di rose.
 
Casa
Casa_del_violino.jpg del violino (La Spezia)
Chi volesse vedere di persona la misteriosa 'Casa del violino' dovrebbe girovagare un bel po' per le campagne intorno a La Spezia, poiché la sua esatta ubicazione, nella frazione di Scogna Sottana, non si trova su nessuna mappa. Si racconta che, un tempo, nella casa abitasse un giovane musicista, che giorno e notte si esercitava col suo violino. Finché, un giorno, il giovane solitario si ammalò e morì. Ma anche dopo la sua morte, i vicini continuarono a sentire la musica del violino risuonare nella notte. Oggi, il violino esiste ancora e si trova ancora nella casa, ben conservato nella sua custodia e chiuso dentro un armadio. Tuttavia, gli abitanti della zona giurano di sentirlo suonare ogni notte o quasi. E c'è chi sostiene di averlo perfino visto uscire dall'armadio, muoversi e suonare da solo. Ma dalla casa, talvolta, provengono anche urla strazianti, forse del giovane musicista, o magari di altri spiriti la cui memoria si è perduta nel tempo.
 
Ex manicomio di Volterra (PI)

Al di là delle storie di fantasmi nate negli anni intorno alla struttura, l'orrore legato all'ex manicomio di Volterra è tristemente reale. Completamente isolato dal mondo esterno, i pazienti della struttura venivano sottoposti a trattamenti che oggi considereremmo vere e proprie torture, che non di rado si rivelavano fatali. Frequentissimo era l'uso dell'elettroshock, così come l'abitudine di testare nuovi farmaci sugli ospiti del manicomio, veri esperimenti sugli esseri umani, con conseguenze devastanti per i soggetti. Per finire rinchiusi nel manicomio di Volterra bastava davvero poco: una lieve depressione, un comportamento considerato moralmente ambiguo dalla società del tempo, o anche professare idee politiche troppo liberali. Ma l'ex manicomio è conosciuto soprattutto per i graffiti di Oreste Fernando Nannetti che, ospite della struttura per molti anni, lasciò sui muri: una serie di incisioni che, testimoniando di un'enorme sofferenza, sono oggi considerate un capolavoro dell'Art Brut.

Monastero dei monaci del diavolo (Salerno)
A Sicignano degli Alburni, in provincia di Salerno, si trova un antico monastero benedettino, oggi abbandonato. La storia del luogo è piuttosto sinistra. Sembra che, una notte di molti secoli fa, un forestiero ferito e affamato bussò alla porta del monastero per chiedere ospitalità. I monaci lo accolsero e lo curarono finché, completamente guarito, lo straniero decise di farsi frate a propria volta e di stabilirsi nel monastero. Qualche tempo dopo aver preso i voti, però, l'uomo, che non era tagliato per la vita monastica, si innamorò, ricambiato, di una contadina del posto. I due amanti furono presto scoperti: l'uomo venne imprigionato dai frati affinché si pentisse dei propri peccati, mentre la donna fu accusata di stregoneria e torturata fino alla morte. Per vendicare l'amata, l'uomo invocò le forze infernali. I monaci iniziarono a morire, uno dopo l'altro, in circostante misteriose e spesso cruente. Ma la maledizione colpiva anche chi si trovava casualmente a passare per quei luoghi. In una notte di tempesta, una coppia di sposi che viaggiava in carrozza si fermò al monastero in cerca di un riparo dal temporale: qualche giorno dopo, la carrozza fu ritrovava abbandonata, con dentro il corpo del marito con il cranio fracassato, mentre la moglie era scomparsa nel nulla. A quel punto, il re (considerata l'epoca dei fatti, doveva trattarsi di Carlo di Borbone, ndr) diede ordine di indagare sui misteriosi omicidi. L'assassino venne identificato proprio nel giovane frate, che fu catturato e impiccato a una quercia che cresceva davanti al monastero. Da allora, sembra che il suo spirito non abbia mai lasciato il posto e che vaghi, ancora oggi, tra sale e corridoi. Anche il povero viaggiatore della carrozza, vittima incolpevole del 'monaco del diavolo', si aggirerebbe ancora per la zona in cerca di sua moglie.
 
