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24 Novembre 2024

Trieste, la 'perla' dell'Adriatico

di Valentina Spagnolo
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Trieste, la 'perla' dell'Adriatico

La bella città giuliana è alle soglie di una nuova rinascita, che potrebbe darle l’opportunità di tonare a essere geograficamente e strategicamente fondamentale come negli anni della ‘Belle Epoque’

Trieste è una città eclettica, oltre che protagonista delle nuove politiche d’incontro per le ‘Vie della Seta’. La sfaccettatura delle piazze e le sue spiagge rendono l’idea di come, anche le riprese dell’ultima serie della ‘Porta Rossa’, abbiano mostrato una città sicuramente aperta al confronto e all’accoglienza. Anche perché la denota, da circa un secolo, lo scorcio di piazza d’Europa. Essendo riconosciuta sia come città d’avanguardia, in quanto sbocco di confluenza per i bacini mediterranei, si può splendidamente affermarne l’eleganza in ogni suo angolo. Le tavole e i capolavori esposti ancora al Museo Revoltella e i Giardini di PalTrieste_3.jpgazzo di Massimiliano caratterizzano nitidamente la città portuale come un ‘faro’ di altri tempi proprio in riva al Castello di Duino. L’eccellenza culinaria, la vicina strada del Prosecco e gli allevamenti dei parchi acquatici protetti rinnovano ogni anno le medesime eccellenze. L’attesa in città per l'eventuale arrivo della nuova ‘Via della Seta’ è palpabile. La stessa Autorità del porto di Trieste da anni è impegnata in una riorganizzazione amministrativa e logistica dello scalo e in una sua 'blindatura', affinché gli investitori che dovessero arrivare trovino un perimetro giuridico entro il quale agire. È falso affermare che sia stato ‘svenduto’ il porto di Trieste ai cinesi. Innanzitutto, perché non è possibile né affittare, né vendere ‘lotti portuali’, bensì si possono solamente autorizzare concessioni; in secondo luogo, gli eventuali investimenti derivanti dai proventi dell’accordo, secondo quanto stabilito dalle norme regionali per la ricostruzione del ‘porto nuovo’ prevedono che sia proprio l’autorità portuale a gestirli. In realtà, continua insistente una campagna di delegittimazione basata sul nulla, in cui si cerca di allarmare gli alleati americani per un accordo che, al momento, è ancora una semplice intesa, sancita da un Protocollo. Inoltre, ci si sofferma sugli eventuali investimenti cinesi quando la possibilità di utilizzare il porto di Trieste non prevede esclusive,limitazioni particolari.

L’ESEMPIO NEGATIVO DEL PIREO
Chi sta cercando di creare una campagna di delegittimazione delle ‘Vie della Seta’, lo sta facendo mutuando quanto accaduto, negli anni recenti, al porto del Pireo, ad Atene, che secondo alcuni sarebbe divenuto quasi una proprietà privata tedesca e cinese, a seconda dei casi. Ma anche sul porto ateniese ci sarebbe da obiettare: oggi, in quello scalo lavorano circa duemila greci che, i precedenza, erano rimasti disoccupati. Il progetto originario cinese prevedeva, infatti, la costruzione di una ferrovia lungo i Balcani per arrivare direttamente in Europa centrale, ma la tormentata situazione sociale dei singoli Paesi balcanici ha condotto molti investitori a deviare sui porti dell’Adriatico: Venezia, Koper e, per l’appunto, Trieste. Quest’ultima, in particolare, ha riscoperto la sua preziosa posizione strategica, che aveva perduto dopo la sconfitta dell’Austria-Ungheria nella prima guerra mondiale, che sostanzialmente recupera il suo collegamento con la Germania e l’intero est europeo. Quindi, temere che tedeschi e cinesi la facciano 'da padroni' a Trieste come avvenuto al Pireo è sostanzialemnte un ‘fake’: la preferenza per la città ‘giuliana’ è già stata decisa e praticata da tempo. E chi sta sollevando timori e malumori o è sostanzialmente in malafede, oppure è semplicemente disinformato. Oltre a ciò, il Protocollo d’intesa firmato con la Cina popolare prevede, al momento, solo una collaborazione sullo sviluppo della rete ferroviaria e poche altre cose.

