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23 Novembre 2024

L'ambientalismo 'animista' dell'Assam

di Valentina Ughetto
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L'ambientalismo 'animista' dell'Assam

Una regione asiatica dalle risorse inaspettate, immersa tra le valli himalayane, in cui sono presenti culture e tradizioni buddiste, animiste e induiste che da tempo convivono con le più recenti conversioni al cristianesimo

L’Assam è una terra che mantiene ancora intatte le più profonde tradizioni induiste. Lungo le sponde del Brahmaputra si è sviluppata una civiltà che percepisce il fiume a livello energetico e spirituale. Al punto da superare l’importanza della ‘Madre Ganga’, conosciuta comunemente come il Gange. Il corso del fiume, nato nell'altopiano del Qinghai, attraversa gli Stati dell'India a nord-est e il Bangladesh. Le sue acque vengono considerate sante per il dono della vita, venerate da Tibetani, Indiani, induisti e buddisti, ma anche Bengalesi in maggioranza musulmani. Lo Stato federato dell'Assam permette di vivere le tradizioni induiste così come le vivono gli indiani. Ed è un luogo poco battuto dalle mete turistiche occidentali. Arrivare presso l’Assam e l’Arunachal Pradeschi è come ritrovarsi in veste di un viaggiatore di 50 anni fa. Anche perché sono luoghi poco valorizzati rispetto a mete più conosciute, quali Rajasthan e le varie città sante tipo Varanasi. In queste valli himalayane sono presenti culture e tradizioni buddiste, animiste e induiste, che da tempo convivono con le recenti conversioni al cristianesimo. I loro tratti somatici sono provenienti dal ceppo mongolo e tibeto-birmano, con la caratteristica degli occhi a mandorla e della carnagione chiara. Osservare il ruolo delle popolazioni indigene e contadine presenti è comprendere quanto il loro lavoro e le tradizioni salvaguardino il territorio da prodotti chimici e dalla desertificazione dovuta da uno spreco delle acque e delle risorse. Gli Apatani sono un popolo che vive nella provincia di Ziro e che provvede alla sussistenza con la pratica della caccia, della pesca e dell’agricoltura. La loro religione è ‘animista’ e si chiama ‘Donyi-Polo’: Donyi significa Sole e Polo la Luna, forze opposte ma complementari, simili allo yin e yang. L’appariscente modifica estetica delle donne Apatanai ha una genesi che si perde nei secoli. Una delle loro credenze principali ritiene che, essendo le donne degli Apatani, famose per essere molto interessanti e belle, venissero in passato catturate dai nemici vicini. Per evitare le incursioni Donna_Apatani.jpgdei predoni, gli anziani del villaggio presero una drastica decisione, purtroppo ancora in voga: sulle donne praticano un peggioramento estetico, che viene completato con piattelli nasali e un tatuaggio facciale, assieme a delle righe di nessun significato che sembrano solchi di vecchiaia sul volto delle ragazze più belle. La loro è una visione comunitaria, intimamente legata a tradizioni e leggende dai risvolti davvero tribali nel caso delle mutilazioni femminili, per innescare un processo di coevoluzione eco e socio-sostenibile nei confronti della natura. I popoli che abitano queste terre sono fondamentali per migliorare l’agro-biodiversità della produzione agricola e, al contempo, prevenire inondazioni, frane, erosioni del suolo, migrazioni verso le città più grandi e sovrappopolate. Ziro si trova nel distretto di Subansiri a una quota di 1688 metri sopra il livello del mare e a 164 chilometri da Itanagar, capitale dell’Arunachal Pradesh. La città di Ziro ospita la tribù Apatani: una comunità sedentaria e agricola. La tribù è molto attenta alla sostenibilità ambientale. Essa pratica la coltivazione di paludi, invece che quella di terre secche, conseguenza della deforestazione. Le risaie, per esempio, si raddoppiano, per diventare allevamenti ittici, dove i pesci vengono allevati con metodi di irrigazione tradizionale. Recentemente, proprio grazie a queste tecniche di conservazione così uniche nel loro genere, l’Unesco ha proposto l’inclusione della tribù Apatani tra "le specie simbolo di eredità culturale nel mondo". Gli Apatani di Ziro celebrano il Myoko Festival ogni anno, a marzo. Essi attribuiscono molta importanza a