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21 Novembre 2024

Un Paese privo di coscienza civile

di Fabrizio Federici
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Un Paese privo di coscienza civile

Una classe dirigente che prosegue imperterrita nei propri comportamenti da ‘teatro dell’assurdo’ incoraggiata dalle scarse reazioni dell'opinione pubblica, da sempre usa a rispondere alle malefatte del potere in modo episodico, disorganico, a volte rabbioso e anarcoide

Un accurato 'Rapporto' sullo stato della Repubblica italiana quello che, come ogni anno, il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara, ha presentato nella sala convegni della Biblioteca nazionale di Roma, di fronte a una platea attenta di politici, giornalisti, rappresentanti dell'università, della scuola e del sindacato, alti gradi delle Forze armate e di quelle dell'ordine. Con una serie di diagnosi molto precise sulle malattie che affliggono l'Italia: “Un paziente”, per riprendere una definizione dello stesso Fara di pochi anni fa, “impaziente di alzarsi dal letto, ma ancora non in grado di farlo. Ma a chi somiglia quest'Italia di oggi?”, si è chiesto il presidene dell’Eurispes. A tanti, troppi, celebri personaggi di letteratura e filosofia, ognuno a suo modo emblematico degli italici vizi: un po' a Gulliver, il gigante bloccato da mille fili simboleggianti i mille lacci burocratici di ‘einaudiana’ ed ‘ernestorossiana memoria’, che tuttora imbrigliano le nostre migliori energie imprenditoriali. Un po' ad Oblomov, il nobile russo, immortalato da Goncarov, che vive in una grande casa immersa però nel disordine e nella sporcizia (emblema del degrado di molte nostre città e dei nostri territori, capitale compresa); e un po' a Bazarov, personaggio di Turgheniev in ‘Padri e figli’, simbolo del nichilismo radicale che, tuttavia, non ha alcuna proposta costruttiva per il futuro. "Ma sappiamo bene”, ha aggiunto Fara, “che l'Italia non è solo questo. C'è anche un'Italia di coraggiosi imprenditori che, nonostante mille difficoltà, riescono a far crescere le proprie imprese, creando occupazione e facendosi apprezzare nel mondo; c'è un Paese in cui parti importanti del sistema istituzionale, spesso in assoluta povertà di mezzi, assolvono il loro ruolo con grande spirito di servizio (pensiamo, per esempio, alle Forze armate e ai servizi di sicurezza). C'è  un'Italia, infine”, ha proseguito, “in cui la stragrande maggioranza dei cittadini compie quotidianamente e silenziosamente il proprio dovere, osservando le leggi. E tutto questo mette ancor più in evidenza le contraddizioni che ci caratterizzano: è come se convivessero tante Italie, tra loro  molto diverse. A quasi 160 anni dall'Unità non siamo ancora riusciti ad amalgamare economicamente, socialmente e culturalmente i nove Stati da cui è nata l'ltalia moderna".

