Il ‘Belpaese’ primeggia rispetto a Usa e Francia nello ‘scollamento’ tra quanto sostenuto dall’opinione pubblica e la realtà dei fatti, evidenziando un’assenza di spirito critico verso quello che viene proposto loro sui social media da comunicatori con pochi scrupoli
L'Italia primeggia per essere la nazione che distorce di più la realtà dei fatti. Questo é il dato che emerge da un'indagine Ipsos, eseguita su 13 Paesi e raccolta nel libro ‘The Perils of Perception’ (Atlantic Books Edizioni), firmato dallo studioso Bobby Duffy e uscito lo scorso 6 settembre. Dopo di noi, gli Stati Uniti e la Francia. Si tratta di un primato di cui non bisognerebbe andare troppo fieri. Complice il basso livello d’istruzione (16,3 per cento di laureati sulla forza lavoro) e "la moderna dieta mediatica, in cui primeggia, accanto alla tv, l’informazione ‘fai-da-te’ su internet e sui social media”, come sostiene Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia. In Italia si ha una conoscenza sbagliata su quasi tutto. Abbiamo una percezione distorta su tutti i temi importanti, quali il tasso di disoccupazione, il numero degli omicidi e il numero degli stranieri presenti nel nostro Paese. Per esempio, sul tema disoccupazione, gli italiani intervistati sostengono che il 49% della popolazione in età lavorativa sia disoccupato, mentre in realtà, al momento della domanda, il dato era al 12%; alla domanda riguardante gli omicidi che, rispetto al 2000, sono diminuiti del 39%, per il 49% degli intervistati il numero sarebbe aumentato, per il 35% sarebbe più o meno lo stesso, mentre solo l’8% ha risposto in maniera corretta. Altro argomento ‘caldo’ trattato nell’indagine è quello sugli sbarchi degli immigrati: a fronte di un 7 per cento di immigrati presenti nel Paese, gli italiani intervistati ritengono che si tratti del 30 per cento della popolazione complessiva. Una mera sensazione, confermata anche dallo studio: ‘Immigrazione in Italia: tra realtà e percezione’ dello Studio Cattaneo. Il campione intervistato, infatti, ritiene che gli immigrati presenti in Italia siano il 25% della popolazione: una percentuale che aumenta fino al 28% per chi non è andato oltre la scuola dell’obbligo, mentre tra i laureati, la percentuale si attesta attorno al 18%. Secondo lo studio effettuato dall'Istituto Carlo Cattaneo, le classi medie e più agiate dei lavoratori risultano sottostimate, rispetto al valore medio (19,3% per la classe agiata, 20% per il lavoratore medio), così come i piccoli imprenditori (21,8%). Al contrario, la percezione degli operai risulta sovrastimata, arrivando al 28,8%. Chi ha un livello di studi superiore e un lavoro migliore tende a valutare meglio le nostre condizioni reali. Anche secondo i numeri forniti dal Viminale a Ferragosto, sia i reati, sia gli sbarchi nel nostro Paese, sono in diminuzione. Viceversa, la percezione d’insicurezza e l’idea di ‘invasione’ è largamente diffusa tra gli italiani, che filtrano attraverso ‘preconcetti’ le informazioni che ricevono, operando semplificazioni al fine di creare delle ‘scorciatoie mentali’ basate sulle opinioni comuni o quelle comunemente accettate in famiglia, al lavoro o tra i conoscenti. Piuttosto che cercare la realtà dei fatti, si cerca una conferma delle proprie convinzioni, in una ‘nebulosa galassia’ di opinioni, sentimenti, 'like' e 'tweet'. Si tratta di una realtà con i ‘piedi d'argilla’, che la politica ha imparato sempre più a sfruttare a proprio favore: "Oggi, noi e quelli della Casaleggio siamo quelli che costruiscono le realtà più credibili", dice un alto dirigente leghista a ‘L’Espresso’. Si è dunque aperta la 'gabbia' di un mondo di analisti, comunicatori e politici con pochi scrupoli, che piuttosto che 'comunicare bene' i propri programmi politici, la propria visione dello Stato o della società, utilizzano l'efficiente e costosa macchina messa in piedi dal ‘ministero della propaganda’, per inseguire l'opinione pubblica cavalcandone i preconcetti, le paure e le frustrazioni, fomentando odio e divisioni sociali orientati verso un nemico generico, individuato di volta in volta. Secondo l’Osservatorio dell’associazione ‘21 luglio’, nel 2017 ci sono stati 182 episodi di discorsi di odio nei confronti di Rom e Sinti: uno ogni due giorni. Nel Lazio si è registrato il numero maggiore degli episodi più gravi. Secondo la ‘Mappa dell’intolleranza’, del progetto di ‘Vox’ – Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con l’Università statale di Milano, l’Università di Bari, ‘La Sapienza’ di Roma e il Dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica di Milano, analizzando i ‘tweet’ nei periodi tra maggio e novembre 2017 e tra marzo e maggio 2018, emerge una percentuale di ‘tweet dell’odio’ che si attesta attorno al 32,5% del totale nel 2017. E sale al 36,93% nei primi mesi del 2018. In sostanza, più di 1 italiano su 3 ‘twitta’ il suo odio contro migranti, ebrei e musulmani. Come i dazi commerciali imposti contro la Cina da parte degli Usa, profeticamente annunciati da Steve Bannon dopo il suo enigmatico allontanamento dalla Casa Bianca, il nemico esterno della ‘Quarta Svolta’ che permetterà la rinascita delle identità culturali e la ricostituzione delle virtù civiche è in via di definizione anche in Italia. Il tutto con la benedizione del cardinale Burke, il più assiduo oppositore di Papa Francesco.
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