una vecchia credenza, che attraverso molteplici rituali, si pensa garantisca fertilità sia alla terra, sia alle persone stesse, oltre a rafforzare i legami tra le famiglie, i clan e i fratelli. Questa credenza fa si che vengano sacrificati dal bestiame i maiali e i polli. I villaggi vicini partecipano al Myoko Festival con riti praticati dal sacerdote del villaggio Shaman di Hong e Ha. Durante le processioni, il popolo si adorna con abiti tradizionali e inscena danze popolari. Da fonti come il ‘Lonely Planet’, la guida turistica più famosa del mondo, si possono trarre notizie in tempi reali. Se pensiamo che la guida dedica complessivamente circa 30 pagine a questi luoghi, quando alla sola città di Delhi ne spettano quasi 45, si comprende l’importanza del ‘nuovo turismo’ come ponte culturale. Along, capoluogo del distretto del Siang occidentale, nello Stato federato dell'Arunachal Pradesh, situato a 300 metri di altitudine, è abitato dalle tribù Adi (Gallong). Le tribù Adi sono, ancora oggi, organizzate in sottogruppi differenti, che si distinguono gli uni dagli altri e si chiamano: Gallong, Minyong, Pasi, Padam, Bori e Boker. Attualmente, gli Apatani subiscono l'occupazione indiana e la loro frontiera con la Cina è perennemente chiusa, per il timore di essere invasi dai cinesi sin dal 1962, come regione del Tibet del sud. Le relazioni tra India e Cina potrebbe definire il futuro della geopolitica e della politica internazionale in Asia. I due giganti sono in pace, ma si tratta di una ‘pace fredda’: “La posizione cinese sulla questione dei confini è molto chiara. Il governo della Repubblica Popolare non ha mai riconosciuto l’esistenza della regione di Arunachal Pradesh e, quindi, si oppone fermamente alla visita del primo ministro Modi in tale area contesa”, afferma il portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese, Geng Shuang. Il governo di Delhi si è preoccupato molto, negli ultimi anni, del Pakistan, ma lo scenario di un’ascesa improvvisa di Pechino, a partire dagli anni '90 del secolo scorso, ha spostato l’attenzione verso il ben più grande e popoloso vicino settentrionale. Da Pechino sono stati decisi i piani di costruzione dell’autostrada Paimo, in Tibet, il 16 maggio scorso. La rivista ‘The Diplomat’ del 25 maggio 2021 sostiene che la strada sarebbe un’infrastruttura strategica per facilitare l’Esercito popolare di liberazione (Epl) della Cina a spostare più celermente i soldati e gli equipaggiamenti lungo la Linea di controllo effettivo (Lac): un ‘confine de facto’ tra India e Cina. La Cina è il secondo fornitore di armi al Bangladesh e cerca di trovare alleati per sfruttare lo Yarlung-Tsangpo-Brahmaputra, il più maestoso sistema fluviale del mondo, fra i meno sviluppati e sfruttati per fini energetici. Le relazioni India-Cina si iscrivono in una scacchiera dove gli Usa e la Russia la fanno da padroni. In un tavolo a quattro, i sodalizi sono fragili e mutevoli: Usa e India versus Cina quando si parla della ‘Road and Belt’, ovvero della nuova ‘via della seta’. Si tratta di un'idea della Repubblica popolare cinese, per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i Paesi dell'Eurasia. Essa comprende le direttrici terrestri della "zona economica della via della seta" e la "via della seta marittima del XXI secolo". Progetti commerciali che comportano molte ingerenze, tra queste la base cinese a Gibuti. L’alleanza tra India e Russia di fronte alla Cina, quando si parla di Pakistan, si ribalta in una ‘soft alliance’ tra Cina e Russia quando si parla della presenza statunitense in Asia. Il nord-est indiano include solitamente, oltre alla parte superiore del West Bengal e il piccolo stato del Sikkim, anche Assam: Meghalaya, Tripura, Mizuram, Manipur, Nagaland e Arunchal Pradesh. Un territorio incastonato tra Nepal, Tibet, Buthan, Bangladesh e Birmania, Un angolo di un verde incontaminato, in cui la plastica a bordo strada appartiene solo alle maggiori città, i treni sono spesso semivuoti e le persone, rispetto al resto del mondo, sono miti e vicini al culto della terra e della famiglia.
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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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