Il XXIX Rapporto Italia
Il ‘Rapporto Italia’ (il XXIX redatto dall'Eurispes) è articolato su 6 dicotomie tra opposti parametri attraverso altrettanti saggi, accompagnati da 60 schede: passato/futuro; sicurezza/insicurezza; giustizia/ingiustizia; cittadinanza/sudditanza; immigrazione/emigrazione; soggettività/collettività. Si confermano, innanzitutto, i dati dell'anno scorso sulla situazione economica: nella maggioranza dei casi (il 38,1%), gli italiani ritengono che l'economia resterà stabile, anche se chi prevede un peggioramento sale al 36,4%; il 42,3% definisce invariata la situazione delle famiglie, di fronte a una percentuale quasi uguale (41,4%) che, pur con giudizi articolati, la definisce senz'altro peggiorata. Quasi la metà delle famiglie non riesce a far quadrare i conti e ad arrivare a fine mese. E solo una famiglia su quattro risparmia: un dato, quest'ultimo, forse ancor più preoccupante, considerando quella che è sempre stata la propensione degli italiani al risparmio. Affrontare spese mediche, in particolare, rappresenta un problema per più di un quarto delle famiglie (25,6%: fenomeno iniziato a manifestarsi già intorno al 2003-2004, a partire anzitutto dalle prestazioni odontoiatriche) e circa una persona su quattro afferma di sentirsi "abbastanza" (21,2%) o "molto" (3%) povera. Si diffondono, così, forme di 'spesa alternativa' (come il ‘baratto’ su internet) e aumentano, nei bilanci familiari, i tagli alle spese mediche (38,1% più 3,9% rispetto al 2015) e sulla baby-sitter (62,5%, + 14,3);  si usano maggiormente i mezzi per rispamiare benzina, cosa che, ci auguriamo, serva da stimolo per politiche innovative ai vertici delle aziende municipalizzate per i trasporti. In questa situazione, quasi il 30% delle famiglie ha avuto la necessità di chiedere un prestito bancario negli ultimi tre anni (e nel 7,8% dei casi non l' ha ottenuto). Motivo principale delle richieste di prestito resta ancora l'acquisto della casa d'abitazione (46,8%), ma al secondo e terzo posto, rispettivamente, troviamo, in  preoccupante situazione di ‘circolo vizioso’, la necessità di pagare debiti pregressi (27,6%) e saldare prestiti già contratti con banche o finanziarie (17,9%). La maggior parte degli italiani, poi (il 62,5%), resta convinta che le tasse, nell'ultimo periodo, non siano state abbassate, mentre il 44,6% si dice sicuro che l'annunciata chiusura di Equitalia e l'eliminazione, dai calcoli del debito, degli interessi non miglioreranno affatto la situazione di cittadini e imprese in difficoltà. Venendo all'Europa, il 48% degli intervistati si dice contrario all'ipotesi di uscire dall'Ue (il restante 52%, però, si divide tra un 21% favorevole e un consistente 29,7% che non sa o preferisce non esprimersi in merito); l'ipotesi di un referendum popolare come quello che ha deciso la ‘Brexit’ trova un 29,5% di "sì", e un’altissima percentuale di "non so" (31,4%). Alla Unione europea, gli italiani rimproverano, comprensibilmente, il problema dei migranti, ma non per una “contrarietà a priori" nei confronti dell'immigrazione, bensì per il sentirsi lasciati sostanzialmente soli da Bruxelles (71,5%). Sono quasi analoghe (70,8% e 70,2%) le percentuali degli scontenti per le politiche svantaggiose che spesso ci vengono richieste, o i sacrifici imposti al Paese per adempiere ai dettami europei. Un dato, quest’ultimo, interessante, su cui non sappiamo quanto abbiano influito le prese di posizione, più di ‘facciata’ che di ‘sostanza’, da parte di Matteo Renzi. Attendiamo ora alla prova Paolo Gentiloni, in risposta alle richieste Ue di misure di correzione dei nostri conti pubblici, dopo l'ultimo intervento del ministro Graziano Delrio, che le ha comunque escluse per le esigenze delle zone terremotate, per le politiche di protezione sociale e di sviluppo e per gli enti locali. C’è poi un 40,4% di cittadini, favorevole alla pemanenza nella Ue, ma a patto che, sui modello dei partner europei più forti, anzitutto Francia e Gemania, l'Italia sappia tutelare con decisione, in sede comunitaria, gli interessi generali del Paese.

