L’automazione degli svincoli autostradali e i suoi inconvenienti: a Castelnuovo di Porto, a nord della capitale, automobilisti inferociti a causa di un casello che non funziona
Nel quadro delle normali inefficienze del nostro Paese, ormai stracolmo di gente che lavora con le ‘natiche’, non poteva mancare anche la società Autostrade per l’Italia s. p. a. In particolare, la Direzione V del tronco di Fiano Romano, che non gliene ‘frega’ assolutamente nulla di metter mano all’ordinaria manutenzione dei caselli automatici. Che infatti non funzionano; che ti bloccano in macchina vietandoti di scendere dal veicolo; che ti impongono di attendere un addetto che non arriva mai; addetto che bisogna buttare giù dal letto a viva forza, urlandogli nelle orecchie: “Guarda che giù al casello c’è una ‘coda’ di gente lunga un chilometro che non riesce a uscire dall’autostrada”!!! E’ esattamente quanto capitato qualche settimana fa presso lo svincolo di Castelnuovo di Porto, nei dintorni di Roma. Non si tratta di una ‘rampa’ di quelle importanti: serve giusto a qualche manovale per immettersi sulla Tiberina e andare a rifare la facciata alle villette di Capena o Fiano Romano. Oppure, per dare l’antiruggine a un cancello. Comprendiamo il fatto che non si tratti dell’uscita di un capoluogo di provincia, o di una cittadina dalla forte attrazione turistica o termale. Ma nel momento in cui si decide di passare all’automazione di un servizio, bisogna anche prevederne la manutenzione, monitorandone costantemente il funzionamento. Invece, niente da fare: come in tanti altri settori della nostra disastrata condizione socio-economica, anche nel comparto infrastrutturale superficialità e menefreghismo la fanno da padroni. Con la conseguenza pratica di creare situazioni surreali e una lunga coda di automobilisti imbestialiti persino in località generalmente considerate amene e ridenti. La sana, placida, ‘paciosa’ vita di provincia turbata dall’inefficienza della modernità. Uno di quei posti che secondo Giovannino Guareschi era più sano e ‘alla mano’ rispetto alla metropoli, generatrice di idee cattive e malsane, sempre finalizzate a prendersi giuoco dell’ingenua bontà di tanti ‘paesani’ in buona fede. Peccato che, in luoghi come questi, per sbloccare un casello automatico che non dà il resto e non alza la sbarra, il casellante lo si debba andare a cercare al bar, oppure inviarlo in fretta e furia dalla Direzione del ‘tronco’ che avvolge la capitale d’Italia, da Fiano Romano fino a Cassino, ‘bretellone’ compreso. Alla fine, dopo ore di bestemmie a cielo aperto, l’addetto finalmente arriva e consegna agli automobilisti un tagliando: quello che una volta si chiamava un ‘pagherò’. Con i dati di tale ‘cedolino’ ci si può infatti recare, nei giorni successivi, in un qualsiasi ufficio postale, al fine di compilare un bollettino tramite il quale versare la cifra che il casello automatizzato non ha voluto ‘digerire’. Tutto per il meglio? Niente affatto, perché nessun ‘genio’ di Autostrade per l’Italia si è mai chiesto per quale motivo un automobilista entrato a Fiano dovrebbe pagare un pedaggio di 0,90 centesimi di euro maggiorato dal costo del servizio postale medesimo, che per qualsiasi operazione si prende un euro e mezzo. È mai possibile che nessuno abbia mai contezza dell’essenziale, in questo Paese? Per quale motivo, a fronte di un’inefficienza la cui responsabilità è della società autostradale, la quale non ha controllato la funzionalità e la manutenzione dei caselli elettronici, alcuni automobilisti debbono ritrovarsi a pagare, per un tratto di pochi chilometri, un pedaggio sostanzialmente triplicato? Ma almeno un bollettino prepagato non lo si poteva prevedere? Già la questione dei caselli ‘tecnologici’ sarebbe discutibile di per sé, poiché qualche posto di lavoro in più lo si poteva anche mantenere. Ma almeno, li vogliamo far funzionare al meglio? Vogliamo incaricare, per ciascun svincolo, un responsabile di sicurezza in grado di monitorarne l'efficienza? Perché, in ogni ambiente e settore, dai vigili urbani ai tassisti, dagli autoferrotranvieri ai casellanti, a Roma si continua a incontrare la superficialità e l’incompetenza di certi ‘colletti bianchi’ che non solo non parlano una parola di una qualche lingua straniera, ma che addirittura si esprimono unicamente in vernacolo romanesco? Chi caspita le ha fatte, a suo tempo, tutte ‘ste assunzioni a ‘cazzo di cane’ per Roma e dintorni? Nico Giraldi, detto ‘er Monnezza’? Certamente, se qualcuno si ritrovasse a uscire presso lo svincolo di Castelnuovo di Porto proveniente da Firenze-Scandicci, l’euro e mezzo del bollettino postale nemmeno lo calcolerebbe. Ma ponendo per assurdo che un simile automobilista fiorentino esista effettivamente, poiché innamorato dei luoghi che hanno dato i natali a Sabrina Ferilli, perché costui non ci viene presentato di persona? Vorremmo proprio conoscerlo. Magari, per offrirgli un buon caffè da un euro. Una spesa che ci permetterebbe di risparmiare quei centesimi che ci consentirebbero di riprendere l’autostrada e tornare a Fiano Romano. Chi cavolo ci deve andare a Castelnuovo di Porto, se non qualche ‘stanziale’ della zona? Serve un premio Nobel dell’economia per capirlo?