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21 Novembre 2024

Manovra finanziaria: emendamento Maie in difesa degli italiani all'estero

di Francesca Liani
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Manovra finanziaria: emendamento Maie in difesa degli italiani all'estero

Accertare il diritto alla cittadinanza diventa un’impresa sempre più ardua per gli italo-discendenti: la nuova legge di bilancio per l’anno 2025 propone un ulteriore ostacolo economico a chi richiede un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione
 
"Sono davvero sorpreso e perplesso che il Governo italiano faccia la guerra contro gli italiani poveri che vivono all'estero e che fanno richiesta di cittadinanza italiana". E’ quanto afferma Mario Borghese, senatore italiano del Movimento associativo italiani all'estero (Maie), criticando l'articolo 106 della Legge di Bilancio 2025 dopo aver presentato un emendamento alla manovra, ritenendo la misura del governo incostituzionale e discriminatoria. "In pratica", afferma Borghese, "chi potrà pagare, pagherà e avrà la cittadinanza. E chi è meno favorito o povero non la otterrà mai". Il senatore italo-argentino, inoltre, sta costituendo un gruppo di legali, al momento riuniti nelle associazioni Agis (Associazione giuristi per lo iure sanguinis, ndr) e Auci (Avvocati uniti per la cittadinanza italiana, ndr), in un unico staff di consulenti, i quali hanno fatto circolare uMario_Alejandro_Borghese.jpgna nota congiunta.
"La Legge di Bilancio 2025", dichiara il gruppo di esperti, "all'articolo 106 impone un contributo di 600 euro per ogni richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana 'iure sanguinis': un costo che penalizza gli italo-discendenti, soprattutto nei Paesi economicamente svantaggiati come il Sud America. Chiediamo al Governo di correggere una misura iniqua e 'ad personam', che ostacola un diritto fondamentale: le istituzioni devono garantire una giustizia accessibile a tutti e una cittadinanza non subordinata al reddito".
L’articolo 106 della manovra stabilisce, infatti, un contributo di 600 euro per ogni italo-discendente che richieda il riconoscimento del diritto alla cittadinanza italiana nei procedimenti giudiziari. “Questa nuova tassa rappresenta una barriera economica ingiustificata, che limita l’accesso alla cittadinanza ai soli discendenti che possono permettersi di pagare", sottolineano gli avvocati e i giuristi delle associazioni Auci e Agis, "un tributo che colpisce duramente chi vive in Paesi economicamente svantaggiati come quelli del Sud America, rendendo impossibile l’accesso a un diritto fondamentale per molti”.
La norma crea una chiara disuguaglianza: mentre l’articolo 3 della Costituzione italiana tutela l’uguaglianza di tutti i cittadini, questa misura penalizza gli italo-discendenti sulla base della loro capacità economica, violando un diritto garantito sia dalle leggi italiane, sia da quelle internazionali. Si crea, così, un pericoloso precedente.
La tassa di 600 euro si inserisce, inoltre, in un contesto di discriminazione crescente e di campagne mediatiche diffamatorie contro gli italo-discendenti, dipinti come 'furbetti' alla ricerca di vantaggi connessi all’acquisizione di un passaporto europeo. Associazioni come Auci e Agis, che si occupano di tutelare i diritti di oriundi e italo-discendenti, hanno iniziato a denunciare questo attacco sproporzionato, incontrando diversi parlamentaLogo_Auci.jpgri per richiamare l’attenzione sulle gravi conseguenze di questa misura: "È una lotta impari, una vera battaglia di Davide contro Golia”, denunciano i rappresentanti delle associazioni, "l'ondata mediatica che ha preso di mira gli italo-discendenti appare sospetta e opportunistica, scatenandosi proprio nelle ultime settimane, mentre fino a pochi mesi fa, nel pieno dell’Anno del Turismo delle Radici, si celebrava il valore economico e culturale delle comunità italiane nel mondo. Questo doppio standard, ossia considerare gli italo-discendenti una risorsa economica, salvo poi accusarli di ‘opportunismo’ quando rivendicano un diritto acquisito per discendenza", accusano Agis e Auci, "mina gravemente la credibilità delle istituzioni”.
Anche l'amministrazione pubblica contribuisce a rendere più arduo il cammino verso la cittadinanza: si moltiplicano i ritardi e gli ostacoli burocratici, spesso in aperta violazione dei doveri di servizio pubblico: “Le istituzioni italiane hanno il dovere di garantire una società in cui i diritti non siano riservati ai più abbienti. Ci auguriamo che il Governo corregga questa misura, che così com’è, rappresenta una minaccia ai valori fondanti di giustizia e di uguaglianza”, concludono Auci e Agis.
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