Il 2020 si chiude con l'ennesimo femminicidio e dopo aver svelato ancor di più l’emergenza di un fenomeno proveniente da una subcultura arretrata e agghiacciante, che non intende retrocedere nel suo dominio prevaricatorio
Quest’anno terribile si chiude con l’ennesimo femminicidio: quello di Agitu Gudeta, l’immigrata etiope che si era ben integrata e aveva fondato un’azienda agricola ‘bio’ in Trentino. La pandemia da Covid 19 ha ancor più risaltato i casi di maltrattamenti perpetrati sia fisicamente, sia psicologicamente, a causa dell’isolamento domestico. L’avvocatura e l’associazionismo, in nome di ciò, ha sostenuto attivamente la progettazione di un piano nazionale, che ha coinvolto anche le prefetture, il ministero dell’Interno, nonché la revisione degli accreditamenti per i centri antiviolenza e le case rifugio, secondo i piani antiviolenza già elaborati in passato. Nonostante i fondi, stanziati grazie al ‘Decreto Cura Italia’ ma non ancora sufficienti per organizzare un progetto collaborativo, noi continueremo a sostenere un’attività di protezione sociale e politica più attiva in favore delle vittime di violenza e per la tutela psicofisica della donna. Tutte le competenze professionali sono richieste per portare aiuto in luoghi riconosciuti, che possano avvalersi di psicologi, medici e assistenti legali. Una politica territoriale basata su presidi culturali, per stabilire un raccordo più rigido e il ripristino della civiltà giuridica e della giustizia sociale. Si deve lottare per riconoscere nell’agenda politica di tutti i Partiti il ruolo insostituibile dei diritti delle donne, fin dai primi momenti di apertura storica dell’emancipazione femminile. L’attuale esecutivo si dice impegnato in eventi positivi a favore delle donne. Soprattutto, si decida di combattere la disoccupazione femminile, elaborando azioni più sistematiche. In ciò, non si può più prescindere dal considerare l’importanza della solidarietà femminile, per combattere la mancanza di un ascolto più attento nei luoghi lavorativi, al fine di creare un ambiente in cui la donna possa esprimere completamente se stessa in totale indipendenza, senza convenzioni obsolete che costituiscono ostacoli per il suo impegno quotidiano. Le donne hanno bisogno, oltreché di emergere, anche di un pieno riconoscimento sociale. Ne trarranno sicuramente beneficio anche le altre persone coinvolte, direttamente o indirettamente, in meccanismi che, al momento, risultano distorti e malati. Anche nell’ambito del G20, il passaggio del testimone dall’Arabia Saudita all’Italia ha posto al centro della comunità internazionale tematiche importanti, come quella dell’empowerment femminile. E anche il ‘Recovery Plan’ non deve sfuggire all’attenzione verso nuove politiche di genere, impegnandosi in pianificazioni territoriali più concrete ed efficaci. Si tratta di una scelta molto chiara, che deve tradursi in progetti concreti, per riformulare una missione di equità sociale e territoriale che rimarchi il tema della parità di genere, per la donna stessa sul posto di lavoro e per l’intera società in generale, al di là di ogni discriminazione. Si cerchi, pertanto, di mentenersi in linea con i tempi di decisione dettati dalla Commissione europea. E si insista nel promuovere la diffusione di una cultura delle pari opportunità e della democrazia paritaria. L’educazione scolastica dev’essere maggiormente orientata alla parità di genere e all’arricchimento educativo della personalità individuale delle nuove generazioni, poiché una sbagliata percezione dell’universo femminile ed errati retaggi famigliari possono far emergere la violenza anche in futuro. Bisogna acquisire una maggior consapevolezza dell’incidenza del fenomeno. E merita importanza convincere le generazioni future, per far loro comprendere come la violenza sulle donne debba essere sempre denunciata e contrastata. Un nuovo senso comune basato su educazione, formazione e solidarietà dev’essere sorretto da una proiezione realistica, dotata di orizzonti evolutivi composti, affinchè si possano riconcepire le relazioni ‘uomo-donna’ in una dimensione di sanità psicologica e psicofisica.