Punire i responsabili di incidenti gravi è un iter spesso difficile, che lascia i familiari delle vittime nell’incertezza della pena. La lentezza dei tribunali lede la dignità della persona. E la nuova normativa rischia di avvantaggiare solo le assicurazioni
I dati parlano chiaro: gli incidenti stradali continuano a mietere vittime. È un po’ come se ogni anno sparisse un paesello di 5000 anime, oltre i 30 mila i feriti e i 20 mila i disabili gravi. Questo il triste comunicato dell’AIFVS. Si tratta dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, una onlus che offre il sostegno a chi ha subito perdite per incidenti stradali.
Dal 2000 a oggi (gli ultimi rilevamenti Istat fanno riferimento al 2012), i morti per incidenti stradali sono scesi del 48,5%, passando da 7.096 a 3.653. Un trend confermato in tutte le province, comprese quelle normalmente più ‘colpite’. Un calo probabilmente frutto anche di una forte campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale voluta dall’Unione europea. La politica di Bruxelles, infatti, per il decennio 2011-2020 ha previsto una serie di iniziative ‘mirate’ sul tema. In questo quadro, l’Italia si colloca al tredicesimo posto per tasso di mortalità stradale, dietro a Paesi come Regno Unito, Spagna e Francia. C’è di che gioire? Solo in parte. Perché l’AIFVS mette in guardia sulle difficoltà oggettive che spesso i superstiti (familiari o vittime dirette) incontrano nel rintracciare testimonianze utili per i tribunali. La lettura degli annunci che la onlus pubblica sul proprio sito, offre uno sguardo su una realtà in genere dimenticata. I media si limitano a dare notizia degli incidenti, sciorinano numeri o al più trasmettono immagini shock di auto accartocciate come fossero pacchetti vuoti di patatine. Eppure dietro a quei numeri e, peggio, a quei lutti, c’è una storia che continua. O forse dovremmo dire che inizia. Si tratta di un lungo calvario per i familiari della vittima o la vittima stessa.
Ad esempio, Annalisa da Padova, chiede aiuto, le è morto il marito in un incidente. Lei non c’era, è arrivata troppo tardi sul luogo della tragedia, e nell’annuncio disperato chiede di un medico che, dalle poche testimonianze che è riuscita a raccogliere, era presente nei minuti successivi all’incidente e ha soccorso il marito. “Avrei bisogno di rintracciare questa persona per sapere alcune dinamiche, per conoscere ‘qualcosa’, per dire anche solo grazie. Purtroppo sono arrivata in loco troppo tardi, troppo tardi per farmene una ragione!”.
È evidente la disperazione di chi ha perso una persona cara. Tra le altre testimonianze, sottolineiamo quella di una madre che ha perso una figlia, travolta da un taxi mentre attraversava a piedi la strada. Dopo dieci anni di processi e la caparbietà della signora, si scopre un fascicolo legato all’autista, da cui emerge un altro caso simile. Anni prima il tipo, alla guida di un auto travolse alcune persone, causando una pesante invalidità permanente a una di loro. Grazie a quel ritrovamento il giudice confermò la condanna. Gli avvocati della difesa se ne uscirono con un “Ma come, non si era detto che quell’episodio non sarebbe dovuto uscire?”. Succede anche questo. E al danno si aggiunge anche la beffa, per una giustizia che già di suo cammina a rilento, allungando lo strazio. Una giustizia che addirittura si dimostra incerta nel commisurare le pene.
I testimoni di un incidente sono preziosi per chiudere il caso con certezza e celerità, ma spesso o non si trovano. E la legge non aiuta. Una modifica apportata recentemente dal Decreto Legge 145/2013, stabilisce che non è possibile indicare un testimone in un momento successivo al fatto, ma esso deve risultare dalla denuncia del sinistro e dalla richiesta di risarcimento presentata all’impresa di assicurazione. Un’alternativa è che lo stesso risulti dai verbali della polizia presente sul luogo dell’incidente. Ciò che viene messo a verbale dalle autorità di polizia, ha prerogativa sul resto. Nelle intenzioni del legislatore ciò serve a colpire i ‘furbetti’ delle frodi assicurative. Appare però evidente che se queste sono norme anti truffa, volte a evitare la produzione di testimonianze ‘concordate’ a posteriori, la vittima di un incidente corre il rischio di trovarsi in serie difficoltà. Non sempre, infatti, chi subisce un incidente è in grado di alzarsi e rendersi conto della situazione. Chi raccoglie testimonianze in suo favore? Le autorità di polizia che ovviamente giungeranno dopo, sempre che qualcuno le chiami? Vero è che poi, il giudice, caso per caso, valuterà se è possibile ammettere testimonianze recuperate successivamente, ma se le cose restassero così, la nuova legge avrebbe una impronta positiva solo nei confronti delle assicurazioni. Ricordiamo che la maggior parte dei casi di infortunistica stradale si risolvono proprio con la ricostruzione di chi ‘ha visto’ e può raccontare.
Vittime e testimoni: ora con un sito è più facile rintracciarsi
Segnaliamo un sito nato dalla buona volontà di alcuni giovani fiorentini, si chiama www.vittimaetestimone.com e, come si intuisce dal nome, mette in contatto testimoni eventuali con le vittime degli incidenti. Basta registrarsi e inserire la data, il luogo e l’orario dell’episodio, sperando che il sistema incroci le informazioni. Come ci ha raccontato l’ideatore alla base del progetto, David Di Pirro, “Ad oggi abbiamo 1715 iscritti. In meno di due anni (il sito è nato a Maggio del 2012, ndr) abbiamo realizzato un archivio incidenti che conta 736 casi, registrati in differenti Province”. Si tratta di segnalazioni fatte dalle vittime. Il sito ha anche una versione inglese (www.victimandwitness.com) “Si, perché non ci siamo fermati solo all’ Italia, abbiamo incidenti registrati anche in Spagna, Francia, Inghilterra e addirittura Russia e Kazakistan”. Minori, ma è ovvio, i testimoni che hanno registrato la loro testimonianza. Sono 61, un numero comunque significativo per un progetto che non ha ancora molta visibilità. “Purtroppo la nostra massa critica al momento non è tale da aver portato ad un riscontro tra vittime e testimoni, ma siamo fiduciosi. Il fatto di essere completamente autofinanziati non ci permette di avere i fondi adeguati per una divulgazione più virale ”. Il costo per chi voglia usufruire del servizio è totalmente gratuito. Il solo pagamento riguarda una app per smartphone (89 centesimi) utile per comunicare in diretta un incidente. Il sito, dal momento che si avvale di informazioni provenienti dal basso, ha una maggiore penetrazione. “Il suo monitoraggio potrebbe essere messo a disposizione delle Istituzioni e delle Autorità”, fa notare giustamente Di Pirro, che ci ricorda di quella volta in cui lo chiamò la Polizia Municipale di Roma, “conosceva il nostro sito”, per aiutarla a risolvere un caso di pirateria stradale.
Una iniziativa lodevole e unica nel suo genere che meriterebbe maggiore attenzione e divulgazione. Le nuove norme, se venissero approvate in via definitiva, limiterebbero l’efficacia di questo progetto.