La scena vista a Firenze, in cui l’allenatore della Fiorentina si è scagliato furiosamente contro un proprio giocatore a seguito di una provocazione da imbecille, è solo l’ultima prova di un calcio italiano che ha scientemente deciso di suicidarsi. L’ambiente è sempre più brutto, sempre più volgare, sempre più pesante e i personaggi che lo popolano sono sempre più beceri, impresentabili, inqualificabili: allenatori che amano provocare; giocatori sempre più viziati e da troppo tempo sopravvalutati sotto il profilo umano; un mercato incapace di riformarsi, di tornare a un’etica sportiva in cui possa contare il sudore, il sacrificio, gli allenamenti costanti invece degli sponsor, delle polemiche sui contratti o delle sinergie televisive. Dopo scandali su scandali e dopo che, solamente qualche settimana fa, una trentina di tifosi sono riusciti a interrompere, in quel di Genova, una partita per puro spirito antisportivo ed eversivo, eccoci dunque arrivati alla sceneggiata finale: quella del classico analfabeta di origine serba che insulta il proprio allenatore e la sua famiglia per una sostituzione tecnica, provocando una reazione inusitata da parte di quest’ultimo. Il calcio italiano è diventato un ambiente raccapricciante, composto quasi unicamente da personaggi di basso profilo. A pochi mesi da un campionato europeo atteso con l’interesse di chi si sente nella sala d’aspetto di un dentista e da un’olimpiade alla quale si chiede di riuscire a far fare, finalmente, un definitivo passo indietro a uno sport, il calcio, ormai ostaggio di cafoni e cialtroni, la questione di un degrado sociale e umano che sembra irreversibile balza ormai pienamente agli occhi di tutti. Ma che razza di società è, questa che abbiamo messo su? Che tipo di gerarchie valoriali stiamo seguendo o dovremmo seguire? Che razza di persone siamo diventati? Persino il litigio privato tra Mario Balotelli e Raffaella Fico è divenuto argomento di riflessione, poiché stranisce veramente che due persone del genere siano riusciti a emergere nei rispettivi ambienti sportivi e professionali. Si può tranquillamente fare a meno del talento di un calciatore, anche fosse un Diego Armando Maradona, se la sua crescita sportiva non risulta accompagnata da una effettiva maturazione psicologica e umana. Così come si può ovviamente fare a meno di una Raffaella Fico che, oltre al consueto ‘bel sedere’, una qualità di cui il nostro Paese non è affatto carente, proprio non riesce a dimostrare nessun interesse evolutivo nel merito del proprio percorso artistico personale. Anche la Loren era ‘bona come er pane’, ma ‘santiddio’, qualche Oscar è riuscita a portarlo a casa! Niente da fare: non sembrano esserci stimoli reali nella nuova ‘Italietta’ degli anni ’10 del terzo millennio. E si continua pedissequamente a confermare l’immagine di un Paese egoista, che pensa solamente a fottere, a mangiare, a evadere, a divertirsi, alle mode strampalate. Inutile continuare a scrivere che comportarsi da ebeti è la vera causa primaria dell’inebetismo di massa. Inutile provare a suggerire un cambiamento di mentalità generando nuovi valori di riferimento, rilanciando la vera professionalità, l’impegno, il sacrificio, l’amore verso una passione o nuovi fattori in grado di recuperare uno straccio di qualità della nostra vita collettiva. Un Paese che continua a replicare se stesso, straccamente inebriato dai propri eccessi o, peggio, totalmente vittima dei suoi stessi sbandamenti.