Sono circa settanta, sparse in tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione al nord. Ospitano bambini con disabilità più o meno gravi. Accedervi, però, non è così semplice, anche perché sono poche le persone che conoscono l’esistenza di queste strutture: istituti di eccellenza che garantiscono una formazione specializzata, andando a sopperire le carenze delle scuole tradizionali
Quasi 1800 bambini con disabilità più o meno gravi sono iscritti a scuole speciali, rappresentano l’alternativa efficace a un percorso formativo deludente nelle strutture considerate ‘normali’. A rivelarlo un’inchiesta di Superabile Inail, che ha messo in evidenza l’esistenza di questi istituti iperqualificati, concentrati in particolar modo nel nord Italia: solo in Lombardia ce ne sono 24. In termini di cifre sono comunque poche le strutture suddivise nel nostro Paese: se ne contano giusto una settantina, sopravvissute alla legislazione del sistema scolastico ordinario che, in qualche modo, pur non avendo mai abolito le scuole speciali, ha indirizzato l’istruzione dei ragazzi disabili verso le classi tradizionali della scuola pubblica. Dal nido alle superiori, le più numerose sono tra le primarie e diverse si appoggiano a centri di riabilitazione, o a comunità di alloggio per le disabilità più gravi. Si passa dagli istituti per ragazzi sordi o ciechi, fino alla pedagogia curativa che fa riferimento a Rudolf Steiner, che teorizzò un metodo di approccio educativo idoneo ai bambini con particolari esigenze dovute a disagi di varia natura. Essendo un numero esiguo, queste realtà sono poco note, perché quasi nessuno ne parla, nonostante ciò chi vuole accedervi deve attendere purtroppo delle lunghe liste. C’è chi arriva addirittura a trasferirsi per poter far studiare i propri figli, con uno sconvolgimento totale della propria esistenza. L'Istituto scientifico ‘Eugenio Medea’, sezione di ricerca de ‘La nostra famiglia’, è riconosciuto per la ricerca e la riabilitazione nello specifico ambito dell’età evolutiva, presente in Veneto, Friuli, Lombardia e Puglia, rappresenta un punto di riferimento per la formazione didattica di tanti ragazzi. Le scuole italiane tradizionali non sono in grado di offrire supporto ad alunni con disabilità: manca spesso il personale adeguato e la figura dell’insegnante di sostegno non sempre riesce a garantire una funzione di integrazione e assistenza. Le carenze strutturali degli istituti non consentono a tanti studenti di svolgere semplici attività per la mancanza di attrezzature. Una storia di disagio viene dalla capitale, dove una ragazza affetta da atrofia muscolare spinale non poteva andare in bagno, perché l’istituto non le consentiva di accedervi. Trovarsi in situazioni di svantaggio per le proprie condizioni di salute, fino ad essere discriminati, non aiuta a vivere la quotidianità in modo positivo. In Italia una scuola su quattro non fornisce il materiale adeguato per un apprendimento corretto. E anche se gli alunni con disabilità che frequentano la scuola pubblica sono in aumento, gli edifici hanno ancora troppe barriere architettoniche, che non li rendono adatti. Sono assenti segnali acustici, visivi e tattili, per facilitare chi ha problematiche. Non ci sono strumenti tecnologici per l’inclusione scolastica. A sopperire in questo senso a tutte le limitazioni della scuola pubblica subentrano così le scuole iperspecializzate per disabili, che a questo punto risultano essere una delle poche soluzioni per venire incontro alle esigenze degli studenti, offrendo una formazione di alto livello. Un allievo con disabilità dovrebbe poter decidere in serenità dove studiare, senza sentirsi escluso, senza vivere il peso della diversità, la scuola dovrebbe essere accessibile e garantire una normalità, le scuole per disabili non dovrebbero rappresentare una necessità, ma una scelta. La questione della disabilità a scuola coinvolge tanti alunni, il 10% della popolazione, e meriterebbe maggiore attenzione per la tutela dei diritti all’istruzione, servirebbe una proficua collaborazione tra gli insegnanti curricolari e quelli di sostegno, oltre che a progetti mirati di educazione per tutti gli studenti. La qualità di formazione dovrebbe provenire da ogni singolo istituto nazionale, non solo dalle scuole speciali, che sono una rarità in Italia oltre che un’eccellenza, mentre in Europa sono una regola diffusa già da tempo. Per i genitori di figli con disabilità, le scuole speciali rappresentano la scelta migliore, viste le carenze delle scuole ordinarie. Per alcuni sono da considerarsi, invece, come una realtà ghettizzante, per altri sono l’unico rimedio, anche se per arrivare a un’integrazione sociale degli alunni disabili la strada è ancora lunga.