Abbazia di Thélema (Cefalù, PA)
Nel 1920, il famoso occultista e presunto satanista inglese, Aleister Crowley, approdò a Cefalù, in Sicilia, alla ricerca di un posto dove risiedere e da dove diffondere il suo culto. La scelta cadde su Villa Santa Barbara: una casa abbandonata, ch'egli ribattezzò 'Thélema Abbey', essendo 'Thélema' il nome della 'religione filosofica', da lui stesso fondata. Lì si stabilì, insieme a due concubine e ad alcuni altri adepti della sua setta. Stando a quanto si racconta, nella villa si tennero rituali orgiastici, che comprendevano anche la zoofilia e la pedofilia: si celebrarono sacrifici di animali e, insomma, si consumò ogni sorta d'orrore. Finché, nel 1924, il Governo fascista ordinò a Crowley di sgomberare e lo espulse dall'Italia, non tanto per via delle sue pratiche aberranti, ma poiché accusato di antifascismo. Nella casa rimasero le frasi e i disegni osceni con cui i membri della setta avevano decorato le pareti e che il tempo e le intemperie hanno, ad oggi, cancellato quasi del tutto. Ciononostante, il luogo attira ancora parecchi curiosi e appassionati di esoterismo.
 
La casa dei tre tocchi (Siracusa)

Se mai vi trovaste a passare per Contrada Arenella, nel siracusano, notereste che gli automobilisti del luogo hanno la strana abitudine di suonare il clacson per tre volte, nel passare davanti a una certa masseria abbandonata. All'origine di questa bizzarra tradizione, vi sono diverse leggende. La prima racconta la triste fine dei baroni di Fontane Bianche, antichi proprietari della masseria. Una notte, alcuni briganti penetrarono nella casa in cerca di un non meglio identificato tesoro, uccidendo il barone, la baronessa e anche la loro figliola, ancora bambina, la quale venne assassinata in modo brutale: i ladri, infatti, le tagliarono la testa, che poi gettarono nel pozzo. Secondo questa versione della storia, i 'tre tocchi' sono un omaggio per le tre anime del barone, di sua moglie e della loro bambina. Si dice anche, nelle notti di Luna piena, in fondo al pozzo appaia la testa della ragazzina, che piange il proprio triste destino. Un'altra leggenda racconta di un cavaliere residente nella magione, che aveva un'unica figlia, amatissima. Ella, un giorno, s'innamorò di un soldato di ventura, ma il padre si oppose con tutte le forze alla loro unione, finché i due giovani, piuttosto che rassegnarsi a vivere l'uno senza l'altro, decisero di suicidarsi (secondo un'altra versione, sarebbero stati uccisi dal cavaliere stesso, ndr). Pieno di dolore e di furia per la perdita dell'amata figia, l'uomo gettò una maledizione su chiunque, passando davanti alla casa, non ne avesse onorato il proprietario con un rispettoso saluto. I 'tre colpi di clacson' degli stanziali sarebbero, dunque, un modo per salutare l'infelice cavaliere. Ma la storia più famosa e diffsa tra i siracusani è certamente quella delle tre sorelle: secondo questa versione, nella casa abitavano, un tempo, tre sorelle che, a causa del loro aspetto assai poco avvenente, vivevano in solitudine e non riuscirono mai a trovare marito. Alla loro morte, esse lanciarono una maledizione sulla casa: chiunque, passandovi davanti, non le avesse salutate bussando per tre volte alla porta, sarebbe andato incontro a una morte orribile. Oggi, i tre colpi alla porta sono stati sostituiti da tre colpi di clacson. Ma non vi è siracusano che, passando davanti alla 'Casa dei tre tocchi', non porga il proprio saluto alle sue antiche proprietarie.

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QUI SOPRA E IN APERTURA: VILLA DE VECCHI, INQUIETANTE TENUTA DEL LECCHESE

AL CENTRO: CA' DARIO, L'EX MANICOMIO DI AGUSCELLO E LA CASA DEL VIOLINO


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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