UNA ‘PERLA’ DELL’ADRIATICO DESTINATA A UN GRANDE FUTURO
In realtà, il grande progetto delle ‘Vie della Seta’ sono un’occasione unica, sia per il porto di Genova, sia per quello di Trieste. Le due città sono destinate a diventare gli approdi e gli snodi marittimi principali per i traffici commerciali con la Francia e la penisola iberica la prima, con la Germania e l’Europa orientale la seconda, anche alla luce dell’imponente sviluppo polacco testimoniato di recente proprio dalla nostra redazione attraverso un reportage. Si tratta di traffici commerciali che porteranno crescita e lavoro. Anche se bisognerebbe distinguere tra chi intende farsi finanziare progetti dai cinesi e chi, invece, è semplicemente pronto a mettersi in società con loro, siglando intese finalizzate a sostenere una nuova politica industriale italiana. La verità è che Trieste comincia a dar fastidio ai grossi players e ai grandi porti del nord d'Europa, Rotterdam, Anversa e una Londra stupidamente chiamatasi fuori dal progetto di cotruzione europea. Proprio la capitale del Regno Unito rischia di pagare un ‘prezzo’ assai elevato per la Brexit, anche perché non meritato, dato che la megalopoli britannica e la sua intera area metropolitana avevano convintamente votato per il ‘remain’. Ma oltre a Londra, sono preoccupati anche molti ambienti ‘mittle-europei’ del Vecchio continente, che proprio a causa al progetto delle ‘Vie della seta’ rischiano di vedere messa in discussione la loro condizione di ‘cuore pulsante’ dello sviluppo industriale. E l’ipotesi che il ‘baricentro’ dei traffici, dei commerci, dei lavori di rifinitura di prodotti e materie prime possa spostarsi verso sud non è vista affato bene. Anche se molti studiosi del passato lo avevano previsto e, persino, auspicato. Anche in queste cose, c’è sempre chi ‘contiene’ per puro conservatorismo, spesso motivato da interessi legittimi, altre volte molto meno.

IL PASSATO DI TRIESTE
Trieste era diventata, agli inizi del XIX secolo, il porto principale dell’Impero asburgico quando esso era nel pieno del suo splendore, presiedeva la Confederazione degli Stati tedeschi ed era riuscito a limitare prima e, in seguito, a sconfiggere lo strapotere napoleonico sull’intero continente europeo. Il progetto delle nuove ‘Vie della seta’ potrebbe rendere irreversibile che la bella città ‘giuliana’ torni a splendere come autentica ‘perla’ dell’Adriatico. Infatti, dopo essere entrata a far parte del Regno d’Italia, in realtà Trieste aveva perduto quella funzione strategica di cui aveva goduto nei lunghi anni della ‘Belle Epoque’ e si era ‘provincializzata’. Un termine non del tutto appropriato per un capoluogo che ha sempre rappresentato il crocevia Trieste_Belle_Epoque.jpgdi tante culture e nazionalità distinte, le quali, alla fine, hanno sempre trovato il modo di convivere pur con qualche difficoltà, soprattutto in epoca fascista. L’Italia ‘mussoliniana’, infatti, con il suo acceso nazionalismo non solo aveva generato diffidenze inutili tra italiani, sloveni e croati, ma ha persino rischiato di far perdere Trieste all’Italia al termine della seconda guerra mondiale. La città risultò a lungo divisa tra Italia e Jugoslavia in due settori. E solamente nel 1954 si riuscì a trovare una soluzione diplomatica seria e duratura, restituendola al nostro Paese. Si potrebbe persino dire che Trieste, a un certo punto, era divenuta uno dei punti ‘critici’ degli equilibri del mondo stabiliti a Yalta, che avevano diviso il mondo in due ‘blocchi’ contrapposti, esattamente come a Berlino. Fortunatamente, le sofferenze di Trieste, divenuta nel frattempo capoluogo dell’intera Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, non durarono troppo a lungo. Eppure, la sua splendida posizione di ‘sbocco ideale’ sull’Adriatico avrebbe dovuto essere valutata meglio anche dall’Italia repubblicana. Invece, anche negli anni del ‘boom’ economico, Trieste è stata a lungo trascurata per la difficile situazione internazionale, che necessitava di un lungo periodo di raffreddamento degli animi e di ‘scongelamento’ dei rapporti tra le diverse etnie della zona. Insomma, Trieste ha superato il proprio cammino ‘novecentesco’ che l’aveva trasformata in un punto nevralgico della Storia, da trattare con estrema cura, ma anche da ridimensionare, sia strategicamente, sia economicamente. Il crollo della Jugoslavia ‘titina’ prima e quello dell’Urss nel 1991, le ha riaperto un orizzonte di crescita e di rivalorizzazione geografica che sarebbe politicamente miope non favorire. In ‘barba’ a tutte le critiche infondate.

Trieste_2.jpg

NELLA FOTO QUI SOPRA: UNA VISIONE NOTTURNA DI PIAZZA DEL PONTE ROSSO

POCO SOPRA: TRIESTE NEGLI ANNI DELLA 'BELLE EPOQUE'

IN ALTO: 'LA DERELITTA' DI DOMENICO TRENTACOSTE ESPOSTA AL MUSEO REVOLTELLA

IN ALTO A DESTRA: UNA FOTO PANORAMICA DELLA CITTA'

 

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