Siamo innanzi al trionfo definitivo del ‘keynesismo’ espnansivo, destinato a mandare in soffitta quell’austerity ‘monetarista’ che ha generato solamente spirali deflattive in tutto il mondo
Gli sforzi messi in campo in Europa dal Governo Conte hanno aperto la strada agli ‘European Recovery Bond’. Infatti, l’Unione europea poteva affrontare lo ‘shock’ della pandemia da coronavirus solo facendo riferimento al rafforzamento di quel ‘multilateralismo’ ribadito, un po’ retoricamente, l’anno scorso alla Conferenza del G20 di Osaka, in Giappone. Allora si pensava esclusivamente a recitare qualche formuletta di ‘maniera’, mentre i singoli Stati si preoccupavano, in realtà, di fare ben altro. Tanto che più di qualcuno parlò di “fine del multilateralismo”. Fatalità, l’esperienza Covid 19 ha ‘risvegliato’ quasi tutti gli Stati nazionali sull’infondatezza del ‘sovranismo economico’ e delle manchevolezze dell’austerity, che senza la crescita impedisce per definizione ogni idea di rientro sul debito sovrano. L’austerity corrisponde a un ragionamento ben preciso: quello di chi si è seduto a un tavolo da poker cercando di gestire le risorse a sua disposizione, senza mai giocarsi veramente alcun ‘piatto’ che, di volta in volta, si presenta sul panno verde. Ma la pandemia planetaria ha spazzato via convinzioni e atteggiamenti, costringendo la maggior parte delle potenze economiche mondiali a effettuare, finalmente, nuovi investimenti: l’egoismo recessivo, alla lunga, non ‘paga’. Soprattutto, in economia. Le stesse misure ‘macro’ e socioeconomiche in corso di approvazione determineranno l’esigenza di un sistema multilaterale più incisivo. L’esempio italiano è il più emblematico di tutti: è stato necessario ricorrere a un saldo strutturale e di bilancio, per il 2020, pari a una ‘doppia Finanziaria’ - definita ‘bilancio strutturale’ - al fine di intervenire a sostegno dell’economia. L’importanza della protezione del lavoro e dei redditi, comprese le sospensioni delle contribuzioni previdenziali, ha già condotto a uno stanziamento di 3 miliardi e mezzo di euro da investire per il reclutamento di medici, del personale sanitario e di quello medico-militare, nonché a mettere una ‘pezza a colori’ a un Ssn (Sistema sanitario nazionale, ndr) ritrovatosi ‘rabberciato’ e strutturalmente impreparato a un evento pandemico come quello generato dal Covid 19. E infatti, sul medesimo modello dello stanziamento effettuato in favore dell’Istituto superiore della Sanità sono ora previsti ulteriori interventi anche per le più varie categorie di lavoratori, per le imprese e i professionisti. Viene prestata, inoltre, una prima attenzione a tutta la categoria dei lavoratori autonomi e atipici, per arginare soprattutto lo stravolgimento dell’impatto economico della lunga quarantena. Il beneficio a favore del mondo produttivo sarà articolato su tutti i comparti e settori: la stessa moratoria sui prestiti al 20 settembre 2020 in favore dei lavoratori autonomi e la garanzia del fondo ‘Gasparrini’, già oggi costituiscono un incentivo alle imprese bancarie, auspicando che il nuovo decreto estenda la portata - e soprattutto la ‘platea’ - degli interventi creditizi. Del resto, tutto il mondo occidentale si è ormai orientato verso una serie di provvedimenti espansivi, o di alleviamento delle perdite produttive, anche al fine di sostenere la domanda aggregata di consumo. Anche se, proprio il summit di Osaka, che nel 2019 ha riunito i leader delle 20 maggiori economie del pianeta (G20), aveva visto esplodere le prime ‘scintille’ tra Stati Uniti e Cina, sullo sfondo del ‘caso Huawei’. Rileggendo quanto dichiarato allora dal presidente cinese, Xi Jinping, nella prima sessione del vertice, dedicata alla ‘Governance’ dei prodotti digitali, adesso possiamo aspettarci anche una ‘Governance sui dati’ in quanto sistema di tutela efficace per tutti. Ciò non dovrebbe soltanto favorire un’attenzione più specifica nei confronti delle varie applicazioni nell'analisi di raccolta e flusso dei dati, ma anche stabilire un principio di autogestione degli stessi da parte dei singoli Stati nazionali. Quel che preoccupa realmente, in realtà, è la posizione degli americani in merito alle decisioni da prendere circa la sicurezza delle reti 5G. Il presidente Usa, Donald Trump, ha infatti espresso molti dubbi “sia per la nostra sicurezza, sia per le prosperità condivise”. Ciò che ora si cerca di realizzare, pertanto, è una procedura rafforzata, che possa generare un risultato di piena sinergia per il rilancio dell’economia globale senza danni per nessuno, dato che la pandemia planetaria ha rappresentato una severa esperienza per tutti. Considerando, inoltre, ogni evento collaterale sull’economia digitale, compresa la nuova frontiera della cosiddetta ‘intelligenza artificiale’, possiamo ora aspettarci che il prossimo summit dedicato all’economia globale sappia ricostruire, sia per il commercio internazionale, sia per gli investimenti nazionali, una visione d’insieme più armonica e coerente, soprattutto tra gli ‘attori’ più importanti: Usa, Unione europea e Cina. Ciò al fine di ricreare, se possibile, una serie di presupposti per lo meno simili a quelli dell’European Recovery Program (il noto ‘piano Marshall’, ndr) del secondo dopoguerra, per una pronta cura e guarigione di tutto il mondo occidentale. Non si può che auspicare che il prossimo G20 diventi un’occasione di confronto tra tutti i leader, europei e mondiali, senza dazi o velleità di protagonismo, che finirebbero solo col ritardare, se non con l'affossare, la ripresa economica complessiva. Da soli non si va da nessuna parte. E ciò vale sia per gli Usa, sia per la Cina popolare.