Il recente incontro del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, con il comitato ‘Trasparenza è partecipazione’ sembra prospettare una risoluzione delle controversie generate dalle illegittimità sostanziali e procedurali nel reclutamento dei dirigenti scolastici, che hanno leso i più elementari principi di giustizia, equità e trasparenza
Dopo la sentenza di annullamento del concorso per dirigenti scolastici da parte del Tar di luglio 2019, molta acqua è passata sotto i ponti. È cambiato il governo; è cambiato il ministro; c’è stata una sospensiva della sentenza che ha permesso, secondo la logica dell’interesse pubblico, il proseguimento delle operazioni concorsuali; sono stati immessi in ruolo i nuovi dirigenti scolastici con riserva, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato prevista per marzo 2020. Inoltre, sono arrivate le assunzioni dei famosi ‘sessantini’, i candidati che hanno superato, in virtù di una ordinanza sospensiva del Consiglio di Stato, sia la prova scritta che la prova orale. Le doglianze degli esclusi per le evidenti illegittimità riconosciute dal Tar per un motivo più tangibile e immediatamente verificabile, ossia l’incompatibilità di tre commissari, ha portato il Tar stesso ad annullare l’intera procedura del concorso in toto. Ad oggi, i ricorrenti lesi dalla procedura non si sono fermati alla presentazione dei relativi ricorsi e alla presentazione di esposti alla Procura della Repubblica: i motivi di illegittimità sono troppi e i danni esistenziali sofferti per la non prosecuzione del concorso non quantificabili. I ricorrenti, forti di un grande spirito di resilienza, credendo nella giustizia e per forte senso del principio di legalità e di trasparenza, hanno creato movimenti, comitati molto attivi, anche al livello di social. Uno in particolare, ‘Trasparenza é partecipazione’, ovvero il Tép, ha proposto azioni, incontrato politici e sindacati, promosso manifestazioni per non far cadere nel dimenticatoio l’ambigua situazione venutasi a creare. Un’azione, in particolare, quella del 5 dicembre 2019 davanti palazzo Montecitorio, è risultata assai efficace. In sintesi, si è chiesta una soluzione politica in attesa di quella giuridica, che faccia luce e risolva le palesi illegittimità, eliminando i contenziosi. Uno tra questi, la non ottemperanza da parte del Miur dell’accesso agli atti ai sensi della Legge n. 241 del 1990 e la non fornitura del ‘codice sorgente’, ossia del software informatico gestito dal ‘Cineca’, che ha mostrato evidenti falle in fase concorsuale. Le dichiarazioni rese dal ministro, Lorenzo Fioramonti, in occasione del recente incontro dell’11 dicembre scorso con il comitato ‘Trasparenza è partecipazione’, sembrano prospettare l'auspicata risoluzione delle controversie generate dalle illegittimità sostanziali e procedurali del concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici, nonché dalla negazione dei principi pubblicistici di giustizia, equità e trasparenza. Invero, l’ostensione delle prove dei vincitori con riserva e dei candidati ritenuti idonei non è concepibile come benevola concessione della politica, ma come esercizio di un diritto irretrattabile, cristallizzato dal legislatore e da una consolidata giurisprudenza in materia ed è pertanto un atto dovuto: la garanzia della sua azionabilità, dopo mesi di ingiustificata reiezione/omissione, concorre senz’altro al ripristino della sua effettività. Il comitato ha interloquito con un’amplia rappresentanza politica, indipendentemente dai colori ideologici, mossi dall’imperatività etica di denunciare storture recanti impronte plurime. Sono state accolte con fiducia la disponibilità a esplorare “soluzioni politiche e normative” che possano ripristinare posizioni giuridiche sinora gravemente lese e compresse dietro il dogma dell’interesse pubblico, perché l’esclusione illegittima dalla procedura concorsuale – come è noto – è stata prodotta da una ‘non selezione’, ovverosia dall’alterazione di criteri e meccanismi valutativi, sia dal punto di vista tecnologico-informatico, sia sotto il profilo dell'altissima discrezionalità della loro applicazione. Orbene, il comitato ‘Trasparenza è Partecipazione’, nato proprio dall’intima adesione ai principi di buon andamento e di imparzialità, giammai agirebbe nell’illegittima sconfessione dei medesimi: in ossequiosa ottemperanza agli organi giurisdizionali, esso afferma: “Riteniamo nondimeno che la politica non sia relegabile alla mera esecuzione delle sentenze, né che, sul versante opposto, essa possa eludere il pronunciamento della magistratura". La richiesta di un emendamento teso a risolvere la controversia, in analogia a quanto disposto dalla Legge n. 107 del 2015, è legittimata dalla sentenza di annullamento del Tar del Lazio n. 8655 del 2 luglio 2019. Il comitato, a garanzia di tutto questo, ribadisce: “Chiediamo di intervenire tempestivamente senza condizionamenti partitici o ideologici e di presentare un emendamento sulla fattispecie tra quelli già depositati da taluni, dichiarati poi inspiegabilmente inammissibili e/o bocciati. Tale ‘ostruzionismo’ tradisce in controluce orientamenti ‘intransitivi’, malgrado l’acclarato regime di corresponsabilità politica. Il riconoscimento della fondatezza delle nostre doglianze esige, al contrario, atti consequenziali e solerti ed esige l’assunzione di impegno personale, quello stesso in virtù del quale la politica è anzitutto servizio al cittadino: possano le parole concretizzarsi ora in fatti certi”. Ci si augura che il ministro Fioramonti avvii una rapida risoluzione della ‘quaestio’, perché in tutto questo caos del concorso dirigenziale si evidenzia, in primis, una forte instabilità del sistema educativo italiano. A partire dagli stipendi di docenti e Ata da fame, non in linea con i salari europei, e chiudere definitivamente con la vecchia modalità di reclutamento della docenza e della dirigenza, non rispondente alla nuova legge concretezza. Siamo indietro anni luce rispetto agli standard degli altri Paesi, europei e internazionali. A dimostrazione di come l’istruzione sia una leva e un target fondamentale dell’economia del Paese, poiché solo dove c’è istruzione e ricerca c’è crescita. Ricordiamo, infine, che a farne le spese del basso livello qualitativo, di sostenibilità e legalità educativa, sono innanzitutto le future generazioni, gli alunni e i nostri figli. E tutto il mondo educativo ne è responsabile.
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