Sicurezza/insicurezza
Mentre si conferma la tendenza, in atto da anni, a una diminuzione degli omicidi, aumentano però (triste riflesso della crisi economica e della scarsa liquidità) i furti in casa (il reato che gli italiani, nella percentuale del 34,8%,  temono di più), aggressioni e scippi. Come cause dei fenomeni criminali e, quindi, obiettivi di politiche di contrasto, i cittadini indicano disagio sociale (21,1%); mancanza di lavoro (14,5%); difficile situazione economica (12,5%); eccessiva presenza di immigrati (12,5); pene poco severe e scarcerazioni facili (11,2%). La garanzia della certezza della pena (in linea coi classici della criminologia, Beccaria anzitutto) resta il principale deterrente alla criminalità (22,5% degli italiani), seguìto, per il 19,7%, dall'incremento dell'occupazione. Altro dato significativo è il raddoppio, dopo 8 anni, delle percentuali di italiani convinti, rispettivamente, che occorra limitare l'accesso nel Paese agli immigrati (dal 6,5% del 2008 al 14,9%) e rafforzare il dispiegamento delle Forze dell'ordine (dal 7,2% al 14,6%), un dato, quest'ultimo, legato chiaramente anche agli effetti positivi dell' impiego di reparti delle Forze armate, dall'autunno 2015, nella vigilanza di stazioni metro e altri ‘obiettivi sensibili’ del terrorismo. Ben il 63 per cento dei cittadini, inoltre, è variamente favorevole all'uso di armi per difesa personale (il 41,3% probabilmente lo farebbe, in una situazione di pericolo, il 22% lo farebbe sicuramente); il 48,5% è d'accordo con l'incriminazione di chi reagisce a un furto in casa o in negozio ferendo o uccidendo gli aggressori, se la reazione risulta obiettivamente sproporzionata rispetto al pericolo.

Giustizia/ingiustizia
Il 67,3% degli italiani (-9,9% rispetto al 2011) resta d'accordo col principio costuzionale (articolo 27 C.) che un imputato non dev'essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva, mentre il 63,7% si pronuncia a favore d'una legge sulla responsabilità civile dei magistrati, ancor più incisiva della nuova legge del marzo 2015 (la quale, a sua volta, aveva modificato la vecchia ‘legge Vassalli’). Sempre in tema di servizi pubblici, infine, solo la scuola ottiene oltre la metà dei giudizi positivi (56,8%), a conferma della complessiva validità del nostro sistema scolastico, nonostante storiche lacune e il travaglio in corso con la ‘Riforma Renzi’, mentre la sanità viene bocciata nel 54,3% dei casi, per le lunghe liste d'attesa (75,5%), le strutture fatiscenti, l’igiene carente (42,2% e 41,8%) e la consistente percentuale di chi lamenta errori medici (34%, più di un terzo degli utenti). Una persona su 4, infine, non si fida dei vaccini dell'infanzia (è l'estendersi di quello che sta apparendo come un vero e proprio ‘movimento antivaccini’, legato, in molti casi, più a un interessato ‘tam-tam massmediatico’ che a studi seri sull'argomento).

Conclusioni       
E', in sintesi, il quadro di un'Italia sfiduciata, preoccupata per il futuro, anche se meno di qualche anno fa, comprensibilmente impensierita sia per i problemi essenziali di vita quotidiana  (lavoro, pensioni, crisi del welfare, prospettive per i giovani), sia per il quadro internazionale, comunque presente nei pensieri del cittadino ‘medio’. Oltre che un campanello d'allarme, tale fotografia rappresenta un sostanziale ‘J'accuse’ nei confronti di una classe politica, e, in senso più ampio, di una classe dirigente - tranne rare eccezioni - sempre più autoreferenziale, chiusa in se stessa, preoccupata soprattutto di ‘salvare poltrone’ e proseguire lucrosi affari alla faccia, se non sulla ‘pelle’, dei cittadini, come dimostrato dai vergognosi retroscena in seguito ai vari terremoti degli ultimi anni, da L'Aquila 2009 in poi, in combutta con misteriosi circuiti 'esoterico-finanziari' sovranazionali. Una classe dirigente che, a onor del vero, prosegue imperterrita in questi comportamenti anche perchè incoraggiata dalle scarse reazioni dell'opinione pubblica, poiché da sempre - tranne anche qui, rare eccezioni - usa a reagire alle malefatte del potere in modo episodico, disorganico, a volte rabbioso e anarcoide, denotando la scarsità di una vera coscienza civile.

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NELLA FOTO: IL PRESIDENTE DELL'EURISPES, GIAN MARIA FARA


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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