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4 Dicembre 2024

La retorica del disastro

di Vittorio Lussana
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La retorica del disastro

Ogni anno è la stessa storia: arrivano le piogge autunnali e il nostro territorio evidenzia tutte le sue carenze, dando il via a discussioni e polemiche che ormai appartengono a un vero e proprio genere letterario, da tirar fuori ogni qual volta si presenta un cataclisma di ampie proporzioni

Le piogge autunnali questa volta hanno colpito la Sardegna. E, come negli anni scorsi, sono esplose le polemiche sui mancati allarmi, sui ritardi e le inefficienze dei soccorsi, sui tanti (troppi) geologi ‘a spasso’, sul dissesto idrogeologico complessivo del Paese: un modo come un altro per chiudere la ‘stalla’ dopo che i ‘buoi’ son già scappati. Per carità, spesso si tratta di considerazioni financo ragionevoli, che rischiano, tuttavia, di dar vita a una ‘retorica del disastro’, un genere letterario da tirar fuori ogni qual volta si presenta un cataclisma di ampie proporzioni. Indubbiamente, occorre evidenziare come il clima, anno dopo anno, stia effettivamente cambiando. Ciò è dimostrato dalla violenza dei temporali e dalla particolare formazione, improvvisa quanto inconsueta, delle varie trombe d’aria che colpiscono, da qualche lustro a questa parte, il nostro Paese. Tuttavia, è anche inutile nascondersi come l’Italia non sia così ‘nuova’ a determinati disastri. Il primo ‘segnale’ fu già l’alluvione di Firenze del 1966, in cui il grande capoluogo toscano riuscì a evitare il totale isolamento dal resto del mondo solamente grazie all’eroico intervento del battaglione Trasmissioni ‘Abetone’ dell’Esercito italiano, che con i suoi magnifici ‘marconisti’ riuscì a garantire un dignitoso coordinamento, via radio e via telex, dei soccorsi. Ma l’episodio fiorentino restò nella memoria collettiva come il semplice ricordo di una stranissima ‘bizzarrìa’ meteorologica. Invece, dall’inizio degli anni ’90 hanno cominciato a verificarsi numerosi altri cataclismi: Sarno; il tratto basso-piemontese del Po nel 1994; la zona siciliana di Giarre l’anno successivo; la Versilia l’anno dopo ancora; i successivi e ripetuti nubifragi avvenuti a Genova e in tutta la Liguria; l’alluvione messinese del 2009; il dramma vissuto a Vicenza alla fine del 2010; la Lunigiana e la provincia di Massa Carrara l’anno scorso. In mezzo a questi drammatici eventi si hanno notizie anche di un violentissimo nubifragio a Roma all’inizio dell’autunno del 1993 e di un imprevisto straripamento del Tevere, nei pressi di Ponte Milvio, del 2008. Insomma, ogni anno, in questo periodo, c’è da tremare. E non è poi così importante il luogo in cui queste ‘bombe d’acqua’ decidono di andare a colpire, poiché ogni zona o regione italiana finisce con l’evidenziare sempre le stesse carenze: dissesto idrogeologico, impossibilità d’intervento rapido, assoluta mancanza di ogni politica di prevenzione e tutela del territorio. Noi stiamo tutti qui a discutere se sia una buona idea tornare al progetto originario di Forza Italia, mentre il Paese si ritrova letteralmente abbandonato a se stesso dopo esser stato saccheggiato, cementificato, divorato e inquinato per interi decenni. Dev’essere questo il famoso ‘discreto fascino’ della borghesia: starsene coi piedi ‘al caldo’ per discettare e ‘twittare’ sulle strategie ‘berlusconiane’. Casomai dovesse piovere, che se ne occupino i Vigili del fuoco o la Protezione civile. E se ci sono dei morti, l’opportunità può diventare persino ‘ghiotta’ per incolpare qualcuno e divertirsi a vedere se ‘salta’ qualche ‘testa’. La verità è che il nostro territorio è in stato di totale abbandono poiché siamo ‘gentaglia’ guidata da altra ‘gentaglia’. Cos’altro c’è da dire di più? Cosa ci sarà mai da commentare? Di cosa vogliamo parlare, ancora: non bastano i fatti? Non funziona niente, in Italia: non è esplicitamente chiaro il concetto? Il Paese è in mano a degli incompetenti. E non soltanto nei ‘palazzi’ della politica romana, bensì in tutto il territorio nazionale. In pratica, siamo noi il vero problema: perché tutta questa difficoltà nel guardarsi allo specchio? Perché questa mancanza di volontà nell’ammettere i nostri difetti? Forse, perché le disgrazie possono sempre capitare? Forse, perché Dio esiste e, quando viene la tua ora e ti ritrovi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, bisogna rassegnarsi e morire? Forse, perché la natura è ‘matrigna’ e l’uomo non può nulla contro il destino? Ma andatevene tutti quanti a ‘quel paese’, per favore. Magari, durante un alluvione come quello avvenuto in Gallura. Così almeno capirete, finalmente, che l’Italia non è affatto il ‘Belpaese’, ma un posto governato da autentici fatalisti. 


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
EDITORE: Compact edizioni divisione di Phoenix associazione culturale